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TESTO L'amore di Gesù, buon samaritano

don Roberto Rossi  

XV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (11/07/2004)

Vangelo: Lc 10,25-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 10,25-37

In quel tempo, 25un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». 26Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». 27Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». 28Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».

29Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». 30Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. 32Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. 33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. 34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. 35Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. 36Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». 37Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

Gesù risponde allo scriba desideroso di sapere chi è il suo prossimo non con una definizione teorica, ma con la parabola del buon Samaritano, che ha tutta la parvenza di un fatto tratto dal vero. Gesù la racconta mentre sta attraversando la Samaria, diretto a Gerusalemme. Continuando il suo cammino, Egli passerà da Gerico. Risalirà quella strada da cui è disceso l'uomo della parabola che cade nelle mani dei briganti.

E' una strada ripida e in mezzo a dirupi e burroni, che sale attraverso l'arido deserto di Giuda, simbolo del cammino tenebroso del male ma anche di quello faticoso della Redenzione.

Il primo è stato battuto dall'uomo, il secondo è stato percorso da Gesù. Così Gesù è venuto a fare in senso inverso la strada dell'uomo caduto, insegnando più con la sua vita che con le parole che la legge della carità fraterna non è più suscettibile di confini né di limiti.

Con la parabola del buon Samaritano più che definire il prossimo, Gesù definisce se stesso: è Lui il buon Samaritano che passa raccogliendo l'uomo che se ne sta sulla via, moribondo, in attesa di una mano valida e pietosa che lo salvi.



"Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico..."

Gesù, per comprendere il tuo cuore, per studiare a fondo quanto ami gli uomini, non è sufficiente che io mediti come ti comporti con i poveri, i peccatori, i bambini; non è neppure sufficiente che studi le parabole che tu hai raccontato sulla tua bontà; occorre che io vada ancora più avanti: che io approfondisca come tu ci ordini di amare gli altri. Infatti questo comando base della vita cristiana tu l'hai formulato così: amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi. Nello studio più profondo di come vuoi che io viva la carità, ho il riflesso di come era la tua carità.

Due sono le parabole fondamentali della carità: il buon Samaritano e il giudizio universale; ma cominciando dal discorso della montagna fino al discorso dell'ultima cena, tu hai tutta la tua ascetica della carità, minuta, profonda, concreta, che io non posso ignorare. Dammi la grazia,

o Maestro, di accostarmi alla tua parola con un sentimento di così profondo rispetto ed amore da poter scorgere dietro il velo di essa la tua divina Persona, perché io mi dia a te senza riserve.

La scena della parabola tu la collochi in un luogo tanto famoso per i tuoi ascoltatori:

la via che scende da Gerusalemme a Gerico, una strada che si snoda tra dirupi paurosi, tra pareti di pietra di manganese rossiccia, chiamata per lungo tempo per il suo colore sanguigno e per i fatti delittuosi frequenti, la strada del sangue.

Il primo personaggio che fai passare accanto a quella povera vittima è un'autorità sacra; il secondo, un uomo consacrato al culto divino: due persone che dovevano vivere solo per le cose di Dio, due persone che mi somigliano, quindi. Ma il loro cuore è di pietra!

Gesù, tu mi dici chiaramente che la carità è anzitutto avere buon cuore, interessarsi dei bisogni del prossimo; la carità è essere tesi verso gli altri. Dove c'è un bisogno, lì il mio cuore deve fermarsi e deve aprirsi: ecco che cosa mi dici prima di tutto.

lo invece ho una terribile tendenza a fare i "fatti miei", a non interessarmi degli altri, alla consuetudine di "non voglio disturbi ".

Com'è differente il tuo cuore dal mio! Il tuo cuore è tutto un aprirsi verso i bisogni degli altri dal momento in cui sei sceso sulla terra fino a quando l'hai lasciata, meglio, fino alla fine del mondo: perché tu continui ancora adesso la tua missione di carità verso di noi e la continuerai fino alla fine del mondo, intercedendo per noi, nell'Eucaristia, nella Chiesa, chinandoti su di noi, confortandoci, "non lasciandoci mai soli".

Purtroppo il tuo richiamo mi fa impressione; tu quasi mi dici: «voi gente di chiesa aprite gli occhi; voi avete una specie di inclinazione congenita a chiudervi.

Ti ringrazio per questo richiamo: io ritengo di averne un estremo bisogno.


"Ma un Samaritano... venne vicino a lui... al vederlo ne sentì compassione".

Gesù, ora mi spieghi più dettagliatamente com'è la carità: la carità è spendersi, è disturbarsi, la carità è mettere tutto il cuore nel soccorrere.


Quanto spesso la mia carità è una cosa fredda, un buttar là il mio aiuto, quasi dicendo: «Ora va' a farti benedire!». No, questa non è carità, non è la tua carità.

Carità è metter fuori il cuore, carità è dimenticarsi. Carità è dar del proprio, carità è sacrificarsi. Carità è capovolgere i propri programmi per amore e con amore. Carità è l'annientamento del proprio egoismo. Questa è la tua carità.



«L'indomani, tratti fuori due denari...»

La carità va fatta completa, come la si farebbe ad un parente.

Dopo questo "ritratto del cuore caritatevole" (che è il tuo ritratto), io non saprei veramente che cosa quel buon Samaritano avrebbe potuto fare di più. La carità dunque è questo: aiutare in modo così completo e perfetto da poter conchiudere: non so che cosa fare di più. Questa è la marca dì fabbrica della tua carità.

Gesù, io ho solo da confondermi: la mia carità è ambiziosa, è sempre bacata, è sempre incompleta, quando non è fatta dall'alto al basso, è pretenziosa, attende la riconoscenza degli uomini, si scandalizza e non ammette la ingratitudine dell'interessato. La mia carità è superficiale, la mia carità non va mai fino al limite dell'impossibile.

Maestro ti ringrazio che mi hai fatto specchiare un attimo nel tuo amore.

Vorrei trovare nella Messa che stiamo celebrando lo strumento della mia rinascita continua nella tua carità.

 

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