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TESTO Giuseppe fece come gli aveva detto l'angelo del Signore

mons. Gianfranco Poma

IV Domenica di Avvento (Anno A) (22/12/2013)

Vangelo: Mt 1,18-24 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 1,18-24

18Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. 20Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

22Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

23Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:

a lui sarà dato il nome di Emmanuele,

che significa Dio con noi. 24Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Ci avviciniamo alla festa del Natale e la Liturgia ci propone il brano del Vangelo di Matteo (1,18-24) che ha come protagonista Giuseppe, lo sposo di Maria. La densità di questa pagina non è facile da scoprire pur avendola ascoltata infinite volte e che per questo rischiamo di dare per scontata.

Chi è Giuseppe, la cui presenza, nella nostra tradizione, rimane tanto marginale? Il Vangelo cosa intende proporci, narrando l'esperienza di Giuseppe?

Non è certamente facile entrare in questi testi che intendono annunciare la fede della prima comunità credente in Gesù Messia che porta a compimento le attese di Israele, in modo imprevedibilmente nuovo, come Figlio di Dio. Seguendo vie diverse, Matteo e Luca, Giovanni e Paolo, convergono nell'intenzione di annunciare il mistero di Gesù, Figlio di Dio, compimento imprevedibilmente nuovo dell'attesa del Messia, Figlio di Davide. Gesù non è semplicemente un maestro di sapienza o un profeta, innalzato a livello divino in seguito da Paolo o da ambienti culturali greci, come poteva accadere a guaritori in quel tempo: la comunità dei discepoli crede il Figlio di Dio in Gesù, di cui fa l'esperienza viva il mattino di Pasqua, rivivendo la memoria della Trasfigurazione nella quale è apparsa la sua identità nascosta di Signore che supera Mosè ed Elia. Gesù è il Figlio di Dio che entra nella carne umana: non il termine di un processo di mitizzazione ma principio dell'iniziativa impensabile di Dio per coinvolgersi con la sua creazione. Tutto lo sforzo di Giovanni e di Paolo sarà di essere testimoni della trascendenza del Signore che si incarna, si identifica con un uomo "nato da donna".

E lo sforzo degli evangelisti sarà di riportare il racconto della passione, del ministero di Gesù, per radicarlo tra gli uomini: Gesù è uomo sino a morire di una morte ignominiosa.

Lo sforzo di Luca, sarà di riconoscerlo uomo anche nella nascita simile a quella di tutti gli altri uomini, anche se sono gli angeli, riprendendo il linguaggio scenico greco, ad annunciarne la grandezza divina. Maria svolge un ruolo unico in questa immersione corporale del Figlio di Dio e l'insistenza sulla concezione verginale di Gesù ne dichiara il senso. È la novità del mistero di Dio che si incarna: la questione di Luca non è tanto dire come la comunità credente ha divinizzato il suo maestro, quanto riconoscere che essa ha osato proclamarne la piena realtà umana legata intimamente alla madre. È il compimento del progetto di Dio, che non può che essere operato da Lui: l'infinito che discende nella carne, "s'incarna", assume un volto, un nome umano, Gesù, il mistero di Dio che diventa mistero dell'uomo nuovo generato da una donna di nome Maria. Non è un mito, non è docetismo: è realtà, che si tocca, ed è mistero inafferrabile.

È lo stesso annuncio, in modo diverso, del Vangelo di Matteo, il "libro dell'origine di Gesù, Messia, figlio di Davide, figlio di Abramo" (Matt.1,1), che riprende il primo libro della Bibbia, il libro delle "origini", per mostrare che nell' "origine di Gesù" tutto raggiunge il compimento ma in modo impensabile perché è lo Spirito di Dio che interviene di nuovo.

La lunga lista della genealogia di Gesù si conclude con una coppia che è il coronamento di tutto ma in modo impensabile: "Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è stato generato Gesù, chiamato Cristo". L'apparizione del nuovo Adamo avviene con una rottura: c'è uno sposo e c'è una madre ma nella loro relazione accade una novità. Il verbo al passivo implicitamente lascia intuire l'intervento divino che sarà svelato nell'annunciazione a Giuseppe.

