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TESTO Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?

dom Luigi Gioia  

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III Domenica di Avvento (Anno A) - Gaudete (15/12/2013)

Vangelo: Mt 11,2-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 2Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò 3a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 4Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: 5i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. 6E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

7Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! 9Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 10Egli è colui del quale sta scritto:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero,

davanti a te egli preparerà la tua via.

11In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.

Nessuno conosceva Gesù, nessuno era più amico di Gesù, nessuno era più vicino a Gesù

di Giovanni il Battista. Erano coetanei. Nell'annunciare a Maria che sarebbe stata la madre

di Gesù, l'angelo le dice anche che sua cugina Elisabetta era al sesto mese di gravidanza.

Giovanni il Battista era sei mesi più grande di Gesù, quindi suo coetaneo.

Tanti sono i dipinti -c'è per esempio un famoso cartone diLeonardo alla National Gallery

di Londra detto "di S. Anna" con la Vergine, Gesù e Giovanni- che rappresentano Gesù e

Giovanni Battista bambini che giocano insieme. Lo Spirito Santo li ha unti entrambi fin dal

grembo materno lo Spirito: Gesù è stato concepito per opera dello Spirito; Giovanni ha

esultato nel grembo di Elisabetta al saluto di Maria, profetava già prima di nascere.

Storicamente i Vangeli non ci dicono nulla di cosa entrambi abbiano fatto nel periodo di

tempo che va dal momento della loro nascita fino a quando li troviamo al Giordano per il

battesimo di Gesù. E' probabile che abbiano vissuto, forse insieme, alcune esperienze

ascetiche o monastiche, in particolare con gli Esseni, questa comunità molto singolare che

aspettava il messia. E' certo comunque che Gesù e Giovanni il Battista fossero

profondamente legati l'uno all'altro non solo dalla parentela, ma anche dall'amicizia e dallo

zelo per il servizio del Signore. Nulla lo esprime con più eloquenza della splendida frase di

Giovanni a proposito di Gesù: "L'amico dello sposo prova gioia alla voce dello sposo" (Gv 3,

29). C'era veramente una gioia reciproca in questa amicizia tra Giovanni il Battista eGesù,

in questa comune vocazione per l'annuncio della venuta del Regno.

D'altra parte, Giovanni il Battista era forse un personaggio più carismatico di Gesù.

Attirava le folle. Si vestiva in modo originale, usando pelli di cammello; si cibava solo di

miele selvatico e di cavallette. Era un tipo speciale. In questo incontro solenne per il

battesimo, lo si vede da una parte inchinarsi davanti a Gesù riconoscendo in lui il messia,

ma d'altra parte determinato a imporre a Gesù come fare le cose. Gesù vuol farsi battezzare,

ma Giovanni il Battista cerca di correggerlo: "No, non bisogna fare così". Quindi aveva un

certo carattere, era consapevole della sua autorità, del suo carisma

Nel Vangelo di oggi lo troviamoin prigione per aver denunciato l'incesto del re Erode. Sa

che sta per morire e manda alcuni dei suoi discepoli a porre questa domanda sorprendente a

Gesù: "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?".

Questa è una domanda ci stupisce. Vuol dire: "Sei tu il Messia, si o no?". Chiesta da

chiunque altro, una tale domanda non avrebbe nulla di strano. Ma posta da Giovanni il

Battista è una domanda che sorprende: non è forse proprio lui colui il quale ha ricevuto la

missione, la grazia di indicare il Messia? Non è forse Giovanni che appena vede Gesù

afferma con decisione: "Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie i peccati del mondo"? Non è

Giovanni colui che dice ai suoi discepoli: "A partire da oggi non seguite più me, seguite

Gesù"? Diversi dei discepoli e degli apostoli che seguirono Gesù, infatti, erano stati prima

discepoli di Giovanni il Battista. In un certo senso Giovanni Battista li ha dati a Gesù. Chi
più di lui dunque sapeva che Gesù era il Messia?

La domanda di Giovanni il Battista a Gesù, dunque, non esprime un dubbio ma è una

provocazione. E' un modo di dire a Gesù: "Se sei il messia, agisci da messia, comportati da
messia!".

