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TESTO Commento su Romani 1,1-7

Monastero Domenicano Matris Domini  

IV Domenica di Avvento (Anno A) (22/12/2013)

Brano biblico: Rm 1,1-7 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 1,18-24

18Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. 20Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

22Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

23Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:

a lui sarà dato il nome di Emmanuele,

che significa Dio con noi. 24Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Collocazione del brano
In questa domenica leggiamo l'inizio della lettera ai Romani di san Paolo apostolo. Come tutte le lettere anche questa si apre con l'indirizzo, contenente il mittente, il destinatario e i saluti iniziali. In questo caso però il mittente occupa quasi tutto lo spazio dell'indirizzo (vv 1-6), mentre il resto è relegato all'ultimo versetto (7). Il motivo è presto detto. Paolo si rivolge probabilmente per la prima volta alla comunità di Roma, che aveva avuto origine già da diverso tempo in seno alla comunità ebraica dell'Urbe (già da prima dell'arrivo di san Pietro) e che ormai aveva già una certa importanza tra le comunità cristiane. Paolo riteneva ormai finito il suo compito nelle regioni di Oriente (in particolare nelle attuali Grecia e Turchia) e stava preparando un viaggio missionario nell'Ovest. In particolare voleva spingersi verso la Spagna e per questo motivo era necessario per lui crearsi degli appoggi a Roma. Ecco perché all'inizio della sua lettera egli si dilunga tanto sulla sua persona, offrendo le proprie credenziali.
Lectio
1 Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio -
In questa lettera Paolo è l'unico mittente, non cita altri collaboratori, come invece in altre lettere (es. 1 e 2 Corinti, in cui compare rispettivamente con Sostene e Timoteo). Il primo termine con cui si autodefinisce è "schiavo" di Cristo Gesù. Con ciò egli esprime una relazione di totale e incondizionata appartenenza. Questa parola traduce l'ebraico ‘ ebed, che era un termine onorifico utilizzato nell'AT per indicare coloro che Dio sceglieva e chiamava per un importante missione (es. Mosè, Giosuè, Abramo, Davide, Isacco). In secondo luogo Paolo è apostolo, nel senso più stretto del termine. Non si è offerto da sé a questo incarico, lo ha ricevuto per chiamata divina e per elezione (queste realtà egli le ricorda in altre lettere, soprattutto le due ai Corinti e quella ai Galati). Questa selezione che egli ha superato aveva uno scopo ben preciso: proclamare il lieto annuncio che Dio ha voluto rivolgere all'umanità.
2 che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture
A questo punto Paolo si sofferma su alcune precisazioni riguardanti il vangelo che è stato chiamato ad annunciare e vi rimane fino al versetto 4. Il Vangelo ha un lungo retroterra. Era stato promesso da Dio già dai profeti dell'AT, i quali non solo avevano annunciato tali promesse, ma le avevano messe per scritto. Quindi la predicazione degli apostoli realizza le profezie dell'Antico Testamento: Dio ha mantenuto le sue promesse, e Paolo è partecipe di questa realizzazione.
3 e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne,
Ora si passa al contenuto di questo Vangelo. Riguarda il Figlio di Dio, una persona concreta che è entrata nella storia. Da un punto di vista umano egli è nato dal seme di Davide, cioè in una stirpe ben precisa, proprio la stirpe a cui era stato promesso. Paolo riprende qui un dato della tradizione cristiana più antica. Nei suoi scritti appare solo qui il riferimento a Davide. Egli pur essendo ebreo, si distacca alquanto dalle promesse messianiche. Il riferimento alla discendenza di Davide è il motivo per cui questo brano di Romani è stato scelto per questa IV domenica di Avvento, che insiste proprio su questa caratteristica di Gesù.
4 costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore;
Qui troviamo la seconda parte dell'endiadi che caratterizza Gesù: secondo la carne - secondo lo Spirito. Gesù si caratterizza per aver assunto in sé due tempi, due origini e due diversi modi di essere. Prima della risurrezione egli è stato un discendente davidico e ha vissuto un'esistenza terrena, fragile e mortale. Con la risurrezione è stato costituito da Dio come suo figlio. Sullo sfondo si può intuire la scena dell'ascesa al trono e dell'incoronazione dell'erede del re. Si tratta di una confessione di fede ancora "primitiva", che tiene conto solo della successione cronologica dell'esperienza di Gesù Cristo, uomo, risorto ed elevato al pari di Dio. Era ancora presto per parlare delle due nature di Cristo e la preesistenza era data per scontata.
5 per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli, per suscitare l'obbedienza della fede in tutte le genti, a gloria del suo nome, 6e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo -,
Paolo dopo avere parlato del vangelo che annuncia ritorna alla sua qualifica di apostolo. Egli ha ricevuto la missione apostolica da Cristo. Dio, per mezzo di Gesù Cristo ha donato a Paolo il carisma dell'apostolato. Quale è lo scopo di questa missione? Portare tutti all'obbedienza della fede. La fede cioè richiede un'adesione molto forte, che coinvolge il comportamento, lo stile di vita di tutta la persona. Il riferimento a "tutte le genti" è una giustificazione della lettera che manda ai Romani, una comunità che Paolo non ha fondato, ma in cui si sente autorizzato ad intervenire poiché è l'apostolo inviato ai pagani. E a Roma molti erano i cristiani che provenivano dal paganesimo.
7 a tutti quelli che sono a Roma, amati da Dio e santi per chiamata, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo!
Finalmente si giunge ai destinatari: i cristiani di Roma, che Dio ha amato e chiamato alla nuova vita, ad essere santi, cioè separati dagli altri per appartenere a Lui e partecipare alla Sua salvezza. Infine abbiamo il saluto consueto di Paolo. La formula sembra presa dalla liturgia e somiglia quasi a una benedizione. Grazia e pace coniugherebbero il saluto greco ( chaire: salve) e quello ebraico ( shalom: pace). Però questi due elementi sono già presenti nella benedizione di Numeri 6,25-26. La charis, grazia ha un valore molto forte nel cristianesimo delle origini. E' l'amore gratuito di Dio, conte del suo perdono e della sua salvezza. Il vocabolo pace attinge ricchezza dal vocabolario ebraico: è il complesso dei doni divini, soprattutto la salvezza dei tempi messianici, con in più il dono della riconciliazione degli uomini operata dal Padre in Gesù Cristo.
Con questo saluto dunque Paolo benedice la comunità ponendosi come mediatore del dono gratuito della salvezza.
Meditiamo
- Cosa significa per me il fatto che Gesù sia nato dalla stirpe di Davide?
- Cosa mi chiede l'obbedienza della fede?
- Sento su di me la grazia e la pace di Dio?

 

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