PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Metanoeo

Marco Pedron  

II Domenica di Avvento (Anno A) (08/12/2013)

Vangelo: Lc 1,26-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 3,1-12

1In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea 2dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!».

3Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse:

Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri!

4E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico.

5Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui 6e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.

7Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? 8Fate dunque un frutto degno della conversione, 9e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. 10Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. 11Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 12Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

ATTENZIONE: il commento si riferisce a Mt 3.1-12 - 2a domenica di Avvento A mentre oggi la liturgia prevede il Vangelo della solennità dell'Immacolata Concezione.

Il capitolo 3 del vangelo di Mt inizia con l'indicazione: "In quei giorni..." (Mt 3,1). E' l'unica volta che in Mt troviamo quest'indicazione e questo attira la nostra attenzione.

E' una citazione di Es 2,11 dove si legge: "In quei giorni Mosè, cresciuto in età, si recò dai suoi fratelli e notò i lavori pesanti da cui erano oppressi". Mosè, cioè, si rende conto, vede, i lavori pesanti, tremendi, in cui il suo popolo è costretto e da ciò che vede inizierà un processo che lo porterà poi ad essere il liberatore. Mosè sarà a capo dell'Esodo, della fuga degli ebrei dall'Egitto.

Allora, chi verrà presentato qui sarà qualcuno che inizierà, come Mosè, un processo di liberazione.

"In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea, dicendo: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino" (Mt 3,1-2).

Mt dà per scontato che tutti conoscano il Battista, infatti lo introduce come se tutti già sapessero chi è.

E che fa il Battista? Dice: "Convertitevi!". Il verbo convertirsi in greco si può adoperare in due maniere. 1. Indica il ritorno a Dio e indica quindi la conversione religiosa (tornare al tempio, alle pratiche religiose). 2. È un cambio di mentalità che deve incidere poi in un cambio di comportamento.

Quale di questi due viene usato qui? Il secondo metanoeo, cambiamento di pensieri (lett.).

La conversione che l'evangelista Mt mette in bocca a Giovanni Battista è un cambio "pratico" di pensieri e quindi conseguentemente di azioni. Perché se cambiano i tuoi pensieri cambiano anche le tue azioni. Perché tu fai in base a quello che sei. La conversione del Battista è semplice: "Se fino ad adesso ciascuno ha vissuto per sé, adesso deve vivere per gli altri".

La metanoeia del Battista mi invita a fermarmi sulle mie "conversioni" e sulle mie "conversazioni interiori": quello che mi dico, i miei pensieri, determinano le mie emozioni.

Sto insegnando a scuola e c'è un allievo a cui cade la testa dal sonno (evento). Penso: "Lo sto annoiando" (pensiero). Il pensiero mi fa triste (emozione): "Con tutto il tempo che ci ho dedicato ieri..." e fisiologicamente sento un po' di ansia (reazione fisiologica): "Cosa devo fare adesso per renderlo attento?". Dov'è il problema? Il problema è quello che penso: "E' colpa mia se ha sonno". Se avessi pensato (com'era!): "Forse ha fatto tardi ieri sera... forse ha dormito poco...", mi sarei evitato tutta quella tristezza e quel sentirmi un insegnante inadeguato (il pensiero è stato: "E' colpa mia se dorme: io non sono bravo a sufficienza").

Un ragazzo doveva fare l'esame della patente. Quando lo vedo gli dico: "E allora?". E lui: "Sono un fallimento totale... sono davvero un fallito". Ci stava malissimo. Capisco, non è bello essere bocciati, ma un esame non è la vita (tanto più che poi è passato). Perché stare così male? Perché non pensare: "Ce la farò la prossima volta! Studierò di più! Non è la fine del mondo!".

Un ragazzo di 25 anni è stato lasciato per la seconda volta dalla sua ragazza. "Ma cos'ho di male? E adesso? Ma io non voglio star solo tutta la vita". Ma che relazione c'è tra il fatto di stare da soli tutta la vita e il fatto che due ragazze ti hanno lasciato? Nessuna, se non la paura. Ma se non cambia questo pensiero, davvero vivrà malissimo e il giorno in cui incontrerà una ragazza vivrà nel terrore di perderla o di essere rifiutato.

