PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO La grande attesa di Dio tra noi

mons. Antonio Riboldi

mons. Antonio Riboldi è uno dei tuoi autori preferiti di commenti al Vangelo?
Entrando in Qumran nella nuova modalità di accesso, potrai ritrovare più velocemente i suoi commenti e quelli degli altri tuoi autori preferiti!

IV Domenica di Avvento (Anno A) (22/12/2013)

Vangelo: Mt 1,18-24 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 1,18-24

18Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. 20Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

22Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

23Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:

a lui sarà dato il nome di Emmanuele,

che significa Dio con noi. 24Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Per chi davvero ha fede e vive di gioia, perché Dio si fa uno di noi, per stare con noi, questi giorni, che ci accostano al Natale, sono giorni di meravigliosa attesa: un'attesa piena di stupore, che si prova quando si riceve la notizia che una persona molto cara, ‘cuore della vita', sta per arrivare.

Ma è così la nostra attesa del Natale? O non è forse vero che Gesù, che viene direttamente e divinamente a rivelare quanto Dio ci ami, fino a farsi uno di noi, ‘figlio dell'uomo', non rischia di essere preso a pretesto per ‘celebrare' un natale pagano?

Tutti vogliamo ‘fare' Natale e, a volte, non badiamo a spese. Si ‘usa' il Natale di Gesù e fa tanto male!

Il primato delle cose, dell'abbondanza materiale - anche quando ci si lamenta dei rincari e della crisi - a volte con ostentazioni sfacciate, sprechi incalcolabili, frutto di ingiustizie sociali - le tante povertà anche vicinissime - la quasi dimenticanza della condivisione fraterna, in effetti sono ‘una bestemmia' al Natale di Gesù. Cerchiamo, carissimi, di evitare simili sbagli!

Tuffiamoci nella solenne liturgia del Santo Natale, che diventa ‘liturgia della carità' verso chi soffre, ed entreremo nel mistero della grande Gioia della grotta di Betlemme, non solo, ma parteciperemo dell'annuncio degli Angeli: "Gloria a Dio in cielo e pace in terra agli uomini che Egli ama".

Proviamo, questi giorni che ci separano dal Natale, a ‘viverli' con Giuseppe e Maria.

Dovevano affrontare un lungo viaggio da Nazareth a Betlemme: un viaggio nel deserto di circa cinque giorni. Chi ha visitato la Terra Santa, sa quanto è pesante... in pulman, con l'aria condizionata! Pensate la fatica e i pericoli in quei tempi! Una fatica ancora più sofferta, perché erano gli ultimi giorni che mancavano alla nascita di Gesù. Davvero la vita di Gesù inizia nella maniera più vicina alla nostra inconfessata povertà umana! Ma oggi il Vangelo ci propone un'altra sofferenza.
Ricordiamo tutti l'episodio dell'Annunciazione.

Maria, un'adolescente, viene visitata dall'Arcangelo Gabriele, che le espone il disegno del Padre, a lungo conservato nel Suo Cuore: la riconciliazione con noi, sue creature, che avevamo drammaticamente rifiutato la Sua amicizia, sola ragione della nostra creazione e vita.
Dio non poteva abbandonarci per sempre.

Occorreva riportare l'uomo a quel ‘sì', mancato dai nostri primogenitori.

Un ‘sì' preparato da quello di Abramo, che lascia tutto per seguire il suo Dio, di Isacco, pronto ad essere sacrificato, di Mosè, che affronta il faraone per salvare il popolo del suo Dio, di Giobbe nella prova della sofferenza, di tanti profeti nella persecuzione, per giungere al ‘sì' di una donna, preservata dal peccato originale, Maria di Nazareth: un ‘sì' da cui sarebbe dipesa la salvezza dell'umanità!

Il Padre attese quel ‘sì' proprio nell'evento dell'Annunciazione, quando l'Arcangelo si fa portavoce del Suo disegno. E, sia pure dopo un giusto e umano turbamento davanti all'incredibile richiesta, quel ‘sì' fu pronunciato: ‘Si compia in me la Sua Parola'. ‘E il Verbo si fece carne', ossia in quel momento iniziò, come nell'Eden, il cammino di Dio tra gli uomini, percorrendo la ‘stessa via dell'uomo' fino alla morte in croce. Ma, tante volte, non è facile, anche per noi, capire tanti fratelli e sorelle che, per fare spazio totale a Dio, fanno della loro vita un ‘sì' totale.

