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TESTO Signore, aumenta la nostra fede

mons. Antonio Riboldi

XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (06/10/2013)

Vangelo: Lc 17,5-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 17,5-10

In quel tempo, 5gli apostoli dissero al Signore: 6«Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.

7Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? 8Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? 9Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? 10Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

Ci sono momenti, nella vita, difficili da conciliare con l'idea dell'Amore del Padre, in cui abbiamo riposto la nostra totale fiducia o fede: momenti in cui vacilla o viene meno la nostra fede in Lui.

Sono i momenti della prova, quando pare che tra noi e Dio sia calata una densa nube, al punto da mettere in dubbio non solo che ci voglia bene, ma addirittura che esista.

Mi è sempre rimasta nel ricordo una scena, subito dopo il terremoto a Santa Ninfa.

Ero smarrito, in quella notte, in piazza, e guardavo il paese che sembrava essersi accartocciato, come si fa con gli oggetti che si rompono e si buttano. Vicino a me, un uomo, che aveva speso la vita per costruirsi la casa, vedendola in rovina, ebbe un moto di incontenibile rabbia: prese una scarpa e la lanciò contro il cielo, come volesse colpire in faccia Dio stesso.

Io stesso, davanti alla Chiesa Madrice, che in dieci anni avevamo come rifatta, facendola diventare bella, come un vestito da sposa per il Dio e la comunità che ospitava, ed ora era un ammasso di pietre su pietre, come un prezioso vaso cinese andato in frantumi, guardai verso l'altare, che non c'era più, però custodiva da qualche parte Gesù nel Santissimo Sacramento, e mi uscì dal cuore il lamento: ‘Signore fammi capire come ci vuoi bene'.

In quel momento giunse un giovane, tanto vicino alla comunità parrocchiale e, con incontenibile dolore, mi disse: ‘Padre, mamma, papà e le mie due sorelle sono sotto le macerie e credo siano morti'. Era come se Dio mi svegliasse dal ‘sonno della fede' e mi indicasse dove era...

Era là, sotto quelle macerie, in cui ci infilammo, cercando di salvare la famiglia rimasta sepolta, senza riuscirci, anzi, rischiando di finire anche noi, per una successiva scossa di terremoto, allo stesso modo. E cominciò la sfilata di tanti che ci chiedevano aiuto.
È lì che ho ritrovato la risposta di Dio.

Lui era là dove c'era disperazione e morte e occorreva correre a salvare quelli che, diversamente, sarebbero morti. Ma non è facile. Facile invece è smarrirsi e voltare le spalle alla fede.
Ed è comprensibile, nel dolore, questo smarrimento!

Oggi, di fronte alle tante tragedie del nostro mondo, che avvengono in tanti modi: dalla tragedia della fame e della miseria, a quella delle insensate guerre o dei rigurgiti di violenza nelle stesse famiglie, che sembrano il ghigno di satana, a tutti i tipi di sfruttamento, è facile essere tentati di porsi la stessa domanda: ‘Signore, facci capire dove e come è il tuo amore'.
Sembra siano di oggi le parole del profeta Abacuc:

"Fino a quando, Signore, implorerò e non ascolti, a te alzerò il grido ‘violenza' e non salvi? Perché mi fai vedere l'iniquità e resti spettatore dell'oppressione? Ho davanti rapina e violenza e ci sono liti e si muovono contese. Il Signore rispose e mi disse: ‘Scrivi la visione e incidila sulle tavolette perché la si legga speditamente. È una visione che attesta un termine, parla di una scadenza e non mentisce: se indugia, attendila, perché certo verrà e non tarderà. Ecco soccombe colui che non ha l'animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede'". (Ab. 1,2-3; 2. 2-4)

Nel Vangelo di oggi, gli Apostoli, dopo aver udito le parole di Gesù, che condanna duramente lo scandalo, avvisando i Suoi: ‘State attenti!', e ammonendoli ad amare il fratello fino al non facile perdono quando ci fa del male, pregano così il Maestro: "Aumenta la nostra fede!".

E la risposta di Gesù davvero mostra la potenza della fede vera:

"Se aveste fede quanto un granellino di senapa - che è il più piccolo di tutti i semi - potreste dire a questo gelso: ‘Sradicati e vai a piantarti nel mare' ed esso vi obbedirebbe" (Lc. 17, 5-10)

Inutile nascondersi la grave crisi di fede che c'è in troppi.

