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TESTO State svegli! Tenetevi pronti...

mons. Gianfranco Poma

I Domenica di Avvento (Anno A) (01/12/2013)

Vangelo: Mt 24,37-44 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 24,37-44

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 37Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. 38Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, 39e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. 40Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. 41Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.

42Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.

Con il tempo dell'Avvento inizia il nuovo anno liturgico: il mistero di Cristo afferra il tempo che scorre perché tutto entri nell'infinita vita di Dio.

Il Vangelo di Matteo che la Liturgia ci ripresenta nel corso di questo anno, è attraversato da un tema unico che costituisce il motivo fondamentale dell'esistenza della comunità cristiana ed è la novità che la distingue ormai dalla comunità ebraica da cui pure proviene. Questo tema è messo in evidenza dalla inclusione nella quale Matteo raccoglie tutta la sua opera. In Matt.1,22-23 l'evangelista scrive: "Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: ‘Ecco la Vergine concepirà e partorirà un Figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele' che significa Dio con noi". Facendo eco a questa dichiarazione, l'ultima istruzione data da Gesù risorto ai suoi discepoli conclude così il Vangelo: "Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". Il tema della narrazione di Matteo è dunque "l'essere con noi di Dio, in Gesù di Nazareth": con il racconto dell'esistenza storica di Gesù, Matteo vuole annunciare che il Dio di Israele "è con noi", e mostrare "come" è con noi e "perché" è con noi. Il Dio di Abramo e di Isacco e di Giacobbe, il Dio che ha dato la sua Legge a Mosè perché potesse esistere il popolo di Dio, è il Dio presente in modo imprevedibile in Gesù, tanto da fare di Lui il Figlio che vive della vita del Padre, il Dio che realizza in Gesù il Messia atteso dai Profeti, non per dare al suo popolo la vittoria sugli altri, ma per stare accanto ad ogni uomo, dentro ogni uomo, nella sua carne, perché nella debolezza umana possa gustare l'Amore di Dio, amare con il cuore nuovo trasformato dall'Amore, superare l'impotenza dell'osservanza della Legge, vivendo la vita di Dio che è l'Amore.

Il tema essenziale del Vangelo di Matteo è l'annuncio che Dio è con noi in Gesù di Nazareth, nella sua vita, nella sua morte e nella sua risurrezione: in Gesù si manifesta la presenza di Dio che salva l'uomo proprio perché è presente nella sua carne. Non è più l'osservanza della Legge che salva, ma la fede in Gesù che accoglie la vita di Dio nella carne: il popolo di Dio che nasce dalla fede nel Dio con noi ogni giorno, nella carne di ogni uomo, ha la dimensione dell'umanità intera.

Narrando l'esperienza di Gesù, Matteo educa il suo lettore (noi oggi) alla vita della fede in Gesù, a credere in Lui, a sentire e a vedere il Dio presente, nella concretezza dinamica della storia di ognuno, non attraverso schemi preocostituiti, ma nella relazione personale con Lui e nella trama delle relazioni quotidiane.

"Io sono con voi ogni giorno, fino alla fine del tempo": Gesù è il "Dio con noi", "ogni giorno", in ogni situazione, di gioia e di tristezza, di riuscita e di sconfitta; "fino alla fine del tempo": non siamo soli, mai. Egli è la nostra salvezza, non perché ci evita il male, le sconfitte, i fallimenti, ma perché è con noi per condividere, vivere tutto con noi, amarci, perché tutto di noi risorga con Lui.

Matteo scrive il Vangelo dando voce alla sua comunità che crede in Gesù "Dio con noi", come testimonianza per coloro che di fronte a Lui, esitano e non riescono a credere: non è facile credere nel "Dio con noi" che non combatte e non vince per noi le battaglie, come noi vorremmo.

Entriamo nell' "Avvento", il tempo liturgico nel quale siamo invitati ad accogliere Dio che viene con noi: dobbiamo aprirci per poterlo accoglierlo, aspettarlo, essere svegli, pronti perché Egli viene con la novità imprevedibile del suo Amore irriducibile alle nostre categorie.

Quando Matteo scrive il Vangelo sa che Gesù, per essere con noi, è sceso nella nostra carne, sino alla morte di croce: ed è proprio questo l'ostacolo per la fede di coloro (anche noi!) che vorrebbero un "Dio con noi" per farci risorgere ma senza passare attraverso la morte.