Un altro ragazzo ad un esame ha preso 30/30: "Ho fatto solo il mio dovere". L'esame successivo ha preso 20/30 (un voto basso): "Dio che vergogna". Allora: quando va bene sminuisce la sua capacità, quando va male amplifica il suo insuccesso. Ma uno che pensa così come fa ad essere felice?

Vicino a casa mia c'era un uomo che quando si dimenticava di dire le preghiere alla sera (lavorava sui campi e certe sere era davvero stanchissimo) non andava neanche a fare la Comunione. Il suo pensiero era: "E' indegno, inconcepibile che mi sia dimenticato". Ma come può vivere la fede un uomo con un pensiero così rigido (e per niente evangelico tra l'altro)?

Outlaw invece dice: "Occhio ai tuoi pensieri, perché si trasformano in parole! Occhio alle tue parole, perché si trasformano in azioni! Occhio alle tue azioni, perché si trasformano in atteggiamenti! Occhio ai tuoi atteggiamenti perché si trasformano in carattere! Occhio al tuo carattere perché si trasforma in destino".

Allora convertirmi (metanoeo) è innanzitutto per me: "Prima li individuo e poi cambio i miei pensieri che mi fanno soffrire". Molti pensieri sono dei veri e propri virus per la nostra vita, che creano epidemie di dolore e pestilenze di paura, colpa e angoscia: "Piacerò? Bisogna assolutamente! Non si deve mai... E se non gli andrò bene? Devo proprio... E se poi succede questo...? E se sbaglio? E se deludo? Nessuno mi vuole! Non piaccio a nessuno! Sono un disastro! Non ho futuro! Non sono capace! Ormai è troppo tardi! Non c'è più niente da fare! Tu sei tutto! Sarò sempre triste! E' un dolore troppo grande! Non riuscirò mai più a riprendermi! Senza di lui la vita non ha senso! Se n'è andato per colpa mia! Cosa faccio di male? Ho un brutto carattere! Non cambierò mai! La mia vita è inutile! E' troppo tardi! Sono così e rimarrò sempre così! Nessuno mi ama! Non merito di essere felice con tutta questa gente che soffre! E se un giorno mi ammalo? E se mi succede che...? E se poi...? Non finirà mai! Ecc".

Ma come sarà la tua vita con questi pensieri, con questi virus che hai dentro?

Ma è la vita che è difficile e dolorosa o sono i tuoi pensieri che la rendono così? Perché se i tuoi pensieri sono così qualunque posto e qualunque situazione sarà così.

Un uomo esce dalla sua stanza e inizia ad urlare: "Non ci vedo più... non ci vedo più... portatemi subito in chirurgia per operarmi subito". Arriva lo psichiatra e gli toglie gli occhiali neri che ha addosso: "Adesso ci vedi?". "Sì". "Operazione fatta!".

La prima conversione allora è quella che devo operare sui miei pensieri. Io penso e non sono pensato dai miei pensieri. Io sono il capitano dei miei pensieri e non i miei pensieri di me.

Un omone incollerito entra nella stanza affollata e grida: "C'è qui un tizio di nome Murphy?". Un omino alza la mano e gli dice: "Perché, c'è qualcuno che lo vuole?". L'omone gli va incontro e lo pesta quasi uccidendolo: gli spezza cinque costole, gli rompe il naso, gli fa gli occhi neri e lo getta a terra ridotto ad uno straccio. Poi esce con passo deciso. Dopo che se n'è andato, l'omino, pieno di dolore, ride a crepapelle tra sé e sé. Gli chiedono: "Ma cosa c'è da ridere?". "Gli ho fatto fare la figura dello stupido!", dice ridendo e pieno di dolore: "Ah, ah!, lui non me l'ha chiesto... e io non sono Murphy!".

E perché uno deve cambiare? Ecco la motivazione: "Perché il regno dei cieli è vicino" (Mt 3,2).

