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TESTO Ravvivare il dono di Dio

don Roberto Rossi  

XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (06/10/2013)

Vangelo: Lc 17,5-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 17,5-10

In quel tempo, 5gli apostoli dissero al Signore: 6«Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.

7Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? 8Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? 9Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? 10Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

"Signore, accresci in noi la fede!" La fede è un dono di Dio, nello stesso tempo è la nostra risposta, il nostro impegno, la nostra fiducia nell'amore del Signore che riempie di Sé tutte le cose. Abbiamo ricevuto il dono della fede nel battesimo (ricordiamo quella candela accesa), ci è stata insegnata dai genitori, dai nonni, dai sacerdoti, dai catechisti, nelle varie situazioni della nostra crescita cristiana... Ci è stato dato un anno della fede: quali progressi ha operato in noi?

Gesù parla di un granello di senape... Avere fede anche solo come un granellino di senape trasforma tutta una vita, trasforma tutto S. Paolo, attraverso le parole che scrive al suo discepolo, parla anche a noi con questa che è per noi parola di Dio. "Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio". "Dio non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza. "Non vergognarti di dare testimonianza al Signore". "Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita nel cuore, il bene prezioso che ti è stato affidato". Su ciascuna di queste espressioni possiamo alimentare la buona volontà di costruire la nostra vita umana e cristiana con fedeltà e gioia vera.

Gesù poi conclude invitandoci all'umiltà vera che è piena generosità nella semplicità: "Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite. Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare."

Possiamo così intravvedere e additare il modello per il cristiano, chiamato a dare testimonianza della sua fede, a professare davanti al mondo che Gesù è il Cristo, il Messia, il Figlio di Dio; così S. Paolo ha professato Gesù Cristo davanti alle autorità del suo tempo, a costo della sua vita.

Per testimoniare la divinità e l'amore di Gesù Cristo per gli uomini, è necessario che il Signore ci conceda il dono della fortezza. Lo Spirito Santo, lo Spirito di Dio, ci dà il dono della fortezza con il quale potremo superare le difficoltà e le prove della vita e dare testimonianza della risurrezione di Gesù Cristo. Abbiamo bisogno di un dono che supplisca alla debolezza della natura, che ci renda capaci di resistere e di perseverare.

La vita cristiana si basa sulla decisione fondamentale di aderire a Cristo, di seguirlo, e di imitarlo in comunione spirituale con Lui, fratello, Signore e Salvatore di tutti gli uomini.

In tutte le circostanze della vita, nelle gioie e nelle privazioni, nel lavoro e nel riposo, nel rischio e nella tentazione, e fin nel traguardo angoscioso della morte, il cristiano sa che Gesù Cristo lo ha preceduto e gli ha insegnato il modo di andare a Dio.

La Chiesa non può trascurare il dovere della sua testimonianza. Il compito di testimoniare è svolto da ogni cristiano, che è discepolo di Cristo, in ragione dei doni ricevuti; è testimone e vivo strumento della missione stessa della Chiesa; è chiamato a testimoniare il disegno di Dio in Cristo sull'intero universo; deve essere profeta della gioia di vivere, proclamare con la propria vita i "le ammirabili opere di Dio".

Per questa testimonianza dei cristiani il Signore Gesù continua ad essere vivente tra gli uomini nel cammino della storia, anche nei nostri giorni e per sempre.

 

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