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TESTO Commento su Giovanni 1,1-18

fr. Massimo Rossi  

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Natale del Signore - Messa del Giorno (25/12/2013)

Vangelo: Gv 1,1-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 1,1-18

1In principio era il Verbo,

e il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio.

2Egli era, in principio, presso Dio:

3tutto è stato fatto per mezzo di lui

e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

4In lui era la vita

e la vita era la luce degli uomini;

5la luce splende nelle tenebre

e le tenebre non l’hanno vinta.

6Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

7Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

8Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

9Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

10Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

11Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

12A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

13i quali, non da sangue

né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

14E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità.

15Giovanni gli dà testimonianza e proclama:

«Era di lui che io dissi:

Colui che viene dopo di me

è avanti a me,

perché era prima di me».

16Dalla sua pienezza

noi tutti abbiamo ricevuto:

grazia su grazia.

17Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,

la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

18Dio, nessuno lo ha mai visto:

il Figlio unigenito, che è Dio

ed è nel seno del Padre,

è lui che lo ha rivelato.

Buon Natale a tutti!

Come ogni anno, a Natale, viene proclamato il Prologo di Giovanni, l'inizio solenne del quarto Evangelo, un inizio denso di una riflessione teologica ormai secolare: Giovanni scrive infatti intorno alla fine del primo secolo. Come tutte le migliori pagine di teologia, anche questa è elevata, rarefatta, aria pura di alta montagna...

Queste parole potrebbero anche concludere il Vangelo, ne sono una sintesi perfetta: Giovanni, l'apostolo preferito dal Signore - che volete, anche Gesù aveva le sue preferenze, ma, a differenza di noi, non le fece mai valere; non fu infatti Giovanni, ma Pietro a ricevere il mandato di governare la Chiesa di Cristo - Giovanni, dicevo, sceglie di porre questo meraviglioso inno Cristologico come premessa, potremmo dire, quando il sipario è ancora abbassato...

E poi il sipario si alza, non sulla scena della grotta/stalla/capanna... bensì, 30 anni dopo, sul Battista, che professa la sua fede in Gesù, e lo addita presente, Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo (cfr. 1,29).

Fin dal primo capitolo del Vangelo, Gesù comincia a parlare; fin dal primo capitolo la chiesa è già all'opera: annunciare la Verità, chiamare, salvare... Gesù incontra i primi discepoli: alcuni accolgono la vocazione con entusiasmo e senza esitare, anzi, si fanno promotori essi stessi di nuove vocazioni; altri invece puntano i piedi, esprimono riserve a proposito della persona di Cristo, come Natanaele - Bartolomeo secondo i Sinottici -: "Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?" (v.46). Fin dal primo capitolo, Gesù ha già deciso che Simone condurrà il gruppo, una volta conclusa la sua missione sulla terra; anche se Simone è tutt'altro che fedele e docile, al contrario, ha la testa dura, dura come una pietra; difatti Gesù gli cambia immediatamente il nome in Cefa', che significa pietra, non solo perché (Pietro) è la pietra angolare, base solida sulla quale edificare la Chiesa (cfr. Mt 16,18), ma anche perché Simone-detto-Cefa farà sempre resistenza al progetto di Dio rivelato in Gesù - "Lungi da me, Satana!..." (cfr. Mt 16,23) -, non è neppure del tutto disinteressato - "Noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa avremo in cambio?" (cfr. Mt 19,27); tantomeno Pietro è pronto a seguire il Signore risorto - "Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro? Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene." (cfr. Gv 21,15) -. Eppure, fin dal primo capitolo, Gesù lo guarda come se tutto fosse già superato - le crisi ricorrenti, le proverbiali intemperanze, il rinnegamento, la passione -; non solo perché il Vangelo viene scritto quando, appunto, tutto è già avvenuto... Gesù, fin dall'avvio della sua vita pubblica, contempla la realtà, fatti e persone, con gli occhi di Dio, sub specie æternitatis.

È la logica della Parola di Dio, è la logica della Rivelazione: non c'è un ‘prima' e un ‘dopo'; per Dio tutto è contemporaneo, tutto è simultaneo, tutto è un eterno presente. Per questo possiamo cantare: "O Dio, oggi il tuo Figlio ha voluto assumere la nostra natura umana", anche se per noi, il mistero dell'incarnazione è (storicamente) avvenuto più di venti secoli fa.

Lo stesso si può dire di noi, della nostra relazione con Dio: ciò che faremo, addirittura, ciò che ancora non sappiamo di noi, Dio lo conosce già; per Lui la storia degli uomini è già compiuta, è già completa; usando termini difficili - tanto per darmi un tono... - Dio ha una visuale sin-cronica e non dia-cronica della realtà.

Lo so che questo discorso ci mette in crisi, toccando aspetti delicati della fede, come il rapporto tra la nostra libertà e la volontà di Dio, e perché questa Volontà di Dio, conoscendo il nostro futuro, non intervenga a impedire il male... Tranquilli, non ne parlerò, almeno oggi che è Natale, dobbiamo essere tutti più buoni e più felici.
La tenerezza che sempre suscita ogni bambino che viene al mondo, è forse il sentimento più adeguato di altri a vivere in pienezza questa giornata: una sorta di tregua emotiva dai tormenti, dallo stress, dal senso di precarietà che si avverte in tutte le famiglie, anche nelle comunità, e che assume talora toni a dir poco drammatici.

Non permettiamo che anche nella nostra vita la solennità del Natale ‘funzioni' perversamente suscitando tristezza, piuttosto che gioia! "C'è ben poco da festeggiare!", obbietta qualcuno...

È vero, non ci sono molti motivi umani per festeggiare... Proviamo allora a interrogare la fede: in giorni come questo, la fede può veramente fare la differenza!

Avrete certo pensato ai regali... è più di un mese che la città ha indossato i colori, le luci, i profumi...e i prezzi del Natale. Abbiamo quasi la nausea... Tuttavia, tra questi colori, tra queste luci e questi profumi, mancano il colore, la luce e il profumo della preghiera.

Avete mai pensato di regalarvi una preghiera? non costa niente... e ha una valore altissimo!

Quest'oggi, prima di sederci a tavola per il pranzo di Natale, insieme con gli auguri, pronunciamo una breve preghiera al nostro Dio-fatto-bambino, gli uni per gli altri.
Non sono necessarie molte parole...

Del resto, che cosa potremmo dire a un neonato? un neonato non ha bisogno di parole - ve lo dice un predicatore!... - ma di accoglienza, di calore, di affetto... Facciamo spazio al Signore!

È figlio di Dio. Ed è anche figlio nostro!

"La solitudine e il silenzio
sono spazi per attingere il più alto dei traguardi:
l'umanità allo stato puro.
"
Giovani Pozzi

 

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