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TESTO La storia di Rolando Maria Rivi

Riccardo Ripoli  

III Domenica di Avvento (Anno A) - Gaudete (15/12/2013)

Vangelo: Mt 11,2-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 2Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò 3a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 4Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: 5i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. 6E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

7Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! 9Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 10Egli è colui del quale sta scritto:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero,

davanti a te egli preparerà la tua via.

11In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.

Beato colui che non si scandalizza di me

Quante persone credono in un ideale, in una persona, ma hanno paura di dimostrare la loro fiducia, timore di schierarsi.

In questi giorni leggevo la storia di Rolando, il ragazzino nato nel 1931 ed ucciso dai partigiani comunisti nel '45, beatificato da Papa Francesco il 5 ottobre 2013. Era entrato in seminario per sua scelta a undici anni e soleva dire "Io sono di Gesù". La cosa bella di questo bimbo è il fatto che non fosse uno isolato, scansato da tutti, introverso, anzi era molto vivo, il più scatenato nei giochi, con tanti amici e amato da tutti. Giocava sempre a pallone con gli altri ragazzi e, finita la partita, li invitava a pregare in chiesa.

Quando i partigiani tentarono di trasformare la resistenza contro i tedeschi in rivoluzione del popolo per instaurare il regime comunista, videro come loro primi nemici i sacerdoti. Non era molto salutare andare a giro con l'abito talare, farsi riconoscere come ministri di Dio, eppure questo bimbo di quattordici anni, nonostante in molti gli dicessero di mettersi "in borghese", continuava ad andare in giro con l'abito del seminario. In breve era diventato un punto di forza, una guida per tanti che vedevano nel suo coraggio una forza nuova, sconosciuta ai più. Questo suo modo di fare attirò le ire dei partigiani che decisero di rapirlo e poi di ucciderlo con un colpo di pistola alla tempia ed uno al cuore. Hanno ucciso il ragazzo, la persona, il sacerdote che sarebbe diventato, ma non hanno ammazzato il messaggio che egli intendeva portare. Essere di Gesù non è una vergogna, credere in Dio non è qualcosa da nascondere, ma da gridare dai tetti. Quando vi innamorate di qualcuno non avete forse voglia di gridarlo ai quattro venti? E se qualcuno criticasse la vostra scelta per quel fidanzato o fidanzata smettereste di dire a tutti quanto amate quella persona? Certamente no. Chi ama il Signore non dovrebbe vergognarsi, eppure sono in molti che non entrano in chiesa per non essere additati in una società dove i valori, specie quelli legati alla fede, sono calpestati e derisi.

Vi farebbe piacere se vostro figlio che voi amate più della vostra stessa vita si vergognasse di voi? Se cercasse di nascondere ai suoi amici l'identità del padre facendo di tutto per non farlo loro incontrare?

Certamente no, ed allora se credete in Dio non vergognatevene, riconoscetelo davanti agli uomini e sarà gioia grande.

 

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