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TESTO Acconsentire all'incontro

padre Gian Franco Scarpitta  

XXXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (03/11/2013)

Vangelo: Lc 19,1-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 19,1-10

In quel tempo, Gesù 1entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, 2quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, 3cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. 4Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. 5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». 6Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. 7Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». 8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». 9Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. 10Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Il libro della Sapienza è testimone dell'amore di Dio. Non solamente ce ne da un ragguaglio per mezzo di questa espressione eloquente: "se avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure formata", ma anche nella descrizione precisa e lineare della bellezza del cosmo, della varietà armonica degli elementi, della complementarietà sussistente fra tutte le cose. Nella sontuosità del creato vi è la mano del creatore e ogni cosa sussistente rimanda qualitativamente a Dio.

Dio ha creato tutto per amore e sempre per amore mantiene tutto in essere.

L'uomo è la più privilegiata fra le creature, posta al centro del cosmo e a lui è stata affidata la creazione. Secondo la ben nota affermazione della Scrittura, l'uomo è stato creato "ad immagine e somiglianza di Dio" per cui è particolarmente oggetto della predilezione divina, sempre e in ogni circostanza. Di conseguenza Dio non può avere rivalsa nei confronti dell'uomo quando questi si dia al peccato e alla dispersione, ma proprio perché è peccatore, Dio, in forza del suo amore di Padre tende a riconciliarlo con sé, a restaurare la comunione che con il peccato viene ad infrangersi.

Dio aborrisce certo il peccato, ma ciò non gli impedisce di amare l'uomo sebbene peccatore. Anzi, lo ama appunto perché peccatore e dal peccato intende liberarlo.

Come dice Vanhoye, nei confronti dell'uomo che lo offende, Dio si atteggia come se ad aver offeso fosse stato lui. Viene egli stesso in cerca dell'uomo e non ha pace fin quando non lo ha recuperato alla comunione con lui. Soprattutto nella croce di Cristo, che è la massima espressione della rivelazione del Dio Amore, Dio incontra l'uomo rappacificando la terra al cielo (Col 1, 18 - 20).

E' singolare che Dio vada alla ricerca dell'uomo peccatore che si smarrisce vittima della propria presunzione e autoesaltazione e desta ancora più meraviglia come in tutto questo egli manifesti la sua vera gloria e ineffabilità che prescinde da ogni manifestazione di grandezza e di spropositato predominio e predilige piuttosto l'amore e la benevolenza nei confronti di chi si allontana dalla sua via

Nell'episodio di Zaccheo questa riconciliazione di Dio con l'uomo avviene in termini di incontro e di relazione interpersonale. "Capo dei pubblicani e ricco", uomo quindi facoltoso e forte di tante garanzie che lo rendevano potente e affermato su tutto e su tutti in società, Zaccheo probabilmente aveva scoperto realmente se stesso, considerando che la sua era solamente una miseria sotto mentite spoglie. Ricco lo era, in termini di denaro, ma in realtà era povero. Il peccato, inteso già come lontananza da Dio al di là di ogni singolo atto, è in effetti una reale situazione di precarietà personale, procura uno smarrimento inesorabile e una confusione dalla quale non si esce se non grazie ad un appiglio consistente. Zaccheo viene mosso da una curiosità iniziale nei confronti di Gesù pari a quella che si riserva a un leader carismatico o a un politico o ad un altro personaggio illustre che fa ingresso improvvisamente nel nostro paese: "chi è? Da dove viene? Cosa fa?"

Ma il fatto che poi si arrampica su un sicomoro "per vedere quale fosse (fra tutta la folla) Gesù" valica l'ordine della mera curiosità. Vuole approfondire questa sua ricerca e appagare la sua sete di conoscenza. Di fatto però che cosa avviene? Gesù lo chiama per nome, nonostante l'intensità della folla che gli fa ressa da ogni parte. Si rivolge a lui come se si conoscessero da parecchi anni e gli usa particolare spontaneità e confidenza: "Scendi, perché oggi devo fermarmi a casa tua".

L'incontro avviene non senza l'iniziativa primaria di Gesù, perché se non fosse proprio lui ad invitare l'inebetito Zaccheo esso non potrebbe avere luogo e non sarebbe sufficiente neppure l'iniziativa della salita sull'albero del pubblicano. Se insomma Gesù non prendesse l'iniziativa dell'invito, tutto si risolverebbe come quando per la strada passa un vip o un personaggio illustre: anche salendo sul più alto degli alberi o anche sgomitando fra la folla facendoti spazio, non riesci mai ad incontrarlo, seppure a stento puoi vederlo. Appunto perché come abbiamo detto all'inizio solo Dio è capace di comunione e di amore riconciliante e solo lui è in grado di una siffatta iniziativa perché Dio è Amore e in Cristo è Amore Incarnato che vince il peccato e l'ostinazione.

L'episodio di Zaccheo non può che farci prendere sul serio l'invito di Paolo: "Lasciatevi riconciliare con Dio"(2Cor 5, 20). Lasciare insomma a Dio il debito spazio perché possa colmare le nostre lacune di peccato e di insufficienza, facendo in modo che a realizzare la riconciliazione con lui e con noi stessi sia solamente lui che (unico) è capace di questo. Acconsentire all'incontro con Dio in Cristo vuol dire non opporvi resistenza e deliberatamente collaborarvi con tutti noi stessi, ma soprattutto estendere questo incontro a quanti si pongono sul nostro cammino. Insomma incontrare Dio comporta anche non chiuderci all'incontro con i fratelli, prodigarci con franchezza e disinvoltura verso il prossimo e senza riserve optare per l'amore preferenziale verso gli altri. Una logica di incontro che ha scaturigine dal Dio amore che ci ama lui per primo.

 

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