TESTO Commento su Zaccaria 8, 6
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Lunedì della XXVI settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (30/09/2013)
Brano biblico: Zc 8, 6

46Nacque poi una discussione tra loro, chi di loro fosse più grande. 47Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino 48e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande».
49Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme con noi». 50Ma Gesù gli rispose: «Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi».
"Se questo sembra impossibile agli occhi del resto di questo popolo in quei giorni, sarà forse impossibile anche ai miei occhi?"
Zc 8, 6
Come vivere questa Parola?
"In quei giorni": è una frase vaga, che non definisce scadenze e termini di tempo.
É la frase tipica dei profeti che non parlano mai con il calendario in mano né si preoccupano di rispondere alla nostra curiosità.
Ciò che conta, loro lo sanno, è che la parola che esce dalle loro labbra venga da Dio: questo basta, questa è la sicurezza. Sicurezza che nella lettura odierna assume il tono della gioia ritrovata: "Vecchi e vecchie siederanno ancora nelle piazze di Gerusalemme, ognuno con il bastone in mano per la loro longevità. Le piazze della città formicoleranno di fanciulli e di fanciulle, che giocheranno sulle sue piazze".( Zc 8, 4-5)
Ma quando lo sguardo è pieno del dolore e della fatica degli uomini si può credere in una terra e in un tempo in cui gli anziani potranno sostare sicuri nelle piazze insieme a bambini che giocheranno spensierati? Si può sperare in una serenità così tangibile per tutte le generazioni, per i vecchi che si sentono ormai, a causa la loro debolezza, preda delle decisioni altrui e per i bambini che dipendono dalle mani così insicure degli adulti?
Alla nostra sfiducia Dio risponde opponendo i nostri occhi ai suoi: i nostri vedono "impossibile", i suoi vedono: "possibile".
E chi siamo noi per dire al Signore ciò che è possibile e ciò che non lo è?
Dio non ci chiede un sguardo ingenuo ma uno sguardo che sappia aprirsi al positivo e allo stupore.
Sapendo però che questo sguardo è frutto di un lungo lavorio in se stessi, di tanti atti di fede, di tanta preghiera e soprattutto di tanto, tanto lavoro, per servire questo desiderio di Dio.
Guarisci, Signore, il mio sguardo, liberami da quella mancanza di fede che mi convince che non tutto ti è possibile. Il mio limite più grande, mio Dio, è porre limiti a Te.
La voce di Papa Francesco
"La fede capisce che la parola, una realtà apparentemente effimera e passeggera, quando è pronunciata dal Dio fedele diventa quanto di più sicuro e di più incrollabile possa esistere, ciò che rende possibile la continuità del nostro cammino nel tempo"
Commento da Emanuela Giuliani
emanuelagiuliani@gmail.com