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TESTO Convertitevi: il regno dei cieli è vicino!

dom Luigi Gioia  

II Domenica di Avvento (Anno A) (08/12/2013)

Vangelo: Mt 3,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea 2dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!».

3Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse:

Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri!

4E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico.

5Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui 6e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.

7Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? 8Fate dunque un frutto degno della conversione, 9e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. 10Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. 11Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 12Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

E' chiaro perché la liturgia propone nella seconda domenica di Avvento, ogni anno, la

figura di Giovanni il Battista: è lui che ha annunciato la venuta del Signore, lui che lo ha

riconosciuto, è lui che ha detto: Ecco l'agnello di Dio. Ecco colui che toglie i peccati del

mondo. Gesù ha cominciato ad esercitare pubblicamente il suo ministero solo dopo che
Giovanni lo ha riconosciuto.

Una missione di tale importanza fa di Giovanni il più grande dei profeti nati da donna (Lc

7, 28). Giovanni è un profeta di tale portatache gli è concesso di riconoscereGesù ancora

prima di nascere, quando sussulta nelgrembo di sua madre (Lc 1, 44). Annuncia Gesù e la

sua missione non solo con le parole, ma con tutta la vita e fin nella morte: il suo martirio
prefigurainfatti la croce di Gesù (Cf. Mc 6, 17-29).

Eppure, anche il più grande dei profeti, anche il più integro, il più dedito alla sua

missione, anche Giovanni, è colto di sorpresa dall'agire di Dioin Gesù Cristo. Il Vangelo ci

mostra che aveva una sua maniera di comprendere come avrebbe agito il Messia che alla

fine non corrisponde conquella che Dio sceglierà.Si, proprio coluiil quale per vocazione era

stato chiamato a preparare la venuta del Signore, a dire come sarebbe venuto, in un certo

senso si è sbagliato. I termini nei quali Giovanni descrive la missione di Gesù nel Vangelo

sono questi: come la scure posta alla radice degli alberi; ogni albero che non dà buon

frutto viene tagliato. IlGesùdi Giovannisarebbe dovuto venire con una scure ed eliminare

tutti quelli che non davano frutti buoni. E poi aggiunge: Tiene in mano la pala e pulirà la

sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco
inestinguibile.

Ora, ilVangelo ci mostrache Gesù ha agitoesattamente in maniera opposta.

Ecco come Gesù descrive la sua opera attraverso la parabola del buon contadino. Al

padrone che gli dice: "Questo albero non da più frutto, taglialo", la risposta del contadino -

e quindi la risposta di Gesù -è questa: "Padrone, lascialo ancora quest'anno. Io continuerò

a zappargli intorno. Ci metto il concime. Vedremo se porterà fruttiper l'avvenire, se no lo
taglierai" (Lc 13, 6-9).

Gesù non è venuto con la scure, ma è venuto con la zappa e con il concime.Non è venuto

a tagliare, ma a curare e far crescere. Non è venuto per giudicare e condannare, ma per
consolare e guarire.

Il contrasto non finisce qui. Giovanni dice ancora"Viene per bruciare la paglia". Ma

nella parabola della zizzania vediamo Gesù fare esattamente il contrario: quando i contadini

vanno a dire a Gesù: "c'è la zizzania nel campo, vuoi che la togliamo per bruciarla?", la

risposta di Gesù è: "No, lasciatela. Per paura che, volendo togliere la zizzania, togliate

anche il buon grano. Lasciate che l'uno e l'altra crescano insieme sino alla mietitura" (Mt
13, 29s).

Giovanni è come tanti di noi che di fronte alleingiustizie del mondo, di fronte al male, di

fronte a coloro che peccano indisturbati, che agiscono ingiustamente, reclama dal Signore

una giusta punizione, auspica la scure che taglia o il fuoco che purifica. Oppure giudica e

accusa, magari anche con l'insulto, come fa Giovanni alla vista dei farisei ipocriti: "Razza di

vipere". Non ha remore, dice le cose in faccia, Giovanni il Battista!

E infondo, nella prima lettura, il Signore stesso dice: "Percuoterò il violento con la verga

della mia bocca e con ilsoffio delle mie labbra ucciderò l'empio" (Is 11, 4).

Ci sentiamo autorizzati a chiedere al Signore di agire fortemente contro il male.Ci piace,
in fondo, il ruolo di giustizieri.

Invece il Signore, quando viene nella persona di Gesù, come lo aveva giàfatto per

millenni durantetuttala storia del popolo di Israele, rimanda il momento della retribuzione,

rimanda il momento della punizione e si limita a ripetere senza sosta: Convertitevi!

