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TESTO Fuggire dalle proprie responsabilità

Riccardo Ripoli  

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Sabato della XXVII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (12/10/2013)

Vangelo: Lc 11,27-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 11,27-28

In quel tempo, 27mentre Gesù stava parlando, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». 28Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».

Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!

Quando una persona si comporta bene siamo tutti pronti a dire "che bravi genitori deve aver avuto", così se uno è un delinquente ci viene fatto di pensare al suo papà e alla sua mamma, a che razza di persone cattive e malvagie potevano essere per aver creato un simile mostro.

Ma l'esperienza ci insegna che non è così che va il mondo. Troviamo tanti ragazzi che prendono cattive strade figli di persone bravissime e possiamo vedere, anche se più raro, bravi ragazzi usciti da famiglie altamente problematiche.

La differenza la fa ognuno di noi, la forza di volontà. Ai tanti ragazzi che sono passati attraverso il nostro cuore abbiamo dato tutto il nostro amore, in mezzo a mille errori, come ogni genitore fa', ma con tutta la buona volontà di farli crescere protetti e amati. Eppure qualcuno ha preso una buona strada e qualcun'altra si è perso per la via, pur avendo ricevuto gli stessi principi e insegnamenti.
Ecco che il nostro destino dipende dalla nostra volontà.

Due sorelle, arrivate da noi piccolissime. Due sorelle che hanno avuto le stesse esperienze di vita. Amate fino all'inverosimile, e anche di più. Due caratteri diversi, due modi di affrontare la vita differenti e due modi lontani di cibarsi di quei valori e principi che, con amore e pazienza in quattordici anni, abbiamo donato loro.

Una un giorno se ne è andata, così, senza una spiegazione, senza una ragione, forse per una maggior libertà, incurante del male che faceva agli altri, a sua sorella, a noi che l'avevamo accolta ed amata come una figlia, agli altri bambini. Ieri l'altro sera eravamo a cena da una nostra amica con tutti i bimbi e la più piccolina di sette anni, mentre parlavamo di tutt'altre cose, è uscita con la frase "quando torna...?". Ci ha colti di sorpresa e non sapevamo cosa rispondere. Abbiamo farfugliato qualcosa e lei ha insistito "Ma quando torna? Io voglio bene a e lei. Mi manca".

Chi fugge dalle proprie responsabilità, chi scappa in cerca di qualcosa di meglio, chi evita il dialogo e non fornisce spiegazioni, chi da un calcio ai valori e principi che gli sono stati insegnati, chi si rifugia fra le braccia di coloro che pur non conoscendo la situazione sono subito pronti a giudicare e criticare fa certamente male agli altri, ma sicuramente fa male a se stesso perché la sua vita cambierà, e l'esperienza insegna ad ognuno di noi che se l'erba del vicino è sempre più verde, anche in quella nuova casa ci saranno problemi da affrontare, dialoghi da intraprendere, persone da conquistare giorno per giorno, una vita da costruire con le unghie e con i denti.

Che fare a quel punto? Scappare di nuovo? tenere il piede sempre in due staffe? Vi pare bella una vita fatta di continue fughe, continui cambiamenti di vita?

 

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