Viene annunciato semplicemente un fatto nuovo, sorprendente: è il disegno sconvolgente di Dio che viene presentato a Giuseppe, giusto, al quale sarà richiesto di oltrepassare una visione umana delle cose, per accogliere nella sua genealogia Colui che non è solo figlio di Davide, figlio di Abramo, figlio dell'uomo, al quale sarà chiesto di permettere a Dio di realizzare il suo progetto, ostacolato dalla prima coppia, di amare l'uomo tanto da farne il proprio Figlio.

"Questa dunque fu l'origine di Gesù: essendo sua madre Maria fidanzata di Giuseppe, prima che vivessero insieme fu trovata incinta per opera dello Spirito santo". Parlando di Maria, Matteo mette l'accento sulla sua maternità: ella non parla mai e non agisce se non per essere madre. Dall'inizio è semplicemente affermato che Maria vergine ha concepito per opera dello Spirito santo. Un'azione unica e definitiva dello Spirito, potenza di Dio all'inizio, inaugura la nuova creazione.

La questione è Giuseppe, lo sposo di Maria, scartato dalla paternità fisica, il personaggio principale dell'evento: qual è il suo ruolo, nel disegno di Dio?

Giuseppe è "giusto": la giustizia secondo il linguaggio biblico è l'adesione dell'uomo al progetto di Dio. Egli porta al punto più alto per un uomo l'adesione al progetto di Dio che razionalmente non può conoscere: lasciargli spazio, ritirarsi, non interferire in ciò che riguarda Maria.

Ma mentre Giuseppe pensa al suo progetto, l'angelo del Signore gli manifesta quello di Dio: "Giuseppe, figlio di Davide...". Proprio come figlio di Davide, Giuseppe è chiamato a rimanere dentro il progetto di Dio, ad accogliere questo figlio che lo Spirito sta creando nella carne di Maria.

"Non temere di prendere con te Maria, tua sposa". Giuseppe, come Abramo, deve lasciarsi condurre da Dio, per ricevere una paternità nuova, che gli chiede la spogliazione di ogni suo progetto: prendere con sé Maria sua sposa perché quello che è stato generato in lei viene dallo Spirito santo. Tutto è di una intimità senza pari e nello stesso tempo di una profondità infinita. È l'invito rivolto a Giuseppe a rimanere nel suo rapporto d'amore sponsale con Maria, esperienza resa imprevedibilmente nuova dalla potenza dello Spirito che finalmente accolta da lui, permette a Dio di compiere il suo progetto d'Amore. L'amore drammatico e tenero di Giuseppe invitato a "prendere con sé Maria, sua sposa", fa in modo che tutto rimanga normale mentre si apre alla trascendenza, non mitica, che solo il mistero di Dio può realizzare.

Così a Giuseppe, "giusto" è proposto il progetto di Dio nel quale egli ha un ruolo specifico: "ella partorirà un figlio, tu darai il nome Gesù..." L'azione dello Spirito si realizza attraverso la donna e attraverso l'uomo. Maria è la madre e Giuseppe il padre, che introduce il figlio nella condizione umana, nella storia di Davide, di Abramo: la storia dell'Alleanza con Dio, la storia dell'Amore fedele di Dio per il suo popolo.

Gesù significa: "Dio salva". È il nome con cui Giuseppe chiamerà il figlio partorito da Maria: la citazione di Isaia 7, rivisitata da Matteo ne illuminerà ulteriormente il significato. Gesù, è "Dio salvatore", non solo perché è l'Amore, come Davide ha sperimentato nella sua vita di peccato, come Abramo ha creduto nel suo pellegrinare spinto da una promessa, ma perché è solo Amore che Giuseppe ha creduto prendere carne, nel grembo della vergine che lui amava.

"Non temere di prendere con te Maria, tua sposa": Giuseppe ha creduto l'Amore, nel figlio partorito nel grembo di Maria, lo ha sperimentato come Amore che salva il suo amore per Maria, e lo ha immesso nella concretezza della storia del suo popolo, dilatandone i confini perché tutti gli uomini credano e sperimentino che "Dio salva" entrando nella loro carne, amandoli e rimanendo con loro ogni giorno.

È grande Giuseppe che si è risvegliato dal sonno, dal torpore in cui rischiava di rimanere avvinghiato dai suoi piccoli progetti, ha ascoltato la Parola di Dio che ha sempre la potenza della forza creatrice dello Spirito, ha sperimentato l'intimità più profonda con la "sua" sposa, nella novità solo divina di un figlio che lei partorisce e che lui chiama "Dio salvatore".

 

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