Il Vangelo, la Buona Novella, è questa: il Signore ha deciso di avere ancora pazienza con

noi. Ha deciso di darci un tempo ulteriore per invitarci alla conversione, perché il Signore

non prova gioia nella morte, nella punizione. Ci ha creati per la vita e non vuole vedere le

sue creature andare in dissoluzione, andare in inferno, bruciare. Fa di tutto per cercare di
salvarci.

Il fuoco con il quale viene Gesù è lo Spirito Santo, non un fuoco che ci brucia, che ci

divora, ma che è versato nel nostro cuore per trasformarlo da cuore di pietra in cuore di

carne, per farci ardere del fuoco dell'amore. Lo Spirito Santo non è unfuoco distruttore, ma
ilfuoco dell'amore che riscaldai cuori.

Certo questo comporta che il momento della punizione per chi fa il male non è ancora

venuto. E di male, nel mondo, ancora ce n'è. Continuano ad agire indisturbati gli assassini, i

ladri, gli stupratori. Continuano ad imperversare le strutture di peccato delle nostre società

occidentali, delle quali siamo tutti complici. Non dimentichiamo mai che il nostro benessere

- quello di ciascuno di noi - riposa sulla povertà talvolta abissale di 2/3 o 3/5 della

popolazione mondiale. Noi stiamo bene, perché ci sono tanti che non hanno da mangiare.

Noi possiamo sperperare le risorse del creato depauperando tutti gli altri. Pensiamo a

quanti, per poter favorire il nostro benessere, vivono nella schiavitù. Un esempio tra mille:

noi utilizziamo tutti questi prodotti che vengono dalla Cina a buon mercato, e facciamo bene

a comprarli, perché costano poco e ci fanno risparmiare. Però sappiamo che il loro basso

costo è possibile solo grazie alle condizione disumane, quasi di schiavitù, nella quale coloro

che li producono sono costretti a lavorare. Quindi paghiamo le cose a basso prezzo, perché ci
sono degli schiavi che lavorano a basso costo per noi.

E continuano, per terminare questo inventario così triste, le ingiustizie piccole e grandi di

tutti i giorni: il trionfo dei prepotenti, dei demagoghi, dei corrotti, di coloro che mentono

spudoratamente e perseguitano impietosamente coloro che denunciano tali menzogne.

Allora perché il Signore permette questo male? Perché non punisce chi fa questo male?

A volte saremmo tentati anche noi di indignarci, come Giovanni il Battista. Saremmo

tentati di dire a questa gente: "Razza di vipere" e di chiedere al Signore: "Signore,
puniscili!".

Perché il Signore non li punisce? Perché non fa scendere un fuoco dal cielo e non ci libera
da questo male?

La risposta è semplice: perché se punisce loro in questo modo, il Signore deve punire

tutti, deve punireanche noi. Perchénessuno di noi è senza peccato e puòscagliare la prima

pietra. La zizzania è nel cuore di ciascuno di noi. Siamo tutti complici di questo male.

Attivamente, con le piccole ingiustizie, le gelosie, gli odiche coltiviamoe che confluiscono

nel fiume dell'ingiustizia dell'umanità e lo fanno crescere senza posa. Oppure passivamente,

con la nostra indifferenza, il nostro egoismo, l'incapacità o il rifiuto di lottare contro il male.

Quando gridiamo vendetta, quando siamo tentati di rimproverare il Signore per la sua

pazienza, ricordiamoci che di questa sua pazienza abbiamo tutti bisogno.

Le armi con le quali il Signore ha scelto di combattere il male, non sonola scure, il fuoco,

la vendetta ola punizione, ma la pazienza, l'esortazione, l'esempio, il perdono, la croce. Il

male è superato subendolo e perdonando il nemico, pregando per il nemico, perché il

Signore non gli imputi questo male, ma cambi piuttosto il suo cuore.

Il grande messaggio del Vangelo di oggi, ciò che la Parola di Dio vuole dirci, è dunque

questo: aogliamo accogliere il Signore che viene? Vogliamo riconoscerlo? Allora impariamo

a perdonare. Non imputiamo il male che ci è fatto. Non rendiamo maleper male. Preghiamo
per chi ci fa il male.

Basta a ciascuno di noi raccogliersiun attimoperché subito ci venga in mente chi è che ci

sta facendo il male in questo momento, chi è che ci causa sofferenza. Sevogliamo accogliere

questa parola e lasciare che trasformi la nostra vita, allora, oggi, ora, ciascuno di noi preghi

per il suo nemico. Preghi per la persona che gli sta facendo del male adesso. Solo così
accoglieremo il Signore e solo così troveremo la pace.

Covare odio, risentimento, rabbia nel cuore, fa male prima di tutto a noi, ci rode dentro,

ci toglie la pace, ci toglie il sonno. Invece il perdono non solo cambia il mondo, ma dona la

pace al nostro cuore e contribuisce a creare un mondo più giusto.

 

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