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TESTO La verità tutta intera

don Fulvio Bertellini

Santissima Trinità (Anno C) (06/06/2004)

Vangelo: Gv 16,12-15 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 16,12-15

12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.

"Non siete capaci di portarne il peso": sono molte le esperienze che ci fanno toccare con mano la profonda verità di queste parole di Gesù. Quando abbiamo paura di professarci cristiani. Quando abbiamo il coraggio (o la velleità) di essere testimoni, ma ci mancano le parole. Quando si sente che si dovrebbe fare, o dire, qualcosa, e non si sa che cosa. Tra queste esperienze, l'essere genitori è una delle più comuni, a volte delle più laceranti: "Come faccio a far piacere la Messa al mio bambino? Come posso far venire la mia figlia adolescente? Perché i miei figli grandi si sono allontanati dalla fede?". Simili sono gli interrogativi che, in maniera diversa, coinvolgono chi è prete, animatore, educatore. Dovrebbe essere l'interrogativo di ogni cristiano, di ogni comunità. Ma è più facile soffocarli quando si tratta della testimonianza indistinta, privata, che ciascuno sente confusamente di poter dare, e per la quale è più facile scusarsi e autogiustificarsi.

Chi è genitore, o educatore, se è sincero, è messo più direttamente con le spalle al muro: chiamato a verificare l'autenticità della sua fede, e spesso a constatare che quel che Gesù ha detto è vero: "Non siete capaci di portarne il peso".

Il giusto riconoscimento della nostra debolezza è fondamentale per aprirci all'azione dello Spirito. Solo lui può guidarci alla verità tutta intera. Gesù non intende accusare, non nega che siamo suoi discepoli; ma ci mostra come questa realtà di discepoli non è una semplice etichetta, un marchio che automaticamente ci contrassegna in modo stabile: l'identità cristiana deve poter continuamente crescere. E cresce nella misura in cui ci apriamo all'azione dello Spirito.

Crescere nella coerenza

Lo Spirito innanzitutto ci rende più profondamente coerenti e sinceri nella professione della nostra fede. Siamo noi che prima di tutto abbiamo bisogno di essere "convertiti", trasformati, prima di poter convertire gli altri. Lo Spirito suggerisce al cuore di chi lo ascolta i quotidiani gesti di fedeltà all'amore di Dio, che passo per passo ci fanno avanzare nell'identità di discepoli. Ogni nostro proposito, ogni nostro progetto, ogni nostra programmazione deve lasciarsi guidare dallo Spirito.

Crescere nella testimonianza

E' lo Spirito che rende testimoni. "Mettetevi bene a mente di non preparare la vostra difesa": il consiglio del Vangelo di Matteo non si riferisce all'indispensabile studio e approfondimento della fede, ma alla pretesa di sostituire lo Spirito con accurate operazioni di immagine e di marketing. Diventiamo testimoni se, abituati a lasciarci guidare dallo Spirito nella nostra vita personale, sappiamo accogliere la sua presenza anche nelle relazioni con i fratelli. Vedendo il Cristo nel fratello, riconoscendo il desiderio di Dio che abita il cuore di ogni uomo, condividendo ciò che nella fede abbiamo trovato e sperimentato.

Crescere nella conoscenza

Lo Spirito si rivolge a tutto l'uomo. Anche alla sua intelligenza. Troppo spesso ci accontentiamo di luoghi comuni e proverbi, quali "conta più il fare che il dire", "l'importante è la fede, poi il resto sono tutti pensieri e astrazioni inutili..."; il dramma di molti cristiani è che, pur avendo una istintiva, radicale scelta di fede, non sono in grado di spiegarsela, di rendersene conto, e quindi anche di testimoniarla. La storia della Chiesa mostra come nei secoli, accanto alla vita di preghiera e alla vita di carità, è cresciuta anche la riflessione teologica, la predicazione catechistica, la conoscenza del mistero di Dio. La festa della Trinità mostra appunto uno dei frutti più consistenti di questo processo di approfondimento dell'esperienza di fede: la conoscenza di Dio, che già al suo interno è mistero di amore, e relazione reciproca tra il Padre, il Figlio, lo Spirito; e la scoperta che verso questa comunione che ciascuno di noi è incamminato. Verso la Trinità è orientata la nostra vita di fede, la testimonianza che rendiamo ai fratelli, la nostra sete di conoscenza. Entra in questo mistero chi sa ascoltare la voce dello Spirito. Ma abbiamo orecchie per sentirlo?