Viene da chiederci quali siano le cause di questa ‘eclissi della fede', che qualcuno ha chiamato ‘apostasia dell'Europa'.

Tanti descrivono la crisi come frutto del consumismo o della frenesia del piacere ad ogni costo. Troppi credono di ‘sentirsi liberi totalmente', lasciando via libera a tutti i vizi, credendo così di realizzare il proprio sogno di vita.

Ma vivere senza Dio è davvero ‘realizzarsi' o la realtà non dimostra piuttosto che si diventa ‘una merce', fino a giungere sui marciapiedi del vizio e, magari, finendo poi nell'inferno della disperazione o della droga?

Siamo davvero felici di vivere, oscurando la bellezza e la dignità che viene dal Cielo?

Ci parlano forse di vera felicità i tanti ‘idoli' con cui abbiamo riempito case, paesi, cuori?

Si ha l'impressione che oggi il mondo viva di una profonda inesprimibile tristezza, che a volte genera perfino il rifiuto del grande bene che è la vita. È l'inganno del serpente che si ripete: se seguito, dopo una breve euforia, porta a ‘sentirsi nudi'...e a nascondersi! e resta, ieri come oggi, la grande tristezza del grido di Dio: ‘Uomo, dove sei?'. (Gn. 3. 8-10)

È di ieri il racconto del rifiuto dell'uomo...e pare sia di oggi, per troppi.

Non so come definire l'uomo del nostro tempo che, dopo aver fatto un'autentica ‘guerra' alla natura, per affermare l'economia e il profitto ad ogni costo, fino a compromettere l'esistenza del pianeta, ora vuole quasi affermare la ‘sua divinità', con la differenza che, quando Dio crea, contempla e si stupisce della bellezza della sua creatura: ‘E vide che era cosa bella', invece l'uomo, questo ‘irrazionale Dio', non solo sta spegnendo la bellezza, ma sta compromettendo la sua stessa esistenza!.....Eppure si ‘sente Dio', ossia padrone di ciò che non è suo, quando ha ricevuto solo il compito di ‘custodire e coltivare'...non distruggere!

Se questo uomo, che annienta tutto, fosse ‘dio'... ci sarebbe davvero da aver paura, perché non merita certamente fiducia!

Fiducia invece che merita il Padre, che non cessa di manifestare la Sua Presenza, il Suo Amore, la Sua Bellezza in chi di noi sa riporre in Lui piena fede. E, accanto alle follie degli uomini che negano Dio, per fortuna la terra è piena della gloria di Dio, che si manifesta nei semplici fedeli, nella Chiesa, nei martiri, in tante anime consacrate.

Davvero un grande coro celeste che è la sola ‘musica' per l'uomo.

A volte, è vero, Dio mette alla prova la nostra fede, quasi nascondendosi.

I Santi la chiamano ‘buio della fede', ‘notte dell'anima', come quella provata da Madre Teresa di Calcutta, da S. Teresina del Bambin Gesù, da tanti santi e, a volte, anche da noi.

È un poco il nostro venerdì santo, che prepara la gioia della Pasqua.

Nella sua prima enciclica, intitolata Lumen fidei (La luce della fede), papa Bergoglio ha lanciato una tesi che a qualcuno sarà certamente sembrata provocatoria: la fede dà una luce che ci permette di vedere meglio. Ha scritto Papa Francesco: «Chi crede, vede; vede con una luce che illumina tutto il percorso della strada, perché viene a noi da Cristo risorto, stella mattutina che non tramonta».
È davvero così? La fede ci fa vedere meglio?

La fede - sostiene ancora papa Francesco - è «capace di illuminare tutta l'esistenza dell'uomo [...] è una luce per le nostre tenebre».

È proprio così? Davvero noi che diciamo di credere vediamo ed agiamo meglio di chi non crede?

Viviamo davvero la certezza che ‘niente è impossibile per chi si fida di Dio e si affida a Dio"?

Forse, davvero, carissimi, sorge in noi la stessa accorata invocazione degli Apostoli:
"Signore, aumenta la nostra fede!".

 

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