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TESTO Seguire Gesù, in modo radicale, disarmati e poveri

don Mario Campisi  

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XIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (27/06/2004)

Vangelo: Lc 9,51-62 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,51-62

51Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme 52e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. 53Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. 54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». 55Si voltò e li rimproverò. 56E si misero in cammino verso un altro villaggio.

57Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». 58E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». 59A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». 60Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». 61Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». 62Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».

Un cristiano non è innanzitutto qualcuno che "sa", che ha imparato il Vangelo, che conosce la dottrina e acconsente a credere quello che insegna la Chiesa. E non è neppure uno che osserva scrupolosamente una legge religiosa, senza commettere nessun peccato.

Un cristiano è fondamentalmente uno che si è lasciato afferrare dallo Spirito di Dio, che è stato toccato alla radice del proprio essere dal fuoco di un amore e che ha deciso di mettere i suoi passi su quelli di Gesù. Al di là dei discorsi e dei comportamenti, la fede è la storia di un'alleanza d'amore tra Dio e l'uomo. Giorno dopo giorno la grazia di Dio e la libertà umana si coniugano, camminano insieme, operano insieme... per inventare la risposta sempre nuova della fiducia!

Portare il Vangelo, annunciare la Buona Novella, sì, ma in modo "efficace"! Quante volte abbiamo sentito questo aggettivo far capolino nei discorsi di preti e laici, di giovani ed adulti. Efficacia: parola mitica che porta con sé il sogno di una soluzione magica. Sì, perché la parola efficace convince e mobilita; l'azione efficace colpisce ed induce a scelte decise, determinate, coraggiose; i mezzi e le persone efficaci diventano un ingrediente indispensabile per il successo della causa. Efficace, in fondo - diciamolo chiaramente - è solo un termine meno imbarazzante di forza, potere, ricchezza, ma il significato è lo stesso, anche se l'impatto è meno brutale.

Ma è proprio questo lo stile di Gesù? E' questo quello che chiede ai suoi discepoli quando li chiama con sé? Domanda capacità gestionali, astuzia e prontezza nell'uso di mezzi ingenti, li mette alla prova per vagliare la loro abilità nel raggiungere il successo?

A leggere il Vangelo di questa domenica sembra proprio di no. Gli apostoli, del resto, non erano molto diversi da noi e un problema del genere doveva emergere prima o poi.

Ecco un episodio che viene riferito: un villaggio di samaritani, saputo che Gesù sta dirigendosi verso Gerusalemme, gli chiude le porte in faccia. Disappunto dei discepoli e domanda di pronto intervento. "Facciamogli vedere chi siamo!". "Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e lo consumi?". Nient'altro che un esempio, un modo "efficace" per dissuadere da simili comportamenti: tutti capiranno la lezione. Ma Gesù non gradisce questo sfogo di potenza. Anzi, li rimprovera.

Ma allora, dirà qualcuno, che cosa esige questo Maestro strano, questo Messia che non approfitta dei suoi poteri, da coloro che vogliono seguirlo?

Chiede di essere come lui. Povero come lui che "non sa dove posare il capo". Disarmati e deboli come lui che non ha un servizio di polizia che lo difenda. Liberi come lui, perché nulla può trattenerlo dal compiere la missione che gli è stata affidata dal Padre, neppure "sua madre e i suoi fratelli". Fiduciosi e determinati come lui che si dirige risolutamente verso Gerusalemme, nonostante l'opposizione crescente dei capi e i rischi che correrà.

Proprio a Gerusalemme - noi sappiamo come andrà a finire - misureremo fino in fondo che tipo di efficacia sia quella di Gesù. Un'efficacia che passa attraverso il fallimanto, l'abbandono, la condanna, la sofferenza, la croce, per arrivare al giorno radioso della risurrezione. Non il fuoco che riduce in cenere gli avversari, ma l'amore che affronta fiducioso anche le prove più terribili si rivela come il vero vincitore della storia.

 

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