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TESTO Commento su Colossesi 1,12-20

Monastero Domenicano Matris Domini  

XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) - Cristo Re (24/11/2013)

Brano biblico: Col 1,12-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 23,35-43

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] 35il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». 36Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto 37e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 42E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». 43Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Collocazione del brano
Nella solennità di Cristo Re questo brano della lettera ai Colossesi ci aiuta a riconoscere la centralità di Cristo, e quindi la sua regalità, in tutto l'universo e all'interno della storia della redenzione. Colossesi 1,12-20 è uno dei tre inni Cristologici paolini, dove in modo poetico e solenne si ricordano le principali caratteristiche della persona e dell'azione di Gesù Cristo. In questo inno di Colossesi si vede in particolare come Gesù sia al centro della creazione del mondo e al tempo stesso il principio della riconciliazione del mondo con Dio.
Lectio
Fratelli,12 ringraziate con gioia il Padre che vi ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce.
Il testo esordisce con uno schema tipico a molti inni: l'invito/esortazione a ringraziare il Signore. Paolo esorta i Colossesi a ringraziare il Padre. Perché? Perché anche loro possono far parte della schiera dei santi che abitano con Dio nella luce. C'è una salvezza che viene direttamente dal Padre e di cui i Colossesi sono fatti partecipi.
13 È lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore,
Forte è il contrasto luce/tenebre. E' Dio Padre che ha liberato gli uomini e le donne dal potere delle tenebre e li ha resi parte del regno del suo Figlio. Qui si può leggere in filigrana l'esperienza della liberazione dall'Egitto e l'entrata nella Terra Promessa. Quell'esperienza di liberazione era solo un modello, una piccola anticipazione della liberazione che è avvenuta tramite la morte e la risurrezione di Cristo, liberazione da ben altre tenebre, entrata in un ben altro regno. Il regno è del Padre, ma è stato dato al Figlio del suo amore. Vi è una relazione di amore tra il Padre e il Figlio. E' l'amore che ha generato il Figlio e che rigenera i figli.
14 per mezzo del quale abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati.
Per mezzo del Figlio abbiamo ricevuto la redenzione, cioè il perdono dei peccati, la cancellazione di ogni conseguenza negativa del male e del peccato. Ecco in sintesi ciò di cui dobbiamo ringraziare il Padre: egli ci ha liberato, ha perdonato i nostri peccati, attraverso l'incarnazione, la morte e la risurrezione del Figlio. Non solo: ora possiamo far parte anche noi del suo regno di luce. Nei versetti seguenti si passa all'inno vero e proprio, che analizza la natura di Cristo e della sua opera di redenzione.
15 Cristo Gesù è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione,
Gesù è immagine, eikon, del Dio invisibile. Nell'AT l'immagine appare sin dalle prime pagine: l'uomo è creato a immagine di Dio (Gn 1,26-27). Nei libri sapienziali, la Sapienza stessa è immagine di Dio (Sap 7,26). Anche nell'ambiente greco si concepisce il mondo come immagine di Dio, ma la riflessione dei primi cristiani sembra fissarsi soprattutto su Gesù come manifestazione/incarnazione della Sapienza di Dio, che rivela la grandezza del Padre e mediatrice nei confronti della creazione.
Gesù è anche il primogenito. Anche questo termine riveste grande importanza nella cultura biblica. Il primogenito è colui che ha la preminenza sui fratelli e una dignità unica nei confronti del padre. Cristo in quanto primogenito dunque non è solo mediatore nella creazione, ma in lui, in quanto primogenito, si manifesta il volto nascosto e inaccessibile di Dio.
16 perché in lui furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potenze. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.
In questo versetto si ribadisce la centralità di Cristo rispetto alla creazione. Cristo svolge il ruolo di fonte, di fondamento - consistenza e meta finale. Egli esercita la sua signoria nei cieli e sulla terra, sulle cose visibili e quelle invisibili. I Troni, le Dominazioni ecc. erano le varie gerarchie di angeli che erano ritenuti partecipi del governo dell'universo fisico e del mondo religioso precristiano ed erano ritenuti speciali custodi della legge di Mosè e del suo sistema (cf. Gal 3,19 e Col 2,15 ). Anche gli angeli sono stati dunque creati in Cristo e quindi non possono godere di un'adorazione indipendente da lui.
17 Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono.
L'essere prima è inteso in senso di anteriorità ma anche di supremazia. La sussistenza di tutte le cose in un principio è un'affermazione cara allo stoicismo, che vedeva appunto l'universo come un insieme divino e coerente.
I libri sapienziali avevano applicato questo principio stoico al monoteismo biblico.
18 Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa.
La Chiesa intesa come corpo è un tema caro a Paolo. In Rm 12 e 1Cor 12 il corpo è la comunità dei fedeli. In Colossesi ed Efesini il Cristo è la testa di questo corpo, lo governa e gli dà la vita. Parlando della Chiesa l'autore sposta l'accento dalla dimensione cosmica a quella storica: Cristo si trova concretamente in una comunità di uomini e di donne, che vive riconoscendo la sua supremazia.
Egli è principio, primogenito di quelli che risorgono dai morti, perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose.
Mentre la prima parte dell'inno sottolineava la supremazia di Gesù sulla creazione, la seconda parte parla della riconciliazione e della pacificazione universale. Il Cristo è il principio, questo è un tema molto caro ai greci e si ritrova nei testi biblici riguardanti la Sapienza. Segue un termine vicino all'AT, di nuovo il primogenito. Egli così diventa il capostipite di una nuova umanità, quella che ha vinto la morte. In base a questo si ribadisce nuovamente il primato di Cristo su tutte le cose.
19 È piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza
Grazie alla sua partecipazione in prima persona alla riconciliazione di tutti gli esseri creati, Gesù Cristo riceve in se stesso ogni pienezza, cioè la pienezza di tutta la divinità, tutto quello che Dio ci vuole comunicare di se stesso in Cristo, per introdurci e perfezionarci in lui. L'idea della dimora di Dio percorre tutto il testo biblico.
20 e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli.
E' Dio che ha riconciliato in Cristo e in vista di Cristo tutte le cose. E' una pacificazione totale, che coinvolge il cielo e la terra. E' una pacificazione/riconciliazione che ha avuto un preciso momento: la morte in croce di Cristo. E' questo il punto focale. Se si può negare la partecipazione di Cristo alla creazione, non si può certo evitare il fatto storico della croce e risurrezione di Cristo, che ha permesso una totale riconciliazione di tutte le cose create.
Meditiamo
- Mi sento parte del regno dei santi nella luce, anche se non lo vivo ancora in pienezza?

- Riesco a pensare all'universo come a qualcosa di armonico o mi sembra solo un insieme di oggetti dovuto al caso?

- In che senso la croce è stata riconciliazione con Dio per la mia vita?

 

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