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TESTO Commento su Luca 18,1-8

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XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (20/10/2013)

Vangelo: Lc 18,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 1diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: 2«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. 3In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. 4Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, 5dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». 6E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. 7E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? 8Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

COMMENTO ALLE LETTURE
Commento a cura di Rocco Pezzimeti

1. Davvero una parabola singolare quella di questa domenica. Il giudice ingiusto e la vedova pia sono diventati famosi perché, come pochi altri personaggi, rappresentano degli estremi, dei veri e propri opposti. Il primo sembra pavoneggiarsi nel suo ruolo preoccupato più della sua persona che di quelli, e sono tanti, che dovrebbero dipendere dal suo ruolo. La seconda rappresenta semplicemente la fermezza della fede. È lo stesso Gesù a dire che il senso di questa parabola è quello di far capire ai suoi discepoli "che dovevano pregare sempre senza stancarsi mai", quasi a evidenziare che le tempistiche del Signore non sono le nostre, come pure i suoi intenti.

2. Strane le vie del Signore che, per fare la sua giustizia, si può servire anche del giudice ingiusto, uno che arriva a esaudire le richieste solo per non essere più seccato. Si tratta di un giudice che non teme Dio e non si prende cura degli uomini. "E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che lo invocano giorno e notte?". È Luca che scrive e che sembra riportarci agli esordi del suo Vangelo quando, proprio nel Cantico di Maria, scriveva: "ha disperso i superbi con i disegni da loro concepiti (...) e innalzato gli umili", proprio come la povera vedova che voleva solo giustizia. Il suo grido ha convinto un presuntuoso, potrà rimanere insensibile il Signore misericordioso?

3. La parabola si chiude con un ammonimento: il Signore farà "giustizia prontamente". Quale è il senso di questo avverbio nel quale ci sono, ovviamente, le tempistiche di Dio? Il senso è connesso alla fede vera del richiedente, un po' come per tanti miracoli, per questo segue una domanda dura e, apparentemente, assurda: "Ma il figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?". Ci troviamo di fronte all'interrogativo risolutivo del Vangelo. Il senso della giustizia è il senso dell'esistenza singola e di tutti perché è il senso della storia. Quel "verrà", cioè alla fine dei tempi come pure alla nostra fine, quando ciò che conta sarà una cosa sola, troverà ancora in noi la fede?

4. Ce lo dice chiaramente anche Paolo: "Lo Spirito dice espressamente che negli ultimi tempi certuni apostateranno la fede, dando credito a spiriti fraudolenti e a insegnamenti di demoni". Il vero dovere è quello di mantenere l'integrità della fede, la sola che genera opere di carità nel senso più pieno della parola. Questo è il nostro compito perché, dice ancora Paolo, siamo nella "Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità".

5. Il "pregare sempre senza stancarsi mai" è il vero senso della fede e ce lo ricorda anche la lettura dell'Esodo. "Ora, quando Mosè teneva le mani alzate, Israele vinceva". Bastava che abbandonasse questa posizione di preghiera che succedeva il contrario. Fu proprio per questo che "Aronne e Khur, uno da una parte e uno dall'altra, gli sostenevano le mani". Questo sostegno diede la vittoria a Israele. Mosè sale sulla collina evidenziando come l'esito della guerra dipendesse dalle preghiere rivolte verso l'alto, cioè verso Dio.

 

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