Il brano del Vangelo che leggiamo nella prima domenica di Avvento (Matt.24,37-44), fa parte del'ultimo discorso di Gesù, a Gerusalemme, alla vigilia della Passione: Gesù non eviterà la morte, morirà per risorgere, ponendo al centro della storia l'evento che ne illumina il senso definitivo, e si fa presente in ogni evento piccolo o grande della quotidianità. Lui è il "Dio con noi" nella fragilità drammatica della nostra storia quotidiana, nei nostri dubbi, nelle nostre perplessità dalle quali non abbiamo la forza di uscire da soli. Lui ci chiede di fidarci di Lui, di credere in Lui, di non avere paura, di non essere attaccati a noi stessi, ai nostri progetti.

Così, Matteo in queste pagine finali del suo Vangelo, ripensa alla crisi che Israele sta vivendo, alla luce dell'evento di Gesù che muore e risorge. Il "Dio con Abramo e con Isacco e con Giacobbe...e con Mosè" è il "Dio con Gesù" in modo così totale, imprevedibile e definitivo, da scendere al nulla della morte con l'uomo e con ogni sua esperienza per essere il "Dio con noi".

Può venir meno la struttura storica di Israele, il suo Tempio: la Parola viva non muore, la relazione personale con Lui rimane, diventa vita nuova.

"Così sarà la venuta del Figlio dell'uomo...". Nel dramma della morte di Gesù è apparsa imprevedibile la gloria di Dio: nello scorrere del tempo, apparentemente sempre uguale, nel non senso della noia e dell'abitudine, irrompe l'Amore di Dio, inatteso, talvolta sconvolgente, a prima vista distruttivo e in realtà inizio di vita rinnovata: ma occorre guardare, vedere, essere attenti, non dare per scontato. "Come furono i giorni di Noè: nei giorni che precedettero il diluvio, mangiavano e bevevano... fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca e non si accorgevano di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti". Ecco: "non si accorgevano di nulla". È possibile vivere senza accorgersi di nulla, schiacciati dalle preoccupazioni quotidiane o schiavi del desiderio del potere o del denaro o delusi dalle situazioni non favorevoli della vita... "Così sarà la venuta del Figlio dell'uomo". Mentre "tutti prendevano moglie e prendevano marito e non si accorgevano di nulla...", Noè ascoltava Dio che gli parlava, gli offriva una vita nuova, una relazione che gli apriva orizzonti di vita libera, in cui la quotidianità avesse un senso. Così, Matteo all'Israele del suo tempo, spaventato dai mali che lo assalgono ricorda: "Così sarà la venuta del Figlio dell'uomo". Ormai la storia non è abbandonata a se stessa: Gesù risorto è il Dio con noi. Occorre essere svegli, attenti: è Lui che ci apre orizzonti nuovi. È Lui la speranza di un mondo nuovo. È Lui l' Amore che dona la vita: l'Amore non muore. E Lui ci invita ad immettere nel nostro mondo, nelle nostre situazioni concrete il suo Amore, con la fede che Lui è con noi: la sua venuta non è per farci paura, ma per darci speranza. L'Amore vince tutto, trasforma in grazia ciò che per le sole nostre forze sarebbe impossibile. Tutto è grazia: bisogna accoglierla, veder "Dio con noi" in ogni situazione, buona e cattiva. Non è la stessa cosa, credere o non credere la presenza quotidiana di un Dio che ci ama talmente da essere con noi, sempre: la fede opera una "separazione" tra di noi, ma è l'offerta di una vita splendida comunque gioiosa.

Vedere "Dio con noi" perché è "in noi", nella nostra vita debole, fragile, nella nostra vita umana, dà senso a ciò che immediatamente sembra non averne. Ma ci chiede uno strappo, richiede "attenzione", "vigilanza", "intelligenza": richiede sintonia con un Dio che discende per essere con noi, ci sorprende nella "follia" del suo Amore, mentre noi vorremmo un Dio "onnipotente" che trasformasse la nostra umanità in modo da farne una divinità.

Questo è l'annuncio di Matteo, oggi rivolto a noi, perché ne facciamo il cammino concreto della nostra vita: Dio è con noi, in Gesù di Nazareh, che ha riempito la nostra carne della gloria di Dio, perché in ogni attimo, anche il più insignificante, della nostra vita, sappiamo vedere la sua gloria, vivere il suo Amore e sperare perché il nostro non senso si riempie di luce.

 

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