TESTO Chi dice la gente che io sia?
mons. Vincenzo Paglia Diocesi di Terni
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XII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (20/06/2004)
Vangelo: Lc 9,18-24

18Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». 19Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». 20Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». 21Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno.
22«Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
23Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. 24Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà».
"Chi dice la gente che io sia?". E' la domanda che Gesù rivolge ai suoi discepoli a Cesarea di Filippo. L'evangelista non riporta il luogo ma precisa il momento in cui Gesù rivolge queste parole ai discepoli, ossia "mentre egli stava a pregare in un luogo solitario e i discepoli erano con lui". Non si tratta di una sorta di sondaggio; anche se i Vangeli fanno emergere le diversità delle opinioni verso questo singolare profeta di Nazareth. Luca pone in bocca ai discepoli alcune delle opinioni più comuni: "Per alcuni Giovanni Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto". Ad ognuna di queste attribuzioni corrispondeva un grado più o meno elevato di popolarità o comunque di adesione. Tuttavia, a Gesù non sembra interessare più di tanto il parere della gente; quel che davvero gli sta a cuore è cosa pensino di lui i discepoli. E il perché si comprende dal seguito del racconto evangelico. Gesù sta per intraprendere un cammino davvero difficile verso Gerusalemme. Egli ha ormai chiaro lo scontro che ci sarà tra la sua predicazione e le autorità religiose (gli anziani e i principi dei sacerdoti) e spirituali (gli scribi) che dominano Israele. E certamente gli tornano in mente i numerosi brani dell'Antico Testamento ove si parla del servo sofferente o del giusto "trafitto", come scrive il profeta Zaccaria. Ma se per lui è chiaro quel che gli accadrà, non lo è affatto per i discepoli. Per questo, Gesù, senza commentare le opinioni della gente, chiede immediatamente ai discepoli: "Ma voi chi dite che io sia?". E' la domanda centrale del brano evangelico. Essa chiede certamente chiarezza di idee, ma soprattutto adesione del cuore. E Pietro, a nome di tutti, risponde: "Il Cristo di Dio". E' una risposta che se non è del tutto chiara nella mente di Pietro, certamente è piena e limpida sul piano della sua fede. E' ormai chiaro che Gesù per i discepoli non è solo un maestro di dottrine, è l'amico, è il confidente, è la loro vita, è il loro salvatore. La conversazione che si instaura tra Gesù ed i discepoli è un dialogo familiare e confidente. Gesù apre il suo cuore e confida ai suoi più intimi quello che gli accadrà a Gerusalemme. Del resto è venuto sulla terra per compiere la volontà del Padre, qualunque cosa comporti. L'annuncio "confidenziale" della sua passione, morte e risurrezione, certamente sorprende il piccolo gruppo di discepoli. Ma Gesù sa bene che questa è l'essenza del suo Vangelo e non può rinunciarvi. Anzi, chiunque vuole seguirlo deve accoglierla. Continua perciò, a parlare proponendo alcune indicazioni sulla sequela. La prima e fondamentale condizione, comunque, è una adesione piena e totale a lui. Gesù vuole che i discepoli siano tali non solo esteriormente ma con il cuore; non a metà, ma interamente. E proprio all'inizio del suo viaggio verso Gerusalemme - siamo ancora in Galilea - dice a coloro che lo ascoltano: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua". Gesù chiede di essere amato sopra ogni cosa; esige di venir prima di ogni affetto e di ogni affare. O, se si vuole, pretende di essere il primo affetto e il primo affare. Tutto ciò chiede di operare su ciascuno di noi, iniziando appunto dal cuore. Qui è il luogo ove si sceglie a chi affidare la propria vita: se a se stessi, alla propria carriera, a tanti altri idoli, oppure al Signore. E' ovvio che ogni taglio, ogni divisione, richiede sforzo e sacrificio; talvolta, una vera e propria lotta. Essa va combattuta da ogni discepolo. Seguire Gesù significa essere disponibili a percorrere il suo cammino, a prendere su di sé il rifiuto del mondo, l'incomprensione e anche la diffamazione. Ma il termine sarà la risurrezione, la pienezza della vita. Gesù lega il discepolo al suo destino personale. E chiude con una frase davvero strana per noi, ma è la sintesi della sua vita: "Colui che vuol salvare la propria vita, la perderà; chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà". Chi "perde" la vita, ossia chi la spende al seguito di Gesù, l'ha davvero salvata. Non l'ha persa dietro cose vane e illusorie.