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TESTO Commento su Isaia 56,1-7; Romani 15,2-7; Luca 6,27-38

don Raffaello Ciccone  

V domenica dopo il martirio di San Giovanni il Precursore (Anno C) (29/09/2013)

Vangelo: Is 56,1-7; Rm 15,2-7; Lc 6,27-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 6,27-38

27Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, 28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male.

29A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. 30Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.

31E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. 32Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. 33E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.

36Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.

37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. 38Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

Isaia 56,1-7
Il testo di oggi inizia il messaggio di un profeta anonimo che passa sotto il nome di Terzo Isaia e fa riferimento al ritorno degli ebrei dall'esilio nella terra di Giuda (sec VI).
Il clima è diverso. Esisteva, prima dell'esilio, un esclusivismo esigente e duro, destinato a mantenere pura la propria fede e a non mescolarsi con altre divinità. L'esperienza del popolo o i matrimoni dei sovrani con donne straniere dimostrano a sufficienza che i matrimoni con straniere facevano deviare dalla fede. Perciò il libro del Deuteronomio, attribuito a Mosè, ma in realtà scritto nel sec.VII-VI a.C. obbliga: "Con gli stranieri non stringerai alcuna alleanza e nei loro confronti non avrai pietà. Non costituirai legami di parentela con loro, non darai le tue figlie ai loro figli e non prenderai le loro figlie per i tuoi figli, perché allontanerebbero la tua discendenza dal seguire me, per farli servire a dèi stranieri" (7,2-4).
La liberazione da Babilonia ha aperto molte speranze, ma l'esperienza faticosa della convivenza, con un popolo pagano e vincitore, ha obbligato a grandi riflessioni e maturazioni. E comunque è stata una convivenza con un popolo straniero di alta cultura. La convivenza dell'esilio ha fatto loro ripensare ad atteggiamenti diversi. Ha fatto superare paure e pregiudizi. Anche a Babilonia, hanno incontrato uomini e donne di fiducia, giusti, portatori e portatrici di valori condivisi. Ma non tutti vivono il ritorno così. Altri, invece, anche tra le guide politiche e religiose, hanno ripreso diffidenze e sospetti poiché erano rimasti pregiudizi pericolosi, e ritenevano che la vera fede consistesse nel rifiutare ogni straniero.
Il profeta, che pronuncia questi testi, è un uomo sereno, libero da pregiudizi, che coglie in modo più profondo il significato della vita umana: tutto il mondo è stato creato da Dio e tutti sono richiamo alla bontà del creatore. Bisogna abbandonare gli esclusivismi e ritrovare una unità di popolo, attorno al Dio creatore e salvatore.
Il profeta annuncia che adesso, per volontà del Signore, potranno aderire al popolo santo anche coloro che prima erano esclusi come lo straniero e l'eunuco (preso a simbolo di portatori di difetti fisici), purché vivano le esigenze dell'alleanza.
Era inimmaginabile prima e lo ridiventerà poi: ma gli stranieri giusti potranno salire al monte santo (Gerusalemme-Sion) di Dio e, come gli israeliti, pregheranno insieme nella casa di preghiera che è "Casa di preghiera per tutti i popoli". Viene posta, però per tutti, la pratica del riposo del sabato come segno dell'alleanza (Es 31,12-17) e la pratica della giustizia e della fedeltà all'alleanza e non più il legame di sangue o la purità legale: vengono utilizzati due verbi:" servire e amare" che ricordano rispetto delle leggi del culto e fedeltà al Signore.
Il tempio è il grande luogo dell'incontro di Dio e del popolo ed è anche il luogo della riconciliazione dei popoli. Non è un caso che venga ripreso da Gesù nel rimprovero ai profanatori del tempio: «Non sta forse scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni? Voi invece ne avete fatto un covo di ladri»." (Mc 11,17)
Il nostro tempio di incontro e di preghiera è la Comunità cristiana, che riflette sulla Parola di Dio, celebra i divini misteri della presenza del Signore Gesù tra noi, si forma e matura consapevolezza e chiarezza di cuore.
Poi dal tempio si esce poiché campo di semina e di raccolta è il mondo. E il progetto non è, solo o tanto, portare la gente in Chiesa, ma aiutare a vivere insieme i valori di Gesù e la pace di fraternità.
Il risultato non possiamo controllarlo poiché è opera di Dio ma il più vero risultato non è una maggiore partecipazione alla Messa, anche se è auspicabile, ma una maggiore attenzione al prossimo e una più profonda "non violenza".
Romani 15,2-7
Questo capitolo inizia con il riferimento ai forti ed ai deboli: "Noi, che siamo i forti, abbiamo il dovere di portare le infermità dei deboli, senza compiacere noi stessi"
Paolo è preoccupato delle tensioni esistenti tra quelli che lui chiama i forti e quelli che chiama deboli.
I forti erano coloro che ritengono sorpassate le osservanze dell'antica legge poiché ciò che conta è credere in Cristo, nella sua parola e nel suo progetto di vita. I deboli sono coloro che, legati ancora alle tradizioni religiose ebraiche degli antichi, conducono una vita austera, si privano anche di piaceri leciti, continuano nella prescrizione dei cibi impuri, praticano la circoncisione. I deboli giudicano i forti come persone superficiali. I forti, a loro volta, disprezzano i deboli e li trattano da retrogradi, ignoranti, nostalgici. Paolo, che si colloca tra i forti (lo dice all'inizio di questo capitolo), raccomanda carità e rispetto reciproco nella comunità cristiana. Si deve particolarmente fare del bene al fratello, anche disposti a limitare la propria piena libertà se questo è richiesto dall'amore dell'altro. Difatti Paolo riporta l'insegnamento di Gesù non solo espresso nelle parole ma anche esemplificato nel suo comportamento. Per la salvezza degli uomini che il Padre vuole, egli va incontro a disagi e ingiurie e vi si sottopone per amore dei fratelli che vuole aiutare. Nella comunità cristiana sono fondamentali la perseveranza e la consolazione reciproca e queste sono date da Dio.