"Regno dei cieli" è un'espressione esclusiva del vangelo di Mt. Regno dei cieli non significa regno nei cieli, come a volte abbiamo pensato. Mt infatti scrive per una comunità di Giudei. E i Giudei non dicevano mai, né lo scrivevano, né lo pronunziavano "Dio", ma utilizzavano delle perifrasi. Mt, quindi, è attento a non urtare la loro sensibilità e dice "regno dei cieli" invece di dire "Dio". Tutti gli altri vangeli, al posto di "regno dei cieli" hanno "regno di Dio". Quindi "regno dei cieli" è "regno di Dio".

Quando si parla di regno dei cieli, quindi, non è il regno dell'aldilà (il regno nei cieli) ma un modo diverso e nuovo di vivere che Gesù ha portato qui in questa terra.

E poi Mt dice che il regno dei cieli è vicino (Mt 3,2), non è arrivato. Mt quindi annuncia che il regno dei cieli non scende dall'alto per l'intervento di Dio, ma è condizionato dal cambiamento delle persone.

Ma perché non è ancora arrivato, possibile? Perché diverrà realtà quando in Mt 5,1-12 Gesù annuncerà le beatitudini: "Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli" (Mt 5,3).

E lì non si dirà che chi vive così avrà il regno nei cieli, il paradiso, il premio futuro, ma che chi vive così ha già adesso il regno dei cieli. Chi vive così, vive in Dio.

Solo che Gesù, in questo punto del vangelo, non ha ancora iniziato la sua attività (inizierà in Mt 4).

Che cosa vorrà dire vivere "povero in spirito", per cui di essi è il regno dei cieli?

1. Vivere libero non posseduto. Ho le cose e non sono le cose che hanno me. Utilizzo le cose ma non mi attacco ad esse. Non vivo per il lavoro, per i soldi, per la fama o per essere sempre giovane.

Sto con le persone, le amo, le gusto, intesso amicizie e rapporti, ma non possiedo gli altri: non sono miei. E nello stesso tempo non mi lascio possedere da loro: io non sono di nessuno.

Vivere povero, vuol dire vivere libero, senza (ecco la povertà) tutti quegli attaccamenti che ti ingabbiano.

2. Vivi condividendo. Non si tratta di spogliarsi ma di vestire gli altri. Come puoi tu mangiare e accumulare nel tuo frigo quando il tuo vicino non ha da mangiare. Allora: non si tratta di togliersi il pane dalla bocca ma di essere sensibili a chi è senza pane, cultura, possibilità, istruzione, assistenza sanitaria, ecc.

"Giovanni portava un vestito di pelli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico" (Mt 3,4).

L'evangelista Mt vede Giovanni Battista come un profeta e soprattutto come il profeta Elia. L'abito tipico dei profeti infatti era il vestito di pelli.

Il segno distintivo di Elia era la cintura di pelle attorno ai fianchi: il fatto che anche il Battista ce l'abbia, indica, per Mt, che il Battista è l'Elia aspettato.

Ma perché Mt mostra che il Battista è come Elia? Perché a quel tempo si credeva che il Messia, nella sua venuta, sarebbe stato preceduto dal profeta Elia. Allora: poiché Elia precede la venuta del Messia, il Battista è proprio quell'Elia che voi attendete e quindi Gesù è il Messia aspettato e che viene.

Il fatto che l'evangelista noti che il suo cibo erano cavallette e miele selvatico non è nulla di straordinario ma semplicemente il cibo normale dei nomadi e dei beduini nel deserto. Quindi non è una pratica di ascetica o di penitenza ma semplicemente il cibo trovabile in quel tempo nel deserto.

"Allora accorrevano a lui da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla zona adiacente il Giordano; e, confessando i loro peccati, si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano" (Mt 3,5).

Vengono da tutte le parti e si fanno battezzare: quel battesimo è un rito che indica morte al passato per entrare in una nuova dimensione. Per questo ci si immerge completamente nell'acqua, perché muore l'individuo che è stato e nasca una nuova realtà.

La gente attraverso questo rito "confessava i loro peccati" (Mt 3,6): non nel senso come noi intendiamo di denunciare le proprie colpe, i propri peccati ("Io ho detto le bugie... io ho fatto questo... io non ho fatto questo.."), ma di essere peccatori, di aver vissuto in un modo che portava lontano da Dio e dalla Vita.

