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TESTO Zacchei

Paolo Curtaz  

XXXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)

Vangelo: Lc 19,1-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 19,1-10

In quel tempo, Gesù 1entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, 2quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, 3cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. 4Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. 5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». 6Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. 7Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». 8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». 9Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. 10Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Spero siate sopravissuti all'orribile festa che ci ha rubato la dolente e fiduciosa riflessioni sul destino dei nostri morti. E della gioiosa speranza che ci attende in compagnia dei santi.

Lo so, è inevitabile che altri modi e altri mondi invadano le nostre consunte e fragili certezze culturali e di fede. Sono solo stupito dalla velocità imbarazzante con cui ciò avviene.

Un festa di origine pagana, irlandese, che il cristianesimo aveva "battezzato", ha invaso le nostre fantasie ormai deforme e irridente: i defunti lasciano lo spazio alla paura dei mostri e la corretta mestizia è sostituita dalla burla irriverente.

Esagero, forse, ma è incredibile come continuiamo a regalare pezzi della nostra cultura per sostituirli con pezze costruite ad arte dal mercato.
Pazienza.

Riprendiamo la Parola, allora, cerchiamo di oltrepassare il muro di persone, opinioni, grida che ci impedisce di vedere Gesù che passa.

Piccolezze e piccinerie

Zaccheo è un manager riuscito: ha fatto soldi a palate, grazie all'appalto delle tasse dall'invasore romano. Un usuraio, diremmo oggi, un furbo senza scrupoli come i caimani che squartano la finanza italiana, al centro il profitto, il resto è relativo.

È rispettato, temuto dai suoi concittadini: basta un suo gesto e i soldati romani intervengono.
Ma è rimasto solo.
La ricchezza e il potere sono avari di amici e di gratuità.

Zaccheo ha sentito parlare del Galileo, quel tale Nazareno che la gente crede un guaritore, un profeta e, curioso, lo vuole vedere senza farsi vedere.

Luca, grande scrittore, introduce il suo personaggio in maniera negativa: è il capo dei pubblicani ed è ricco. E, allora come oggi, chi è ricco è sempre ammirato. E odiato.

Ma, ironia della sorte, il suo nome fa sorridere: si chiama Zaccheo che significa "il giusto".

No, non è giusto come i farisei, non scherziamo: non mette piede in chiesa.
Ma, ed è questo che conta, è un curioso.

La folla, però, non lo lascia passare. Come a volte accade (tristemente) anche a noi Chiesa: diventiamo muro e non trasparenza.
La soluzione, allora, è correre avanti e salire sull'albero.

Come vorrei che la Chiesa diventasse un albero su cui arrampicarsi per veder passare Gesù!

Coup de Thèatre

E accade l'inatteso: Rabbì Gesù lo stana, lo vede, gli sorride: scendi, Zaccheo, scendi subito, vengo da te. Zaccheo è interdetto: come fa a conoscere il suo nome? Cosa vuole da lui? Forse lo ha confuso con qualcun altro? Non importa: Zaccheo scende, di corsa.

Gesù non giudica, né teme il giudizio dei benpensanti di ieri e di oggi: va a casa sua, si ferma, porta salvezza. Zaccheo è confuso, turbato, ainto: in dieci minuti la sua vita è cambiata, il famoso Jeshua bar Joseph, il nazoreo, è venuto a casa sua.

Si sente ribaltato come un calzino, Zaccheo. Proprio lui cercava Gesù, non si è sbagliato di persona.
Proprio lui voleva, non c'è dubbio.

Gesù non ha posto condizioni, è venuto a casa di un peccatore incallito.

Una pagina così imbarazzante che anche la prima comunità cristiana si sentiva a disagio. Leggete, leggete bene: Gesù non pone alcuna condizione alla sua visita, non gli chiede la conversione.

Zaccheo fa un proclama che lo porterà alla rovina (leggete! Restituisce quattro volte ciò che ha rubato!), ma che importa? È salvo ora. Non più solo sazio, solo temuto, solo potente.

No, salvo, discepolo, finalmente. Lui, temuto ed odiato, ora è discepolo.
Il più improbabile fra i discepoli.

Meditando

Dio ti cerca, lui prende l'iniziativa; Dio ti ama, senza giudicarti.

Noi cerchiamo colui che ci cerca. La nostra vita è una specie di rimpiantino, lasciamoci raggiungere, finalmente!
Gesù non giudica Zaccheo, lo aspetta.

L'amore di Dio precede la nostra conversione. Dio non ci ama poiché siamo buoni ma, amandoci ci rende buoni. Gesù non chiede: dona, senza condizioni.

Se Gesù avesse detto: "Zaccheo, so che sei un ladro: se restituisci ciò che hai rubato quattro volte tanto, vengo a casa tua", credetemi, Zaccheo sarebbe rimasto sull'albero.

Dio precede la nostra conversione, la suscita, ci perdona prima del pentimento, e il suo perdono ci converte: è talmente inaudita e inattesa la salvezza, che ci porta a conversione.

Ai discepoli
L'incontro con Zaccheo conclude la vita pubblica di Gesù.

Da Gerico a Gerusalemme mancano meno di trenta chilometri. A Gerusalemme Gesù morirà.

Solo i curiosi incontrano il Maestro. Non importa quale sia la loro vita o i loro limiti: lo sguardo del Signore, la sua accoglienza, la sua benevolenza scioglie le nostre tenebre e ci rende nuovi, ci fa santi.
Eccoci, amici, discepoli.

Chi vuole seguire Rabbì Gesù batta un colpo, scenda dall'albero, si schieri.

Non importa chi sei, né quanta strada hai fatto o che errori porti nel cuore.
Non importa se scruti il passaggio del Rabbì per curiosità.

Oggi, adesso, Gesù vuole entrare nella tua casa.

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