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TESTO Per fortuna siamo servi

don Giovanni Berti

XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (06/10/2013)

Vangelo: Lc 17,5-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 17,5-10

In quel tempo, 5gli apostoli dissero al Signore: 6«Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.

7Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? 8Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? 9Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? 10Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

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Questa mattina, mentre io e gli altri due preti della parrocchia eravamo insieme a meditare e a confrontarci sul Vangelo di questa domenica, si è affacciato in sagrestia dove ci trovavamo don Cesare Bissoli, famoso biblista originario del nostro paese che ricopre da anni incarichi importanti nella Chiesa Italiana proprio per la sua profonda competenza biblica.

E' stata davvero una sorpresa, quasi provvidenziale, perché eravamo davanti ad un passo del Vangelo di Luca davvero difficile e dalle parole non facili da comprendere.

Il passaggio che soprattutto a me dava molto "fastidio" è quando Gesù dice: "quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: "Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare".

Servi inutili... Una parola, "inutile", che davvero non può non creare fastidio all'orecchio e al cuore. Significa che siamo persone inutili? Gesù vuole dirci che non valiamo nulla?

In casi come questo, è davvero necessario andare in cerca di quale strumento che aiuti a capire dove voleva parare Gesù. Il Vangelo è stato scritto in greco, e allora è dalla corretta traduzione che posso cogliere il significato.

"Inutile" in questo passo sembra avere più il significato di "povero", "privo di valore", "nient'altro che...". E' un richiamo alla povertà radicale che rende davvero tutti gli uomini uguali, nonostante i soldi, titoli e poteri che possono avere tra le mani. Siamo tutti "inutili" allo stesso modo, siamo tutti radicalmente poveri, e nessuno vale più di qualcun altro. Forse la traduzione più corretta è questa: siamo nient'altro che servi, siamo poveri servi...

Don Cesare, subito coinvolto nella nostra discussione, ci ha richiamato ad un metodo che aiuta molto a capire passi difficili come questo. Gesù sta parlando prima di tutto di se stesso. Ogni passo del Vangelo ha come chiave interpretativa l'identità di Gesù e successivamente quella dei suoi discepoli, cioè noi.

Tutto il Vangelo ci racconta infatti del Figlio di Dio, che dall'onnipotenza divina e dalla assoluta superiorità sull'umanità, si è fatto servo fino in fondo. Il primo "servo inutile" è proprio Gesù stesso, che si è fatto povero, e sulla croce è messo accanto a due malfattori, e da li non è sceso, proprio per dirci che il suo valore non è dato dal titolo di "Dio", ma dal fatto che ci ha amato. E' questo servizio di amore che lo rende grande e infinito.

L'uomo trova nella sua capacità fondamentale di servire con amore il proprio valore e la propria identità. Noi siamo quello che amiamo! Noi siamo il nostro servizio, e non i nostri titoli e averi...

Siamo solo servi, e amare non è solo una cosa accessoria e passeggera, ma fa parte della nostra identità profonda. Quando non ci mettiamo al servizio per amore non siamo nulla. Ed è stato proprio don Cesare a ricordarci quante volte ci capita di sentire da qualcuno che ci ha fatto qualche gesto di servizio e si è preso cura di noi: "l'ho fatto perché è un mio dovere, sono fatto così...". Se penso ai miei genitori, penso a loro che sono stati al mio servizio con amore proprio perché hanno sentito in questo la loro identità.

Prendo anche questa volta a prestito le parole di un grande poeta della Parola, Ermes Ronchi, che riguardo questo brano scrive:

"Io servo perché anche Dio è il servitore della vita. E servire mi fa sua immagine e somiglianza.

Io servo perché Gesù è il Servo sofferente. E ha scelto la sofferenza, il mezzo più scandalosamente inutile, per guarire le nostre piaghe.

Io servo, non per premio o per castigo, come i bambini, non per sanzioni o per ricompense, come i paurosi, ma per necessità vitale"

(da "Respirare Cristo", commento ai vangeli festivi anno c, ed. San Paolo, pagina 119)

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