Già nel vangelo di domenica scorsa si percepiva quanto Giovanni il Battista avesse una

sua idea di come si sarebbe dovuto comportare il messia. Aspettava un messia forte, un

messia che sarebbe venuto per bruciare, per giudicare con la spada, non un messia che

invece "non contesta, non grida, né fa udire la sua voce sulla piazza" (Cf. Mt 12, 18ss). Gesù

sembra troppo debole a Giovanni. Giovanni era vestito di pelli di cammello, era un asceta.

Gesù non era un asceta, si vestiva come tutti gli altri, si presentava in modo molto semplice,

mangiava a casa di pubblicani e peccatori, partecipava ai banchetti nuziali.

Giovanni aspettava un messia che ristabilisse la giustizia, che condannasse il male e

agisse contro di esso con energia, invece eccone uno che denuncia certo il male, ma lascia le

cose come sono. Gesù non cambia nulla. Fa appello al cuore delle persone, ma non obbliga

nessuno, non condanna, non giudica. Giovanni aspettava un messia che proferisse parole di

fuoco, ed eccone uno che parla con dolcezza, mite ed umile di cuore(Cf. Mt 11, 28ss).

All'inizio Giovanni riesce a contenere la sua sorpresa, forse la sua delusione. Attende un

giorno, un mese, un anno, due anni, forse pensando che fosse solo una questione di tattica e

che prima o poi il vero volto del messia, il fuoco e la scure, sarebbero venuti fuori. Giunto

però al momento di morire, vedendo che Gesù continua ad adottare questo profilo basso, gli

manda a dire: "Non sarebbe il momento di cominciare a comportarsi da messia?".

La risposta di Gesù testimonia della complicità che esiste tra lui e Giovanni. E' una

risposta criptata, una risposta incomprensibile a coloro che devono riferirla. Gesù sa che il

suo amico Giovanni il Battista capirà. Gli fa dire: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite

e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi

odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo».

Si potrebbe pensare che il senso di questa frase sia: "andate e riferitegli i miracoli che io

compio". Non sarebbe cosa da poco. Ma la verità è più profonda, perché i miracoli nel

vangelo hanno un sensoprecisoe svolgono un ruolo particolare.

Il vero senso delle parole di Gesù è questo: andate e riferite a Giovanni il Battista che c'è

finalmente della gente che vede, della gente che ode. C'è finalmente della gente che sente la

chiamata del Padre. C'è finalmente della gente che, quando vede me, attraverso me vede il

Padre. C'è finalmente della gente che ha fede, che mi segue. E chi mi segue non sono quelli

che sembravano dei giusti, ma sono le persone più inaspettate: sono gli zoppi, sono i morti,

sono le prostitute, sono i pubblicani, i peccatori pubblici odiati da tutti. Sono gli zeloti, che

erano dei fondamentalisti, i terroristi islamici dell'epoca, che facevano attentati e

uccidevano persone innocenti per scopi politici. E' come se oggi un certo numero di

terroristi islamici si convertissero, dall'oggi al domani. Questi sono i veri morti, quelli che
non credono. E questi, tutto ad un tratto vengono alla fede.
Sembra una cosa banale.

Ma riflettiamoci sopra. Ci sembra banale la domenica mentre tantissime persone stiano

volentieri a letto a dormire fino a tardi, tanti cristiani invece si alzino per venire a messa?

Sembra una cosa banale che mentre tanta gente consideri la domenica solo come un giorno

in cui andare a fare spesa, fare un buon pranzo, andare a passeggio (e li sentiamo dire

"Dobbiamo alzarci presto tutta la settimana, tutta la settimana abbiamo doveri da compiere,

almeno la domenica possiamo restare in pantofole tutta la giornata") - ebbene, i cristiani
invece si scomodino per venire in chiesa?