In un clima di preghiera perseveranza e consolazione rendono gloria a Dio e manifestano l'accoglienza negli altri, a somiglianza di quella che ha avuto Gesù per tutti noi.
Paolo sente che bisogna fare un continuo riferimento alla Parola di Dio e, probabilmente, i cristiani, che vengono dal paganesimo, non la conoscono. Così fanno fatica a capirla e a leggerla come una Parola che porti "perseveranza e consolazione per la speranza".
La Scrittura porta invece alla conoscenza dì Dio e quindi alla comunione tra i fratelli e le sorelle.
Senza tale reciproca accoglienza non è possibile una lode unanime a Dio.
Ma, a dire il vero, neppure oggi, nel popolo di Dio, c'è una grande ricerca della Scrittura anche se il lavoro e l'esempio Pastorale del Cardinal Martini fanno intravedere sempre più il tesoro che ci ha offerto e il mistero che ci ha svelato. Nella Comunità cristiana il fatto di sviluppare una più profonda e coraggiosa presenza nel mondo ci rende impegnati a chiedere al Signore il Suo Spirito e la sua forza, oltre che libertà e fantasia creativa.
Luca 6,27-38
Nel suo Vangelo Luca riprende le linee che Matteo ha formulato nel "discorso delle beatitudini" (cap5-7). C'è molta folla, racconta Luca, che cerca Gesù, e "il discorso della Pianura" è rivolto ai discepoli. I messaggi di Gesù sono splendidi ma esigono una premessa: "Queste parole sono per chi ha scelto il Maestro e quindi, nonostante i malumori e i limiti personali, se ci si è fatti discepoli di Gesù non ci si mette a discutere sul valore di una Parola di conversione, ma, al limite, si dichiara la propria difficoltà a capire e la richiesta di chiarimento e di forza.
La dimensione fondamentale di Dio, in Luca, è la sua misericordia e tutto il testo che leggiamo oggi va riletto sotto questo profilo.
Il testo di oggi comincia con quattro imperativi: "Amate, fate del bene, benedite, pregate". Ci ritroviamo con scelte e stili di vita che rifiutano totalmente la violenza. La violenza non costruisce nulla, ma cancella prospettive di crescita poiché la violenza schiaccia, contrappone, scatena gli odi mentre fa sentire la debolezza come una maledizione e fa sognare la potenza di sopraffarlo l'altro, di poterlo uccidere. La violenza risveglia volontà di violenza, a sua volta, e di rivalsa.
Gesù non chiede che si diventi amici, nel senso della condivisione nella simpatia. La simpatia non dipende da noi e non può essere comandata. Gesù chiede di amare, cioè di preoccuparsi dei bisogni dell'altro.
Non siamo solo nell'atteggiamento di non rispondere al male con il male, alla violenza con la violenza ma si tratta di accogliere e quindi è necessario avere il coraggio di fare il primo passo per aiutare l'altro ad uscire dalla incapacità a sperare un cambiamento, supposto lo voglia aspettare.
Ma questo atteggiamento ha bisogno di preghiera
Ci sono poi i quattro esempi concreti: "A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l'altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Dà a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro" (6,29-30). Non si dice che i cristiani non debbano chiedere giustizia o che debbano essere vigliacchi. Essi desiderano e si impegnano contro l'ingiustizia e la prevaricazione, ma non ricorrono alla violenza ed alla menzogna, all'odio o alla vendetta. Se non si può fare altro, è necessaria una pazienza attiva, senza lasciarsi vincere dal male ma vincendo il male con il bene (Rom 12,17-21).
Troviamo qui la cosiddetta "regola d'oro", che si può rintracciare anche in diverse religioni e filosofie del mondo. "E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fatelo a loro" (6,31).
Se si vuol vedere le varie formulazioni, basta cercare si internet: "la regola d'oro". Ma c'è una profonda differenza nella formulazione e nel significato. Gesù propone la piena gratuità: "Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell'Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi" (6,35). Se filosofi o altri personaggi propongono queste stesse linee, hanno, in prospettiva, almeno il raggiungimento di una propria pace interiore. Non c'è invece, nelle parole di Gesù, il progetto di un tornaconto, neppure spirituale. Se lo si vuol guardare bene, il profilo che viene offerto è quello di voler assomigliare alle scelte di Dio misericordioso. E le scelte di Dio sono totalmente gratuite. Di fatto Gesù considera tre tipi di uomini giusti: "Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell'Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi". Gesù fa il confronto e parla di gente che fa del bene e tuttavia è tranquilla del cambio e, in fondo, si aspetta un vantaggio con un proprio calcolo. Luca riferisce che Gesù parla invece dell'importanza di non avere un contraccambio.
Egli dice che si deve aspettare solo gratuità, come il Padre. Se un discepolo compie un'opera buona: "Quale gratitudine vi è dovuta?" Nulla. In fondo si comportano così solo i figli di Dio e questo puoi sperare di essere.

 

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