"Vedendo però molti farisei e sadducei venire al suo battesimo disse loro: "Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all'ira imminente?" (Mt 3,7).

Farisei e sadducei sono due gruppi in lotta fra di loro, come dire arabi ed ebrei, ma sono anche il potere spirituale (farisei) e sacerdotale (sadducei) di Gerusalemme. Anche loro accorrono al battesimo pensando che sia un rito: "Faccio questo gesto e sono a posto". Questa gente pensava che la vita fosse distaccata dalla religione: tu facevi le tue devozioni, i tuoi riti e i tuoi rosari e poi potevi bastonare tua moglie, umiliare tuo figlio, mettere sulla strada un debitore, ecc.

Per questo il Battista li investe con parole tremende: "Razza di vipere! Ma pensate di sottrarvi all'ira?".

Il Battista ricorda: "Il battesimo non è un rito, un bonus, ma implica un cambiamento di vita. Cioè: si deve vedere un cambiamento di vita, nella vostra vita, altrimenti è niente, un rito inutile".

Solo che quelli che detengono il potere religioso e spirituale, come poi si vedrà in tutto il vangelo, non cambieranno mai. E perché? Perché avevano molto da perdere. Cambiare avrebbe voluto dire perdere prestigio, essere esclusi dal gruppo, perdere certezze e convinzioni radicate, mettersi sulla strada del nuovo e dello sconosciuto, rinnegare la fede dei padri, ecc.

Quando si ha troppo da perdere non si può seguire Dio. Per questo l'attaccamento (l'aver troppo da perdere, da mettere in gioco, in discussione, in cambiamento, a tutti i livelli: materiale, finanziario, mentale, spirituale) è il demone più tremendo. Per questo Gesù dovrà dire: "Beati i poveri (di tutto questo) perché i ricchi proprio non possono avere la felicità. Troppi attaccamenti!".

"E non crediate di poter dire fra di voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre. Già la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco" (Mt 3,9-10).

Il potere religioso (farisei e sadducei) si giustificava così: "Noi siamo i discendenti di Abramo; noi siamo gli eletti; noi siamo il popolo di Dio". Pensavano cioè che per il fatto di essere quello che erano, di essere già garantiti nell'accettazione di Dio, di essere già a posto.

Ma il Battista pone adesso un nuovo criterio: "Non è più il popolo eletto il favorito, il prescelto da Dio. Dio può far sorgere un nuovo popolo eletto anche da queste pietre. Il criterio adesso è la vita: se la tua vita non cambia (frutti di conversione) puoi essere chissà chi ma davanti a Dio tutto questo non serve".

Il segno che io "sono da Dio" non è se prego molto, se frequento la chiesa, se sono prete, se dico un tot numero di preghiere o se partecipo a molte funzioni o pellegrinaggi, ma il segno che "io sono da Dio" è se sono disposto a cambiare la mia vita, a convertire i miei pensieri (e quindi il mio modo di agire conseguentemente) e divenire via via più elastico, aperto, disponibile, accogliente e capace d'amore.

""La scure è posta agli alberi": a me non mi ingannate", dice il Battista. Se i vostri alberi non hanno frutti allora è un rito non serve a nulla. Io non ci cado. Tutte le vostre preghiere e le vostre idee religiose e le vostre funzioni per me sono nulla, non valgono niente".

Le parole più importanti arrivano adesso: "Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non sono degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco" (Mt 3,11).

Giovanni Battista però riconosce anche la sua impotenza: "Io vi battezzo nell'acqua per la conversione ma la capacità per realizzare questo, però, non è in mio possesso".

Giovanni Battista annuncia che il suo battesimo (quello d'acqua) precede un altro battesimo (Spirito Santo e fuoco).

Allora: lo Spirito è l'energia che viene da Dio. Santo, invece, non per la sua qualità santa ma per la sua attività, la capacità cioè di separare l'uomo dalla sfera del peccato (santo in ebraico vuol dire separato, altro).

Allora: mentre quando si è immersi nell'acqua si è immersi in un liquido esterno all'uomo, essere battezzati nello Spirito Santo allora è qualcosa di interiore, non di esterno all'uomo.