Se noi cristiani si alziamo, ci scomodiamo anchedi domenica, se andiamo in chiesa, non è

per dovere, ma per scelta, per convinzione. E' perché la parola di Dio ci parla. Quindi questo

vuol dire che ascoltiamo, che sentiamo la voce del Signore. Andiamo a messa perché,

quando vediamo il pane e il vino sull'altare, riconosciamo in essi il corpo e il sangue di

Cristo. Quindi vediamo una cosa che altri non vedono. Ci riuniamo per la celebrazione

dell'eucaristia perché siamo coscienti del fatto che non siamo semplicemente delle persone

isolate che vivono ciascuno per conto proprio, parti di una città, di una società civile come

tutte le altre, ma perché siamo membri di un corpo che è il corpo di Cristo che è la Chiesa. Ci

riuniamo la domenica per dare visibilità a questo corpo, per sia manifestato al mondo.
Tutto questo ci sembra banale?

Oggi, se Gesù dovesse rispondere alla stessa domanda di Giovanni il Battista direbbe:

"Vieni in una qualsiasi parrocchia a vedere tutte queste persone riunite per ascoltare la

Parola e per cibarsi del pane e del vino di vita; tutte queste persone che vedono e odono;

vieni ad assistere al miracolo della fede, al miracolodella conversione".

Siamo spesso portati a dare la fede per scontata. Quando si è avuta la grazia di crescere in

famiglie cristiane, quindi la fede è stata trasmessa, in un certo senso, con il latte materno, e

quindi abbiamo sempre creduto, non ci rendiamo conto di quale miracolo essa rappresenti e
del cambiamento che implichi nella vita di una persona.

Mi è capitato diverse volte di vedere persone che si convertono o che ritrovano una fede

che si era addormentata. Il cambiamento è incredibile. Persone che erano nell'angoscia,

nella sofferenza, che avevano perso il senso della vita, ritrovano la pace, la serenità. Prima

vivevano disordinatamente, ma con il dono della fede ritrovano la capacità di vedere ciò che

non va nella loro vita, perché i loro occhi si sono aperti, il loro cuore si è schiuso. Questo
succede ancora oggi.

"Andate, dite a Giovanni il Battista...". Dovremmo andare a dirlo a chi ancora non crede:

"Guardate che c'è gente che ritrova il senso della vita, ritrova la pace, ritrova la serenità,

vede, ode grazie alla Parola, grazie a Gesù Cristo e grazie al suo strumento, imperfetto,

lacunoso, ma pur sempre il suo strumento di salvezza che è la Chiesa".

E' legittimo avere dubbi. E' legittimo chiedersi: "Ma questa Chiesa, questo messaggero

che ci porta la Parola, è la vera Chiesa oppure no? Questa Chiesa, i cui ministri sono così

peccatori, o spesso sono semplicemente così incapaci; questa chiesa che purtroppo è così

piena di scandali, o questa chiesa che semplicemente è così umana, è troppo umana, può

essere veramente la Chiesa di Dio?" E' più che legittimo avere questi dubbi.

Però -e questo sorprende prima di tutto chi è un ministro nella chiesa -pur attraverso

così tanti limiti, pur attraverso i mille difetti della nostra istituzione, pur nella nostra

povertà, pur nel nostro peccato, pur nella nostra insufficienza, non possiamo non constatare

che la nostra Chiesa continua, per grazia di Dio, ad essere uno strumento di conversione.

Attraverso di essa ancora oggi innumerevoli persone ritrovano la pace, ritrovano la serenità,

ritrovano il senso della vita. Attraverso il suo annuncio della Parola, gli occhi di

innumerevoli persone si schiudono, le orecchie si aprono e finalmente vedono, odono il

Signore e le vite cambiano, rinasce la speranza, la vita acquista un senso, un sapore nuovo.

Quindi vuol dire che il Signore è presente, che è vicino, che agisce. E' presente in mezzo a
noi, nella sua Chiesa.

Non lasciamoci ingannare dalle apparenze. Il Signore guarda il cuore. Non lasciamoci

scoraggiare se vediamo troppi pochi progressi, anzi se vediamo i nostri contemporanei

allontanarsi sempre più dalla fede, almeno apparentemente. Non scoraggiamoci. Il Signore

è qui, agisce,è presente e per esserne sicuri basta interrogare il nostro cuore, basta vedere

ciò che la fede opera nei cuori. E con umiltà e discrezione, nel momento opportuno,
testimoniarne.

 

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