Flash sulla I lettura

"Dall'eternità sono stata costituita": è la Sapienza che parla, proclamandosi architetto dell'universo. Prima di ogni creatura, e fuori dalla lista delle creature

"Quando non esistevano gli abissi, io fui generata": la Sapienza precede quelle che, nella visione cosmologica antica, erano realtà più antiche e immutabili: gli abissi, i cieli, le basi dei monti... ciò significa che essa partecipa della natura stessa di Dio, o in altri termini che essa è una rifrazione, un riflesso della sua bontà immutabile e trascendente. Quando il Dio uno si manifesta, avviene una sorta di "sdoppiamento": la sua manifestazione giunge come Parola, Spirito, Sapienza, Luce... in qualche modo unita ma separabile da lui; da questa consapevolezza prende l'avvio la riflessione del Nuovo Testamento sulla Trinità.

"Dilettandomi sul globo terrestre": dopo l'elencazione delle opere della Sapienza, viene presentata la sua intima natura e motivazione: essa è diletto, gioia, contentezza, felicità piena e traboccante.

"ponendo le mie delizie tra i figli dell'uomo": la pienezza di vita e di essere posseduta da Dio non viene tenuta per sé, ma estesa e partecipata all'uomo. L'immagine che qui si profila del mistero trinitario è dunque quella di Dio che desidera far partecipare l'uomo della sua gioia, e che la comunica per il tramite della Sapienza.

Flash sulla II lettura

Di che cosa parla qui Paolo? Di cose che non conosciamo? Di cose dimenticate? O di realtà che viviamo, e di cui non prendiamo coscienza? A volte rischiamo di sentirci come stranieri all'interno delle lettere dell'Apostolo. Senza renderci conto che le sue lettere descrivono la nostra situazione di credenti, in cui ci troviamo a partire dal nostro battesimo, anche se spesso si tratta di una realtà dimenticata, soffocata da altre preoccupazioni e priorità.

"Ci vantiamo anche nelle tribolazioni": la spia d'allarme che ci avvisa sulle precarie condizioni della nostra fede potrebbe essere un'eccessiva facilità a cedere nella tribolazione. E cedere non significa solo tradire, abbandonare la fede: anche quando viviamo una sopportazione puramente passiva, fatalistica, rassegnata; quando ci fissiamo sul nostro dovere, non stiamo vivendo in maniera autenticamente cristiana. E di fronte alla spia di allarme, diventa necessario aggiustare il motore.

"Giustificati per fede, siamo in pace con Dio": si tratta di tornare alle radici. All'abbandono fiducioso in lui. Non sono le nostre opere eroiche che ci salvano, ma l''umile confidenza in Cristo, crocifisso e risorto per noi. Solo uniti a lui possiamo affrontare ogni tribolazione e risorgere con lui da ogni prova.

"la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata...": l'artificio retorico della concatenazione illustra benissimo come la vita di fede cresce e tende a svilupparsi.

"... perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito che ci è stato dato": il processo di crescita e di sviluppo non è opera nostra, ma opera dello Spirito. E' lui che guida e fa progredire i nostri cuori nell'amore di Dio. E se non lo vediamo presente, se ci abbattiamo nella prova, se ci sembra di non sperimentare l'azione dello Spirito in noi, probabilmente è perché l'abbiamo soffocato, come un fuoco che cova sotto la cenere, coperto da troppo materiale, che ha bisogno di riprendere ossigeno. La festa liturgica della Trinità diviene così un invito a rimuovere tutto ciò che soffoca in noi l'invocazione, l'accoglienza, l'espressione della vita divina nello Spirito.

 

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