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TESTO Commento su Matteo 11,2-11

Omelie.org (bambini)  

III Domenica di Avvento (Anno A) - Gaudete (15/12/2013)

Vangelo: Mt 11,2-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 2Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò 3a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 4Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: 5i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. 6E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

7Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! 9Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 10Egli è colui del quale sta scritto:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero,

davanti a te egli preparerà la tua via.

11In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.

Cosa è la "gioia" per voi?

Provo a dare qualche risposta io: stare bene di salute, giocare con gli amici, andare al mare o in montagna o in qualche altro luogo con i genitori, ricevere doni, essere bravi nei vari sport che praticate, fare una bella festa per il vostro compleanno, gustare i buoni pranzetti che vi prepara la mamma e... continuate voi!

Tutte cose giustissime e bellissime perché il Signore vuole che la vostra vita sia felice!

Oggi, terza domenica di Avvento, è proprio la domenica della gioia.

L'antifona di ingresso inizia con queste parole di san Paolo ai Filippesi:"Rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto, rallegratevi: il Signore è vicino".

Pensiamoci un attimo... prima abbiamo elencato vari motivi di gioia, ma san Paolo aggiunge un qualcosa di più: ci dice di rallegrarci nel Signore, sempre, continuamente, ci dice di cercare la gioia nel Signore, e ce lo ripete pure!
Ma cosa vuol dire rallegrarsi nel Signore?

Vuol dire essere felici di vivere in Sua compagnia, essere felici di essere figli suoi, essere felici di assomigliare a lui.

Quando si ama qualcosa o qualcuno la sua presenza è gioia. Vero si o no?

Sono certa che vi succede un sacco di volte di gioire perché siete in compagnia di persone a cui volete bene!

In particolare, alla vostra età, penso che la persona che cercate di più, nei momenti allegri come pure in quelli tristi, sia la mamma... la sua presenza vi dà sicurezza, protezione, serenità.

Ecco. Il miglior modo di pensare al Signore è quello di pensarlo come ad una mamma che vuole solo il bene per il suo bambino, che vuole solo la sua felicità.

Il profeta Isaia, a questo proposito, dice un qualcosa di ancora più grande: "Anche se una mamma si dimenticasse del suo bambino, il Signore non si dimenticherà mai di lui". E' molto bello questo, è motivo di gioia immensa.

Dio, infatti, ci conosce da sempre perché ci ha creati, ci ha amati ancora prima che il mondo esistesse, sapeva il nostro nome ancora prima che fosse scelto dai nostri genitori, è difesa della nostra vita e con lui non dobbiamo avere paura.

Il Signore, anche se non lo vediamo, è con noi quando ci svegliamo al mattino, quando ci addormentiamo alla sera, quando giochiamo, studiamo, gioiamo, soffriamo... è con noi sempre.
Ma ci vuole impegno anche da parte nostra.

Il vero amore, infatti, è sempre reciproco: è ricevere e anche donare.
Ma noi, che cosa possiamo donare a Dio?

Possiamo donare il nostro cuore, la nostra mente, le nostre forze, la nostra piccolezza, il nostro impegno, i nostri sforzi più o meno efficaci, le nostre capacità ed incapacità, tutto quello che abbiamo, anche se a volte è poco o niente... e quando tutti questi doni sono nelle sue mani, lui li userà per fare meraviglie. Meraviglie di amore.

E' questa infatti la sua volontà: che ci amiamo gli uni gli altri come lui ha amato noi.

"Mica facile" direte voi... ma se ce lo chiede Gesù vuol dire che è possibile.

Questo sarà fonte di gioia per voi che amate e fonte di gioia per chi riceve amore da voi.
Provate per credere.

Sapete bambini, i cristiani sono nati per essere felici. Non può esistere un amico di Gesù col "muso duro e bareta fracà" (così diciamo in Veneto), cioè con il viso duro, arrabbiato ed il berretto ben calcato sulla fronte in modo tale da non guardare in faccia nessuno, da non parlare con nessuno, da non essere caritatevole con nessuno...

Ecco allora come possono essere spiegate le parole di San Paolo che abbiamo letto all'inizio di questa riflessione:"Rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto, rallegratevi". Ma, se ricordate, Paolo continua dicendo:"Il Signore è vicino".

Sempre, il Signore è vicino a noi, l'abbiamo detto anche prima, ma nel tempo di Avvento la felicità per questa certezza diventa ancora più grande perché tra pochi giorni rivivremo l'evento più bello di tutta la storia: Gesù, il Figlio di Dio, nasce dalla vergine Maria e viene qui tra noi per donarci la sua gioia di amare.

Anche il profeta Isaia, nella prima lettura, ci dice di rallegrarci perché il Signore viene a salvarci: è proprio questa la nostra letizia, è proprio questa la certezza che ci dona Gesù e, come abbiamo sentito nel vangelo di oggi, di questa certezza ha bisogno anche Giovanni Battista.

Egli è in prigione dove Erode l'ha rinchiuso. Vuole essere rassicurato, ha bisogno di sapere, per cui manda a dire, attraverso amici, i suoi dubbi a Gesù: "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?". Gesù, infatti, non si stava comportando da giustiziere come Giovanni sperava! Per tutta la vita Giovanni aveva predicato la conversione per il perdono dei peccati, aveva fatto lui stesso e aveva fatto fare penitenza a tutti, aveva parlato di scure posta alla radice degli alberi pronta a tagliare per bruciare quelli che non avrebbero dato frutto!

Ed invece Gesù predica la buona notizia, invita alla carità reciproca, parla con uomini e donne, perdona, consola, guarisce... e nessuno ancora è stato bruciato!

E' proprio così. Gesù è diverso da come tutti noi lo pensiamo, diverso anche da come lo aveva pensato Giovanni. Gesù ci invita sempre a cambiare la direzione dei nostri pensieri, ci invita cioè a convertirci: "I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie", così aveva già scritto il profeta Isaia.

Gesù manda allora i messaggeri a riferire a Giovanni ciò che odono e vedono:"I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo".

Non dice :"Io ho fatto vedere i ciechi, ho fatto udire i sordi, ho risuscitato i morti..." perché a lui non interessa parlare di sé. A Lui interessa che si creda in lui!

La missione di Gesù è sempre e unicamente nei confronti dei poveri, degli oppressi, dei bisognosi, dei soli, degli ultimi.

E allora capiamo anche noi quale deve essere la nostra missione...

Noi sicuramente non ridaremo la vista ad un cieco ma potremo far aprire gli occhi ad un amico che si è allontanato da Gesù in quanto preso dai troppi idoli che gli tolgono la capacità di vedere. Potremo sostenere chi "zoppica nel cuore" e non riesce più ad andare con carità verso gli altri. Potremo aiutare una persona povera che si sente "lebbrosa", esclusa, facendola sentire accolta. Potremo far sì che un "sordo" alla voce di Dio possa sentirla attraverso un nostro semplice sorriso o una parola gentile. Potremo far risuscitare un "morto" difendendo qualche nostro compagno dalle tante "prese in giro" che a volte possono veramente ferire a morte...

Guardatevi intorno, bambini. Non accadranno miracoli eclatanti. Ma ci sono e ci saranno sempre motivi di gioia nella vostra vita! Basta saperli vedere.

E non dimenticate che il primo miracolo, il primo motivo di gioia, dovete essere voi!

Commento a cura di Maria Teresa Visonà

 

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