TESTO Sondaggio... inchiesta... risposte!

L'identità di una persona è essenziale nella conoscenza dell'altro. ma per poter identificare bisogna ascoltare e osservare. Bisogna trovare il tempo di frequentare, di stare insieme, di condividere la vita quotidiana. Le folle che seguivano Gesù si fermavano facilmente ai segni esteriori. Cercavano lo straordinario, l'eccezionale: i miracoli, le guarigioni e gli altri segni. Tuttavia Gesù con le sue parole e con i suoi gesti annunciava piuttosto l'ordinario di una comunione con il Padre, il suo amore per il mondo, per gli uomini, la sua capacità di perdonare e di ricominciare. Oggi Gesù mi pone questa domanda: "Chi sono io per te?". Lasciamo che sia il nostro cuore a rispondere!

Il sondaggio di Gesù, come ogni sondaggio serio, ha naturalmente più risposte: Giovanni il battista, Elia, uno degli antichi profeti. Ci sono buoni motivi dietro ad ognuno di questi pareri: in fondo basta operare una scelta tra le parole e i gesti di Gesù e si finisce per dare ragione a questa o a quella interpretazione...

A Gesù, però, non interessa granché quello che pensa la gente. La domanda finisce per essere posta direttamente agli apostoli. Ed è Pietro, allora, a dare la risposta giusta: "Il Cristo di Dio". Risposta giusta, certo, ma anche abbastanza oscura.

Quali strade interpreterà l'inviato di Dio per realizzare il suo progetto? Che cosa bisogna attendersi da lui? Come vuol manifestarsi?

Ed è proprio qui che Gesù spiazza tutti. Sì, perché i sondaggi, di solito, servono per sondare l'umore della folla e seguirlo, se non addirittura blandirlo.

Un metodo vecchio, tutto sommato, per intercettare e creare un consenso, per assicurarsi una certa popolarità. Non sono questi i percorsi abituali dei politici di professione?

E invece no. Gesù non cerca affatto questo: non desidera essere il Messia che ci si attende, non vuole andare dietro ai bisogni della gente, non ha alcuna intenzione di prendere per buona l'etichetta che la gente gli ha appiccicato addosso.

Tanto che non esita a parlare di sofferenza, di riprovazione, di morte... Ma non è facendo così che si attirerà l'entusiasmo delle folle!

Tanto che non fa promesse di gloria, di benessere a partata di mano, ma chiede - a chi vuole seguire - di prendere la propria croce, di perdere la vita...

Gli esperti di comunicazione storcerebbero il naso davanti a questo modo di fare propaganda: quale ingenuità, quale inesperienza! Eppure sono queste le strade del Regno di Dio!

Non le strade ampie del trionfo, ma quelle strette e in salita del sacrificio, del dono di sé. Non le strade agevoli del potere, ma quelle scomode del servizio e della sofferenza.

Del resto Gesù questo percorso non si limita ad indicarlo: è il primo ad imboccarlo e si mette davanti a tutti.

Ci invita solamente a seguirlo, ad andargli dietro... se vogliamo salvare veramente la vita, non possiamo che perderla, per lui.