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TESTO Commento su Seconda Timoteo 4,6-8.16-18

Monastero Domenicano Matris Domini  

XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (27/10/2013)

Brano biblico: 2Tm 4,6-8.16-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 18,9-14

In quel tempo, Gesù 9disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: 10«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. 11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. 12Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. 13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. 14Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Collocazione del brano
Siamo giunti ormai alla fine della nostra lettura di 2 Timoteo. Paolo saluta il suo caro figlio con toni commossi. Non solo è finita la lettera, ma si avvicina il momento in cui l'Apostolo verrà ucciso per la sua fede in Cristo e per la sua predicazione. E' un discorso di addio: partendo dalla situazione presente di separazione si fa una retrospettiva sul passato. Il nostro brano salta poi i versetti in cui si ricordano le persone che hanno abbandonato Paolo e quelle invece che sono rimaste con lui, e riporta le frasi che riguardano le sue ultime vicende giudiziarie. In tutto si affida al Signore.
Lectio
Figlio mio,6 io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita.
Utilizzando dei simboli religiosi Paolo interpreta la propria morte come una liturgia, una cerimonia di sacrificio, come quella che veniva fatta i vegetali e gli animali nel tempio di Gerusalemme. Egli si offre in sacrificio al Signore con piena consapevolezza. Egli è un martire e la sua morte ha valore di sacrificio espiatorio.
7 Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede.
Getta uno sguardo al suo passato e si trova contento di ciò che ha compiuto. Come un bravo soldato è stato fedele nella lotta, come un prestante atleta è arrivato fino in fondo nella sua corsa. Ma la cosa più importante è che ha mantenuto la fede in Dio. Si presenta come modello di quelle virtù che in 1Tm 6,12 e 2Tm 2,5 aveva indicato a Timoteo.
8 Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.
Ora lo sguardo si volge al futuro, al podio e al premio che riceverà per essere stato un valente guerriero/sportivo: la corona di rami di alloro o di sempreverde intrecciati. La corona per l'ambiente greco-ellenistico era simbolo di onore, gioia, immortalità e trionfo. La specificazione corona di giustizia aggiunge a questo simbolo un valore teologico, non tanto un merito dell'atleta, ma la giustizia di Dio che lo ha reso giusto. E' una corona che attende tutti coloro che si sono impegnati senza riserve per collaborare al suo progetto di salvezza. I cristiani sono qui definiti come coloro che vivono nell'attesa della gloriosa manifestazione del Signore. Sono innamorati di Lui e restano in continua attesa del suo apparire come Signore della storia.
16 Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. 17 Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l'annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone.
Paolo si presenta qui come il giusto perseguitato e abbandonato da tutti. Appare però lo stesso sereno e non vuole che coloro che lo hanno lasciato siano condannati per il loro comportamento. Paolo infatti aveva accanto a sé il Signore e questo lo ha aiutato a fare sì che anche la sua prigionia e la sua condanna diventassero un annuncio efficace del Vangelo. Non è chiaro a chi si riferisca Paolo parlando della bocca del leone. Probabilmente si riferisce a tutta la sua predicazione e alle volte in cui il Signore lo ha liberato da quanti mettevano in dubbio le sue parole e tentavano di sminuire la forza del Vangelo.
18 Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Il discorso di addio di Paolo termina con una professione di fede che sembra una formula liturgica. Non ha alcun dubbio che il Signore lo porterà con sé nel suo regno, dopo la sofferenza della morte. Dio solo è regno di gloria.
Meditiamo
- Posso dire che anche io sto combattendo la buona battaglia, sto correndo la corsa della fede?

- Sto attendendo con amore la manifestazione di Gesù, non solo alla fine dei tempi, ma anche nella mia vita quotidiana?

- Come è il mio atteggiamento verso coloro che mi hanno lasciato solo/a nelle difficoltà?

 

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