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TESTO Scendere dalle proprie posizioni per incontrare il Signore

padre Antonio Rungi

XXXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (03/11/2013)

Vangelo: Lc 19,1-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 19,1-10

In quel tempo, Gesù 1entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, 2quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, 3cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. 4Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. 5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». 6Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. 7Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». 8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». 9Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. 10Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Sapere che c'è sempre una possibilità di riscatto e di rinascita per tutti è un dato confortante. Se questo umanamente non sempre è possibile e si realizza tra di noi, questo è possibile a Dio, perché nulla è impossibile a Dio che ama l'uomo fino a sacrificare il suo Figlio sulla croce per la salvezza dell'umanità.

Nella liturgia della parola di Dio di oggi ci viene presentato come modello di vera ed autentica conversione Zaccheo, una persona piccoletta di statura che è curioso di conoscere Gesù e sale su un albero per poterlo vedere nel suo passaggio tra la folla, in modo da avere una chance in più per incontrare il volto di Cristo. Due prime considerazioni possono essere fatte su quest'atteggiamento di curiosità e di ricerca del sapere da parte di Zaccheo. Egli ha bisogno di salire su un albero per vedere Gesù. Ciò significa che noi cristiani possiamo incontrare Gesù se ci svincoliamo dalla terra e ci eleviamo al cielo. L'altra considerazione è quella che abbiamo bisogno di strumenti per incontrare il volto di Cristo. Zaccheo utilizza un albero, noi abbiamo bisogno di tanti alberi e di tanti rami e foglie su cui sostenerci per alimentare il nostro rapporto con il Signore. C'è bisogno di preghiera, di sacramenti, di parola di Dio, di comunione ecclesiale, di condivisione.

Chiaro è il messaggio che ci viene dal brano del vangelo di Luca: "Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch'egli è figlio di Abramo". Chi vuole incontrare Cristo deve scendere subito, immediatamente, dalle sue postazioni esistenziali e dalle sue prospettive e vedute. Ci vuole l'umiltà della fede per dialogare autenticamente con Cristo. Questo brano evangelico è sicuramente tra i più accattivanti per comprendere il cammino di conversione di un'anima, ma anche per centrare il messaggio della salvezza sui valori essenziali: "Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto".

La certezza di aver incontrato il Signore determina in Zaccheo un radicale cambiamento di rotta, di moralizzazione del proprio agire, che prima era assolutamente contrario ad ogni norma morale: "Io do la metà di ciò che possiedo ai poveri", e poi "se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto". Questo cambiamento di comportamento dovrebbe suscitarsi in ognuno di noi, soprattutto in coloro che stanno approfittando degli altri, arricchendosi ingiustamente e ingannando il popolo. La restituzione del dovuto, la giustizia da rimettere a posto, la preferenza per i poveri, per ogni cristiano, dovrebbe essere gli impegni prioritari quando scatta il bisogno di conversione e lo si vuole attuare concretamente. Penso a tante cose che non vanno nel mondo, alle persone che si approfittano degli altri, che sfruttano il lavoro e si arricchiscono, imbrogliano, sono corrotti. Il Vangelo di oggi richiama tutti coloro che agiscono così che se vogliono davvero incontrare il volto della misericordia di Dio devono cambiare vita. Lo richiedono la coscienza morale, ma anche l'etica cristiana e sociale. Tutti possiamo sbagliare e di fatto sbagliamo ma perseverare nell'errore, non voler ricominciare una vita nuova anche dopo aver ascoltato il Signore, aver incrociato il suo volto lungo la strada della nostra esistenza terrena, vuol dire avere dentro tanta superbia ed arroganza, ritenere di poter fare a meno anche della bontà e della misericordia di Dio che ci chiama alla conversione ed a ricominciare una nuova vita, come quella di Zaccheo.

Questa misericordia è ciò di cui dobbiamo prendere atto, in quanto Dio è davvero il Padre che attende ogni suo figlio perché ricominci a vivere e a sognare.

Nella prima lettura di oggi ci viene rammentato proprio questo comportamento di amore per l'uomo da parte di Dio, Creatore e Padre.

La correzione del Signore parte dall'amore di Dio nei nostri confronti. Egli ci corregge in tanti modi e ci fa capire esattamente dove stiamo sbagliano. Non sempre avviene questo nella correzione fraterna. A volte viene fatta con cattiveria, per orgoglio, per annientare, per distruggere, per umiliare. Dio, quando perdona, dà la possibilità al peccatore di un reale ravvedimento e riscatto. La differenza sostanziale sta proprio nell'imparare da Dio questa lezione di vita e nel partire sempre dalla consapevolezza che siamo tutti peccatori e tutti sbagliamo, anche nelle nostre famiglie, luoghi di incontro, confronto ed a volte scontro.

Bisogna essere solidali tra cristiani come ci ricorda l'Apostolo Paolo nella seconda lettura di oggi, tratta dalla sua Lettera ai Tessalonicesi: "Fratelli, preghiamo continuamente per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di bene e l'opera della vostra fede".

Portare a compimento l'opera della salvezza iniziata in noi dal Signore con la grazia battesimale, questo è il dovere più grave ed impellente che incombe sulle nostre persone, con la nostra adesione al Vangelo e la nostra maturazione nella fede. Per questo possiamo giustamente rivolgerci a Dio con la preghiera e con le stesse parole della colletta di questa domenica: "O Dio, che nel tuo Figlio sei venuto a cercare e a salvare chi era perduto, rendici degni della tua chiamata: porta a compimento ogni nostra volontà di bene, perché sappiamo accoglierti con gioia nella nostra casa per condividere i beni della terra e del cielo". Amen.

 

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