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TESTO Commento su Luca 2,15-20

Monastero Domenicano Matris Domini  

Natale del Signore - Messa dell'Aurora (25/12/2013)

Vangelo: Lc 2,15-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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15Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». 16Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

Collocazione del brano
Ci troviamo ancora nel secondo capitolo. Questo brano è la diretta continuazione del vangelo che si è letto durante la messa della notte di Natale. I pastori che stavano vegliando il gregge nelle campagne di Betlemme hanno ricevuto la visione di un angelo che ha annunciato loro la nascita del Salvatore e ha dato loro un segno: un bambino avvolto in fasce che giaceva in una mangiatoia. Essi cercano il bambino e, trovatolo raccontano a Maria e Giuseppe ciò che avevano visto e udito.
Lectio
15. Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l'un l'altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere».
Al termine del loro canto gli angeli ritornano verso il cielo. I pastori hanno ricevuto dall'angelo l'annuncio della nascita di un Salvatore e il segno di un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia. Pieni di sollecitudine decidono di andare a Betlemme. La parola avvenimento che i pastori vogliono andare a vedere è il termine greco rhema, che significa parola, ma anche evento, parola che si realizza e corrisponde all'ebraico dabar.
16. Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia.
L'evangelista ci avverte che essi si muovono senza indugio, affrettandosi, come Maria nell'episodio della visitazione, spinti da un motivo religioso: l'obbedienza alla parola che è stata loro annunciata. Il loro andare si conclude davanti al segno annunciato: il bambino. I pastori trovano Maria e Giuseppe. Luca ricorda per prima la madre di Gesù. Con questo ci mostra un'altra volta la preminenza che egli le assegna.
17. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.18. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori.
L'atteggiamento dei pastori è molto dinamico: prima ascoltano (vv. 10-11 e v. 15), poi si muovono e trovano il segno (v. 16), lo guardano e diventano a loro volta messaggeri, riferendo quanto avevano visto e udito. Il racconto supera il dato storico e diventa prefigurazione e modello della predicazione del vangelo. I pastori hanno accolto la parola della rivelazione, si sono lasciati portare a Gesù, hanno fatto l'esperienza iniziale della fede e quindi ora possono comunicarla agli altri. Inutile chiedersi chi siano coloro che udivano (non si sa se Maria e Giuseppe fossero rimasti soli dopo la nascita del bambino o vi fossero molte persone attorno a loro). Tutti quelli che udivano sono i futuri ascoltatori del vangelo, o meglio la stessa comunità cristiana che riflette sul fondamento della propria fede. Coloro che sentivano queste cose si stupivano. Lo stupore è la reazione dell'uomo dinanzi alle meraviglie di Dio, davanti all'azione di Dio che improvvisamente diventa manifesta nell'esistenza degli uomini.
19. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
Davanti alle parole-evento di Dio però non ci si può fermare allo stupore. La rivelazione deve essere approfondita. E' quello che ha fatto Maria, che "conservava tutte queste parole-evento rhema". Maria cerca di penetrare il senso dei fatti che sta vivendo, delle parole dette dai pastori. Luca utilizza il verbo symballein (mettere insieme, avvicinare due parti di un intero, da cui il termine simbolo), che è stato tradotto con meditare. Si tratta di un'operazione di confronto che permette di far venire alla luce il senso profondo di un evento. Maria impegna la sua intelligenza e la sua volontà per penetrare eventi e parole che sono più grandi di lei, per capirli sempre meglio, con l'aiuto della grazia.
Maria fin dall'inizio e per mezzo delle parole di rivelazione e degli eventi ai quali partecipa in prima persona viene formata alla fede e potrà diventare il modello del discepolo che ascolta la parola e la mette in pratica (Lc 8,21). Anche Maria giungerà alla fede piena solo alla Pasqua. Ma fin da ora si manifesta come il tipo della Chiesa che vive della parola che ha ricevuto da Dio.
20. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.
Luca come è sua abitudine, termina il racconto con la partenza dei protagonisti. come gli angeli, anche i pastori che hanno costatato la veracità della rivelazione ricevuta, glorificano Dio. Terra e cielo si uniscono per lodare Dio. Il canto di lode si ripete spesso nell'opera lucana e mostra come agli occhi dell'evangelista tale tipo di preghiera fosse profondamente legato alla sua comunità cristiana.
I pastori tornano alle loro occupazioni. Non andranno in giro per il mondo ad annunciare la nascita di Gesù.
Essi sono solo una prefigurazione dell'annuncio che si realizzerà compiutamente solo dopo la Resurrezione.
Meditatio
- Quale situazione, quali persone hanno suscitato in me la fede? A quali altre persone ho annunciato il mio incontro con il Signore?

- Sono stato capace anche io di custodire e di meditare nel mio cuore l'esperienza di Dio, i fatti importanti della mia vita?
- Sono capace di cantare la lode del Signore e di ringraziarlo per i suoi benefici?
Preghiamo

(Colletta del Natale del Signore - Messa dell'aurora)
Signore, Dio onnipotente, che ci avvolgi della nuova luce del tuo Verbo fatto uomo, fa' che risplenda nelle nostre opere il mistero della fede che rifulge nel nostro spirito. Per il nostro Signore...

 

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