Nell'A.T. Dio governava l'uomo con leggi che si doveva osservare: tu osservavi le tue leggi e Dio ti accoglieva. Solo che tutto questo rimaneva esterno; la legge è esterna all'uomo e fa dell'uomo un obbediente.

Adesso Dio governa l'uomo non più dall'esterno ma dall'interno: comunica cioè agli uomini la sua stessa capacità d'amare. Quindi il nuovo battesimo è sviluppare il Dio che abita dentro ognuno di noi.

E il "fuoco" (Mt 3,11)? Spirito Santo per chi l'accoglie e fuoco, come punizione per chi non lo accoglie.

Altre volte nei vangeli viene invocato il fuoco come segno di punizione.

In Lc 9,54 gli apostoli, visto che Gesù era stato rifiutato in un paese, gli dicono: "Signore, vuoi che diciamo che scenda fuoco dal cielo e li consumi, (come fece anche Elia?)".

Anche Elia aveva fatto così: di fronte a 50 soldati e al loro capo, per due volte, aveva fatto discendere un fuoco dal cielo e li aveva inceneriti (2 Re 9-14) (Altre volte, invece, nei vangeli, il fuoco è un elemento positivo, che indica passione, desiderio: "Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!" (Lc 12,49)).

Qui "fuoco", come si vede anche nel versetto successivo dove si parla di "fuoco inestinguibile", ha un valore negativo. Il fuoco qui ha valore di condanna e punizione.

Gesù però non sarà d'accordo con ciò che propone il Battista. Gesù porterà il suo Battesimo d'amore ma non condannerà, né punirà nessuno. Tant'è vero che Gesù (Risorto) stesso annuncia agli apostoli: "Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni" (At 1,5). Gesù, cioè, elimina "il fuoco" punitore, divoratore, distruttore, che il Battista (conforme alla sua immagine di Messia) proclamava e annunciava.

"Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile" (Mt 3,12).

L'annuncio del Battista si conclude con l'idea del giudizio: era l'idea tradizionale, di quel tempo. Il Messia avrebbe "raccolto il grano" (cioè i frutti di conversione) ma bruciato (ecco di nuovo il fuoco come segno distruttore) tutto ciò che non porta frutti di conversione.

"Il fuoco inestinguibile" (Mt 3,12) non ha nulla a che vedere con l'inferno (così spesso c'è stato tramandato come un fuoco inestinguibile) ma è un'immagine del tempo, immagine che tutti conoscevano. Infatti la Gheenna era l'immondezzaio di Gerusalemme, la discarica del tempo.

Era un territorio appena fuori Gerusalemme dove venivano portate tutte le immondizie della città e venivano poi bruciate. Per cui lì vi era sempre fuoco, fumo e odori maleodoranti. Per questo fu preso come immagine per indicare un luogo sgradevole e riprovevole.

Quindi il Cristo che il Battista annuncia è un Cristo che porta vita per chi l'accoglie ma che porta anche un castigo e un giudizio temendo per chi lo rifiuta.

Ma non sarà così per Gesù. Gesù a tutti quanti, buoni e cattivi, offrirà un Dio d'amore.

Mt 22,10: alle nozze (il regno di dei cieli) sono invitati tutti, "buoni e cattivi".

Mt 20,1-16: il regno dei cieli è simile ad un padrone che dà a tutti un denaro, sia a quelli che avevano lavorato fin dalle sei del mattino (paga giusta) sia a quelli che avevano lavorato un'ora soltanto!". "Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?". Il Dio di Gesù non dà secondo i meriti o i frutti, ma secondo il suo cuore.

E sarà proprio questa (lo vedremo la prossima domenica) la grande crisi di Giovanni Battista e la frizione con Gesù. E il Battista non ci capirà più niente: "Sei tu che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?" (Mt 11,3).

Anche il Battista fu chiamato a convertirsi: Gesù non era come Lui si aspettava. E fu difficile anche per lui.


Pensiero della Settimana
Se vuoi qualcosa che non hai mai avuto,

devi essere pronto a fare qualcosa che non hai mai fatto.

 

Ricerca avanzata  (53947 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: