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TESTO Siamo dei grandissimi fifoni

Riccardo Ripoli  

IV Domenica di Avvento (Anno A) (22/12/2013)

Vangelo: Mt 1,18-24 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 1,18-24

18Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. 20Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

22Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

23Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:

a lui sarà dato il nome di Emmanuele,

che significa Dio con noi. 24Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Non temere di prendere con te Maria

Quanta paura abbiamo, quanto siamo fifoni. No? Davvero? Certo non si ha paura di affrontare una relazione extraconiugale, tanto resta segreta; non abbiamo paura di abortire, tanto la legge lo consente; non abbiamo paura a gridare cori razzisti allo stadio perché lo fanno tutti; non abbiamo paura di abbandonare la mamma o il papà in ospizio perché lì stanno meglio; non abbiamo paura di bestemmiare tanto Dio non esiste e non mi fa nulla.

Ma quanta paura abbiamo di impegnarci, di prendere sulle spalle una responsabilità, di pensare ad un progetto e dedicargli la nostra vita, di avere una relazione stabile nonostante le difficoltà del quotidiano. Quanta paura abbiamo di prendere un bambino in affido, di accogliere una creaturina spaventata, indifesa, maltrattata in casa nostra. Si, spaventati dalla possibile sofferenza futura nel giorno in cui dovesse tornare alla sua famiglia, spaventati dal dover affrontare i modi bruschi dei suoi genitori, spaventati dal rapporto con le istituzioni, spaventati dal dove accudire un bambino, ragionare con lui, tranquillizzarlo, fargli capire con amore che i suoi genitori, pur avendo sbagliato, non sono cattivi. Eh si, sempre più spesso sento di coppie che non potendo avere figli ed essendo fuori dalla possibilità di adottare un bambino prendono un cane. Niente contro i cani, finché rimangono cani. Ma quando sento dire che quel cane è come un figlio, dove va lei va anche lui, che ci parla e lui capisce le sue pene, che nonostante la miseria che attanaglia la nostra società va in macelleria ogni giorno a prendere per lui la carne migliore. Non è forse paura? Una relazione con un cane non richiede impegno, non c'è dialogo, non richiede niente di più di quello che tu vuoi dargli. Un cane come un figlio! Un cane è come un cane, ed un figlio è come un figlio, non confondiamo la natura delle cose, e riversare il proprio amore di genitore mancato su un cane quando ci sono tanti bambini da aiutare è una bestemmia contro Dio e contro l'umanità.

Milioni spesi per i canili quando la gente muore di fame, resta senza casa, si suicida per i debiti. Ma in che mondo viviamo? In quale mondo vogliamo vivere? In uno ove i cani sono preferiti ai bimbi? Vorrei vedere uno di questi animalisti se un giorno il proprio marito si suicidasse, come è successo qualche giorno fa in Sardegna, perché i debiti lo avevano sommerso a causa della crisi e dell'alluvione, imprenditore al quale il sindaco aveva detto di essergli vicino, di volerlo aiutare ma per mancanza di soldi non poteva fare nulla, soldi però spesi per un canile. Morire perché i soldi ci sono, ma si decide di darli ai cani piuttosto che agli esseri umani.

 

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