Così, la presenza di Dio, annunciata e germinata nel seno di Maria, in modo misterioso - come sono tutti i ‘segni dell'amore di Dio' - incontra subito l'incomprensione in Giuseppe, che pure era ‘uomo giusto'.
Così, oggi, ne parla Matteo, nel Vangelo:

"Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: ‘Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati'. Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: ‘Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa ‘Dio-con-noi'. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa". (Mt. 1, 18-24)

L'avventura di Gesù incomincia così con una profonda sofferenza della mamma, Maria, che non può né sa spiegare il mistero dell'Incarnazione del Figlio. Difficile capire la sublimità del mistero e dell'umiltà, che è la sola vera via che conosce l'Amore quando si dona.

Giuseppe, uomo giusto, - così lo definisce il Vangelo - non usa la giustizia come condanna, ma come misericordia, come è la natura di Dio Padre.

Conoscendo la bellezza interiore della Vergine, si arrende davanti al concepimento in Maria, non discute sulle cause di quella gravidanza inspiegabile, e sceglie la via umanamente più misericordiosa: difende la dignità di Maria, rinunciando ad un pubblico rifiuto, - usanza di allora che sarebbe stato un condannare Maria al disprezzo di tutti - e la congeda ‘in silenzio'. Qui è la grandezza umana di Giuseppe.

Quando poi Dio stesso lo illumina sulla vera identità del Figlio di Maria, nato non da uomo, ma dallo Spirito Santo, Giuseppe ritorna sulla sua decisione e ‘la prese con sé come sua sposa'. E qui è la grandezza di Giuseppe, uomo di fede.

Fa davvero riflettere questa ‘via' che Dio sceglie per venire tra di noi. Una ‘via' che tante volte incontra la nostra incomprensione. Noi, abituati a ragionare ‘terra, terra'... da poveri uomini!

Ma la via del mistero e dell'umiltà, che è quella dell'amore che si dona, è la via di Maria, di Giuseppe e di tutti coloro che seguono Gesù. E non sarà l'unica volta in cui Maria e Giuseppe dovranno essere testimoni dell'apparente debolezza di Dio in Gesù. Rifiutato dalla città, troverà riparo, Dio, per venire al mondo, in una grotta e sarà deposto in una mangiatoia. Cercato da Erode, che, dopo la notizia dei Magi, teme in Lui un contendente al trono, dovranno difenderlo fuggendo in Egitto. Vivrà gli anni della sua adolescenza e giovinezza nell'allora sconosciuta Nazareth, come uno qualsiasi... fino all'inizio della sua missione tra di noi, che, non avendolo compreso, lo abbiamo rifiutato e messo in croce!

Ci rendiamo conto della bellezza di un tale amore di Dio che si fa uomo per noi, percorrendo le nostre strade? Ma poteva l'amore di Dio che si fa uomo, non mettersi nei nostri panni?

Se siamo sinceri, ci rendiamo anche conto che questi ‘nostri miserabili panni' avevano davvero bisogno di Qualcuno che, con l'amore, ci rendesse ‘belli', come figli di Dio!
Solo Dio poteva compiere un tale miracolo!

È questo l'amore che cerchiamo, anche se poi tante volte non lo capiamo.

Siamo dunque chiamati a entrare nel grande mistero del ‘Dono' di Dio, che è il Natale di Gesù, con un cuore aperto al mistero e disponibile nell'umiltà, senza lasciarci soffocare dal commercio di doni materiali. C'è un'unica via per celebrare davvero il Natale di Gesù: come Lui farsi dono di solidarietà ai tanti che il nostro consumismo rifiuta e così sperimentare la gioia del donare.

È la scelta di vita fatta da Giuseppe, accettando di diventare ‘custode' di Maria e di Gesù, ‘una responsabilità', il custodire gli altri, che ci riguarda tutti, come ha affermato Papa Francesco. Concludiamo dunque riflettendo e assaporando le sue parole: Giuseppe è "custode", perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà, e proprio per questo è ancora più sensibile alle persone che gli sono affidate, sa leggere con realismo gli avvenimenti, è attento a ciò che lo circonda, e sa prendere le decisioni più sagge. In lui cari amici, vediamo come si risponde alla vocazione di Dio, con disponibilità, con prontezza, ma vediamo anche qual è il centro della vocazione cristiana: Cristo! Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato!... E' il custodire la gente, l'aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. E' l'aver cura l'uno dell'altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori. E' il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene. In fondo, tutto è affidato alla custodia dell'uomo, ed è una responsabilità che ci riguarda tutti. Siate custodi dei doni di Dio!... E qui aggiungo, allora, un'ulteriore annotazione: il prendersi cura, il custodire chiede bontà, chiede di essere vissuto con tenerezza. Nei Vangeli, San Giuseppe appare come un uomo forte, coraggioso, lavoratore, ma nel suo animo emerge una grande tenerezza, che non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d'animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all'altro, capacità di amore. Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza!

 

Ricerca avanzata  (53970 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: