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TESTO Cercare la strada

Marco Pedron  

XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (20/10/2013)

Vangelo: Lc 18,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 1diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: 2«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. 3In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. 4Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, 5dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». 6E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. 7E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? 8Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

Nel mese scorso è morta una mamma di 36 anni (era vari anni che soffriva di tumore al seno) e ha lasciato, oltre al marito, una bimba di 3 anni e mezzo.

Sempre il mese scorso una suora dall'Africa mi ha scritto: "Qui ci hanno lasciato soli... qui si sono dimenticati di noi... qui i miei amici "africani" muoiono perfino per mancanza di acqua... Ma non sono uomini anche loro?".

Un bambino di 8 anni: "Ma Dio si diverte quando c'è la guerra? Perché non fa niente?".

E' la domanda che tutti noi ci poniamo: "Ma Tu dove sei? Ma Tu che fai? Perché non fai nulla?".

Elie Wiesel racconta un episodio dove un ragazzo in un campo di concentramento viene impiccato e finché si dimena, prima di morire, alla corda qualcuno dice: "Dio dove sei?". E qualcun altro dei prigionieri ebrei, costretti a vedere la scena, dice: "Lì, appeso a quella corda".

La mistica Etty Hillesum nel suo meraviglioso Diario dice: "Non saremo noi, o Signore, un giorno a chiamarti in causa e a dirti: "Dov'eri Tu?", ma sarai Tu un giorno a chiamarci in causa e a dirci: "Dov'eri tu o uomo?"".

Un giorno di fronte alle atrocità che un uomo sentiva in tv si rivolse arrabbiato in preghiera a Dio: "Ma Tu non fai niente?". "Sì, ho fatto te!".

Noi chiediamo a Lui: "Ma perché non c'è giustizia in questo mondo?" e siamo anche un po' arrabbiati con Lui. E a volte lo siamo anche molto di più: "Ma tutte le mie preghiere a cosa sono servite? Ma che Dio sei?". E noi non abbiamo la risposta.

Solo che anche Lui chiede a noi: "Ma perché non c'è giustizia in questo mondo?". E Lui, invece, ce l'ha la risposta! Se avessimo solo un pizzico di fede!

Nel capitolo 18, dove c'è il vangelo di oggi, Lc conclude il lungo insegnamento sulla fede iniziato con la domanda dei discepoli: "Accresci la nostra fede" (Lc 17,5). Ma abbiamo visto che la fede non dipende da Dio ma dagli uomini. Dio fa un dono d'amore (per tutti e garantito a tutti; è un dono, non si merita, basta solo accoglierlo!) e la risposta dell'uomo si chiama fede.

Domenica scorsa lo abbiamo sentito nell'episodio del samaritano, unico fra i dieci lebbrosi che torna indietro a ringraziare. E solo a lui Gesù dice: "Alzati e va'; la tua fede ti ha salvato" (Lc 17,19).

Il vangelo inizia dicendo: "Gesù disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi" (Lc 18,1). Ma l'insegnamento di Gesù non è sulla preghiera ma sulla certezza della giustizia in questa società. La parabola dice: "Come la donna con la sua insistenza (mezzo) ha ottenuto giustizia (fine), così l'uomo con la sua fede (mezzo) ottiene la giustizia di Dio (fine)". L'identificazione è sul fine, sullo scopo, non sul mezzo.

Perché il rischio è quello di fare un grosso equivoco: "Prega, prega, prega... insisti, insisti, insisti, che Lui poi alla fine ti ascolta". Ma non dobbiamo convincere Dio con le nostre preghiere. Il problema sarà infatti che il fine (giustizia) si ottiene con il mezzo (fede): e se uno non ce l'ha? Come puoi andare a New York se non hai l'aereo? Non ci vai!

Una donna pregava tutte le sere Dio perché le facesse giustizia e il marito smettesse di picchiarla. Dio le rispose: "Alzati e vattene da quella casa!". Ora la donna non pregava per quello: lei si sarebbe aspettata un'altra risposta. Ma, si sa, Dio risponde secondo i nostri veri bisogni, non secondo i nostri comodi. Ora la donna avrà fede e se ne andrà o continuerà religiosamente a pregare Dio che cambi l'uomo?

"C'era in una città un giudice che non temeva Dio..." (Lc 18,2). Teniamo presente che è una parabola, quindi è un linguaggio particolare. Ad esempio non viene nominato Dio, il Padre di Gesù, colui al quale non bisogna chiedere perché conosce i bisogni degli uomini prima che gli uomini li facciano presenti.

"C'era anche una vedova che andava da lui e gli diceva: "Fammi giustizia (prima volta) contro il mio avversario"" (Lc 18,3). La vedova, l'orfano e lo straniero, erano le persone che non avevano un uomo che pensasse a loro. Per questo erano le persone sprovvedute, emarginate. E Dio nel Sal 68 si dichiara difensore delle vedove: "Padre degli orfani e difensore delle vedove è Dio nella sua santa dimora" (Sal 68,6).

Il termine "giustizia" compare 4 volte.

"Per un certo tempo egli non volle. Ma poi disse tra sé: "Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia (seconda volta), perché non venga continuamente e importunarmi""(Lc 18,4-5).

Il giudice è una persona cinica al quale importa solamente il proprio interesse e non i bisogni delle persone.

"Importunarmi" letteralmente è "farmi un occhio nero". Chiaramente non poteva fargli niente fisicamente. Ma "fare un occhio nero" significa danneggiare la reputazione.

"Il Signore soggiunse" (Lc 18,6), rivolto ai discepoli: "Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia (terza volta) ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui?"" (Lc 18,7).

Allora: se un giudice disonesto riesce a fare giustizia (lui lo fa per non essere importunato, per togliersi "sta rogna", per non essere messo in cattiva luce in giro; lui fa per motivi molto egoistici), tanto più il Padre (che non bisogna supplicarlo, al quale non bisogna chiedere).

"Gridare giorno e notte" è un'espressione che Lc prende dai Salmi 22 e 42: ma qual è la giustizia che gli eletti gridano giorno e notte? (A Lc sta a cuore, più degli evangelisti, il tema della giustizia).

All'inizio del vangelo, nel Magnificat, Lc parla di "giustizia": "Ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote" (Lc 1,51-53). E' questa giustizia, a cui si rivolge Gesù, quindi i cristiani, quindi coloro che vivono "alla Gesù", che i discepoli devono vivere e portare sulla terra.

E quando si vive questa giustizia allora avviene, accade, c'è, il "regno di Dio".

"Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo (=Gesù nella sua piena condizione divina e umana), quando verrà, troverà la fede sulla terra?" (Lc 18,8).

"E quand'è che viene il Figlio dell'uomo?". In Lc 21,25-28 il Figlio dell'uomo viene con la distruzione del tempio, di quelli che erano i riferimenti certi e sicuri di quel tempo. Questo perché il tempio con il suo inganno religioso impediva di far vedere il vero volto di Dio.

Ma per vivere questa giustizia ci dev'essere una rottura con i valori che la società proclama: quindi non si può chiedere al Signore questa giustizia se prima non si rompe con i valori falsi della società.

Gesù assicura che se c'è la fede dell'uomo (la risposta dell'uomo al suo dono e quindi un cambio dei valori dell'uomo) la giustizia di Dio è assicurata.

Gesù però è dubbioso, si pone la domanda: "Ma voi avete la fede?". "No!". Per Gesù, i suoi discepoli non hanno fede. Non ne hanno neppure un chicco di senape (Lc 17,5). Proprio niente di niente.

I discepoli di Gesù, nonostante tutto quello che Gesù ha detto e fatto, continuano a rimanere legati alle istituzioni religiose che hanno ricevuto fin dall'infanzia, alla tradizione, a "ciò che tutti credono", e non riescono a lasciare tutto questo bagaglio pesante per accogliere la Buona Novella (lett. E-vangelo=Buona Nuova), il messaggio di Gesù. Non riescono a staccarsi dal conformismo (tutti credevano così; tutti pensavano così) e a vivere nella libertà di Gesù.

E come terminerà il vangelo di Lc? "Gli apostoli stavano sempre nel tempio lodando Dio" (Lc 24,53). Noi osanniamo questa frase: "Che bella! Che fede! Tutto il giorno nel tempio!". Sono un modello, un esempio; veramente sembra che abbiano visto chi è il Signore!

Ma cosa dirà Gesù del tempio (Lc 21,45): "Entrato poi nel tempio, cominciò a cacciare i venditori dicendo: "Sta scritto: La mia casa sarà casa di preghiera. Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri".

Nonostante che Gesù abbia detto chiaramente, esplicitamente, che il tempio è un luogo per ladri, dove troveremo i discepoli e gli apostoli? Lì, nel tempio. Loro lo ritengono ancora un luogo sacro.

La famosa preghiera di Al-Rumi, che era alla base della fede della comunità, fu rubata da alcuni terroristi islamici. Alcuni uomini fedelissimi a Dio e religiosissimi decisero di andarla a riprendere, perché era un atto sacrilego che la preghiera-base della loro fede fosse stata fatta oggetto di sacrilegio. Così si preparano di tutto punto, sapendo che avrebbero rischiato la vita. Proprio in quei giorni apparve uno studio scientifico in cui fu inequivocabilmente dimostrato che la preghiera di Al-Rumi non era affatto sua ma era un falso di un secolo prima. Gli uomini si ritrovarono: "Avete sentito cos'ha detto la tv?... Non è possibile: nostro padre ha pregato così... nostro nonno anche e anche il nostro bisnonno... No, non è vero!". Così decisero di andarsela a riprendere. Uccisero vari terroristi ma tutto fu vano perché morirono martiri tutti. La loro comunità, saputo ciò, li beatificò, poi li fece santi e tutt'oggi prega quei valorosi uomini che hanno dato la vita per Dio e per la preghiera di Al-Rumi. Peccato che quella preghiera era un falso.

Cos'ha spinto quegli uomini a morire piuttosto che a cambiare idea?

E' la stessa che spingeva gli apostoli e i discepoli a rimanere fedeli alla religione ebraica del tempio piuttosto che convertirsi al Regno dei cieli di Gesù.

Cambiare idea vuol dire accettare di essersi sbagliati, vuol dire accettare che quelli che abbiamo amato si siano sbagliati, che la nostra immagine di Dio e della Vita sia falsata, che noi stessi abbiamo impostato la nostra vita su dei valori che non erano quelli veri, ecc. C'è tanto da perdere per trovare Dio.

Per questo molti uomini preferiscono morire o sacrificarsi o dare la propria vita per il loro "Dio" piuttosto che convertirsi al Dio di Gesù.

Cosa può dirci questa parabola? Che fai di fronte alle difficoltà? Come reagisci quando una situazione sembra senza vie d'uscita? 1. Abbi fede.

La situazione della donna sembra disperata: ha subito un'ingiustizia ma l'unico uomo (visto che è vedova) che potrebbe fare giustizia "non gliene può fregare di meno!". Verrebbe spontaneo da dire: "Non c'è niente da fare!".

Molti di noi avrebbero detto: "Impossibile!... Non c'è niente da fare!... La partita è persa!... che sfortunata la mia vita... Ma tutte a me capitano... Non ci resta che pregare.... Bisogna accontentarsi...".

Tre rane finirono in un gran bidone di latte. Il problema fu che saltate dentro non riuscivano più ad uscire fuori. Nel latte non c'era un punto d'appoggio solido per uscire. Provarono e riprovarono ma non ci fu nulla da fare. Due di queste si arresero: non c'è niente da fare e annegarono nel latte. Un'altra nuotò anche se non c'era nessuna possibilità, e nuotò così tanto da trasformare il latte in burro. E trasformato in burro, riuscì a saltare fuori. Questa è fede: cercare la strada che ancora non c'è.

Quando Ferdinando Magellano disse che avrebbe voluto circumnavigare la terra gli dissero: "Impossibile!". "Impossibile perché nessuno lo ha ancora fatto. Quando l'avrò fatto sarà possibile". E così fu!

La fede è trovare la strada che ancora non c'è e che solo grazie alla tua fede trovi. Per fare quelle già percorse non serve fede o fiducia, basta copiare quello che altri hanno già fatto.

Aver fede vuol dire sapere (non sperare: sapere, essere certi) che c'è la strada per affrontare ciò che ci sembra impossibile. Adesso si tratta solo di trovarla, sapendo che è diversa da tutto quello che già conosciamo. Se già la sapessimo l'avremmo già trovata! Quindi serve ascolto, attenzione, fantasia, elasticità.

Virgilio disse una cosa meravigliosa: "Possono perché credono di potere". Se tu non credi di potercela fare, non ce la farai.

Si racconta questa storia: il grande generale giapponese Nobunaga decise di attaccare anche se aveva solo un soldato per ogni dieci soldati nemici. Era sicuro che avrebbero vinto, ma i suoi soldati erano pieni di dubbi. Mentre erano in cammino verso il campo di battaglia, si fermarono ad un santuario scintoistico. Dopo aver pregato nel santuario, Nobunaga uscì e disse: "Ora getterò in aria una moneta. Se viene testa vinceremo. Se croce, prederemo. Ora il destino rivelerà il suo gioco". Gettò in aria una moneta. Venne testa. I soldati erano così desiderosi di combattere che vinsero facilmente la battaglia. Il giorno dopo un assistente disse a Nobunaga: "Nessuno può cambiare il destino". "Giustissimo", disse Nobunaga, mostrandogli una moneta che aveva testa su entrambe le facce. Se tu credi, sarà!

2. Provaci per davvero; non fingere, non far finta, solo perché è difficile.

Provarci vuol dire usare tutte le forze, tutto me stesso, tutto il mio sudore e la mia creatività.

Un papà sta guardando la figlia di 6 anni che è intenta a spostare un grosso vaso di fiori. Ora il vaso è pesante e la bimba non lo sposta neppure di un centimetro. Il papà guarda e sorride: "Perché ridi, papà? Non vedi che non ce la faccio?". "Hai usato tutte le tue forze?". "Certo!". "No, non hai usato tutte le tue forze!". "Sì che ce l'ho messa tutta!". "No!". "Ti ho detto di sì!". "No, non le hai usate tutte perché non mi hai chiesto di aiutarti".

A volte le persone fingono di provarci, fanno un flebile tentativo e poi dicono: "Non c'è più niente da fare".

Una persona: "Vorrei cambiare; sono insoddisfatto del mio carattere". Così decide di andare da un counselor per farsi aiutare. Dopo tre incontri (!): "Non c'è niente da fare, sono sempre lo stesso".

Un'altra: "La mia fede si sta spegnendo". Così prende la decisione di frequentare degli incontri sul vangelo. Dopo un po' torna e dice: "Penso che si sia spento tutto". "Quante volte ci sei andato?". "Due" (!).

Una coppia: "Ci stiamo allontanando". Così decidono di portare i figli dalla nonna e di ritagliarsi una sera alla settimana per stare insieme, parlarsi, avere dell'intimità o mangiare una pizza. Dopo alcuni mesi tornano: "Speravamo che qualcosa cambiasse, ma siamo al punto di partenza". "Vi siete presi il vostro giorno settimanale libero?". "Ah, sì, padre, l'abbiamo fatto ben due volte" (!).

3. Insisti. Non ti arrendere. "Ma ti fai fermare dal primo no? Dal primo insuccesso?".

Thomas Edison per trovare il filamento più adeguato per la lampadina elettrica fece migliaia di esperimenti ad esclusione. Dopo averne fatti 9.999, un amico gli chiese: "Hai forse intenzione di andare incontro a 10.000 fallimenti?". Lui rispose: "Non sono fallimenti, sono scoperte; ho scoperto che anche questo non funziona". E, infatti, alla fine, scoprì il filamento giusto. Questa è fede.

C'era un barbone: viene da me per l'elemosina ogni giorno. Per le prime due settimane... niente. Ma lui continua a venire e continua a suonare il campanello tutti i giorni. Ha molta fede quell'uomo (fede che otterrà!). Infatti, pur di cavarmelo dai piedi, ogni volta gli do due euro.

Siamo alla sagra e un bambino vuole dello zucchero filato. Il genitore: "No". Così il bambino piange. Il genitore: "Puoi piangere finché vuoi tanto non te lo compro". Il bambino piange ininterrottamente per un quarto d'ora. Allora il genitore estenuato, dice: "Va bene te lo prendo, purché la smetti". Questa è fede.

"Un uomo che non si batte, che non lotta per le proprie idee o non vale l'uomo o non valgono le idee" (Ezra Pound).

Quanto profondi sono i tuoi sogni, i tuoi desideri? Tutto qui!? Si fermano alla prima strada chiusa?

Ma possiamo leggere anche in un altro modo questo vangelo. La vedova è la parte ferita, lesa, vulnerabile. E' successo qualcosa e ci ha fatto male. Che si fa?

Ecco il giudice, il super-io, la voce della paura che interviene: "Tienilo per te... non far vedere quello che provi... non ti farai mica vedere che ci sei stato male?... non farti vedere che sei triste... non mostrare che sei preoccupato... non ti farai mica vedere che sei ti arrabbiato per queste cose?... non ti farai mica vedere che è un problema questo per te?... non farai mica vedere che hai paura?".

Il giudice dice: "Zitto; mettiti in un angolo!; egoista, pensi sempre a te!; c'è chi sta peggio di te!... sai come lo farai star male se esprimi questa cosa!... bisogna adattarsi (=subire)".

Oppure il giudice dice: "Non creare casini!... poi si litiga... poi si arrabbia... poi ne sei scombussolato... se lo fai ti rifiuta o ti lascia... se lo fai te la farà pagare... con tutto quello che fa per te!, ecc".

Allora alla nostra "vedova", la nostra parte ferita può venire da dire: "Va bene, non dico nulla; va bene ingoio un'altra volta; va bene, facciamo finta di nulla; va bene mi sottometto, mando giù!".
Il silenzio di tuo marito ti ferisce. Glielo dici o no?

Da una parte stai male, ma dall'altra se tiri fuori la questione si creano delle tensioni. Che si fa?

Una voce ti dice: "Porta pazienza, stai zitta". Un'altra ti dice: "Fa' sentire la tua sofferenza".

Al lavoro: non ti senti considerato. Una voce dice: "E' così, sei dipendente, non comandi tu, non puoi fare niente". L'altra: "E' giusto che tu tiri fuori ciò che non fa".

Il superiore sposta di mansione un confratello mettendolo in un posto dove lui non vuole andarci. Una voce dice: "Devo obbedire; sarà così felice se gli dico di sì; offro a Dio il mio sacrificio". L'altra dice: "E no, tiro fuori la voce. Non sono mica un pacco io. E se si arrabbia pazienza!".

Ma la vedova del vangelo ti invita a fare diversamente: "Col cavolo che me ne sto zitta! Rivendico i miei diritti; rivendico il mio diritto di parola... la mia dignità... rivendico il rispetto; rivendico che ci sono anch'io".

La vedova dice: "Voglio giustizia anche per me!... Voglio vivere!... Ci sono anch'io!".

Il giudice dentro di te dice: "Come ti permetti?... Zitta tu!... Non rompere".

Il vangelo ti invita: "Tira fuori la tua voce... lotta per la tua causa... fatti sentire... non ti arrendere... se rompi a qualcuno, pazienza!... il fatto di esistere comporta che non puoi andare bene a tutti". La cosa peggiore che puoi fare a te è metterti il bavaglio e condannarti al silenzio forzato.

Non ucciderti, amati: datti spazio e datti voce; tu ci sei, fatti sentire.

Ci sei anche tu a questo mondo, fatti sentire!

Pensiero della Settimana

Ti arrabbi perché hai paura.
La paura teme di perdere qualcosa.

Per questo attacca: non vuole perdere ciò che pensa di avere.
Ma in realtà ogni possedimento è solo un'illusione.
Quando puoi perdere tutto, non hai più paura e sei liberato.
La persona veramente non violenta è senza paura.

 

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