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TESTO Commento su Prima Timoteo, 1,12-17

Monastero Domenicano Matris Domini  

XXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (15/09/2013)

Brano biblico: 1Tm, 1,12-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 15,1-32

In quel tempo, 1si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3Ed egli disse loro questa parabola:

4«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? 5Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. 7Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.

8Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? 9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. 10Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

11Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. 20Si alzò e tornò da suo padre.

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. 22Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.

25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. 31Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Forma breve (Lc 15, 1-10):

In quel tempo, 1si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3Ed egli disse loro questa parabola:

4«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? 5Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. 7Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.

8Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? 9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. 10Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

Collocazione del brano
Per questa e le prossime cinque domeniche leggeremo la prima e la seconda lettera a Timoteo. Insieme alla lettera a Tito queste lettere paoline formano il gruppo detto "le pastorali", poiché sono state mandate a una singola persona incaricata di guidare una comunità e contengono infatti temi pastorali.
Timoteo era uno dei più fedeli collaboratori di Paolo. In questa lettera risulta essere vescovo di Efeso, mentre il suo maestro è in catene, forse a Roma e gli manda alcune raccomandazioni riguardo la vita della comunità cristiana.
Lectio
Figlio mio, 12 rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me,
Solitamente nelle lettere del tempo antico dopo l'indirizzo e i saluti vi era il ringraziamento. Qui il ringraziamento va a Dio. Paolo ringrazia il Signore per quanto ha realizzato nella vita di Paolo. Il primo motivo per cui Paolo ringrazia è perché è stato chiamato ad essere servo (diakonos) di Dio. L'autorità di Paolo è autentica perché egli è stato chiamato proprio da Cristo, che lo ha reso forte in vista del compito che gli avrebbe affidato. Paolo non era degno di fiducia (vedremo nel versetto seguente perché), ma Cristo lo ha reso capace di realizzare fedelmente il compito che Egli voleva affidargli.
13che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede,
Qui la situazione di Paolo prima della sua conversione è descritta con tinte molto fosche. In altri brani (Gal 1,13-17) egli parla della sua situazione precedente in modo piuttosto positivo: egli in fondo non era altro che un ebreo osservante e intransigente, che voleva riportare sulla retta via questa nuova religione seguita dai cristiani. Qui si sottolinea molto la peccaminosità del suo agire: egli era un bestemmiatore (poiché non riconosceva Gesù come il Messia), persecutore degli aderenti a questa nuova "setta", un violento, poiché aveva la mano pesante contro i cristiani.
La situazione è subito mitigata dalla frase seguente: mi è stata usata misericordia. Segue poi un'attenuante: egli agiva per ignoranza, lontano dalla fede. E' questa la giustificazione di Paolo, egli non conosceva ciò che stava perseguitando, ma il Signore lo ha illuminato, gli ha fatto capire il male che stava compiendo.
14e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù.
Su Paolo si sono riversati copiosi doni: la grazia, la fede, la carità. L'incontro con Dio ha totalmente cambiato la sua vita. Egli era come i peggiori pagani, ma grazie alla visita di Dio nella sua vita ha potuto voltare pagina.
15 Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io.
Qui si mette ancora in risalto la situazione di Paolo come peccatore. Gesù ha voluto recuperare tutti coloro che erano lontani da lui, i peccatori, visti nella loro situazione di mancanza di gioia, di vita piena.
Paolo si riconosce come facente parte della schiera. Egli usa il presente, perché sa bene che è solo grazie alla misericordia di Dio che egli può perseverare in questa amicizia e vicinanza a Dio stesso.
Paolo in forza della sua esperienza può affermare che ciò che sta dicendo è degno di fede. La sua esperienza gli rende autorità.
16Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna.
Entra qui un altro elemento. Dio ha perdonato Paolo, gli ha dato di vivere una vita nuova perché la sua vicenda fosse di esempio a tutti quelli che lo avrebbero conosciuto. La sua vita diventa annuncio del Vangelo di Cristo, non solo con le parole, ma con la sua stessa esperienza. Da persecutore egli diventa annunciatore di una nuova dottrina. Diventa esempio per quelli che lo ascoltano.
17 Al Re dei secoli, incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.
La gioia di Paolo sfocia in una dossologia, un'affermazione della grandezza di Dio. Questo poteva essere parte di un inno cantato nelle chiese dell'Asia Minore (l'antica Turchia) oppure di un prefazio utilizzato durante le celebrazioni eucaristiche.
Meditiamo
- Ho qualche motivo per ringraziare Dio?

- Quale esperienza ho fatto di lui? C'è un "prima" e un "dopo" anche nella mia esperienza di incontro con il Signore?

- Sento anche io di aver ricevuto misericordia? In che senso?

 

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