TESTO Commento Giovanni 15,26-27; 16,12-15
mons. Vincenzo Paglia Diocesi di Terni
Pentecoste (Anno C) - Messa del Giorno (30/05/2004)
Vangelo: Gv 14,15-16.23b-26

«15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre»,
23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
"Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo". Inizia così la prima lettura della liturgia della Pentecoste. I discepoli, obbedienti alle parole che Gesù aveva detto loro, si erano fermati a Gerusalemme. Come ogni giorno, anche questa volta si erano raccolti nella "sala al piano superiore, grande, con divani e cuscini" per celebrare la Pentecoste, ossia il giorno in cui Dio aveva dato a Mosé le tavole della legge. Si legge in un commento giudaico al libro dell'Esodo: "La voce di Dio al Sinai si divise in settanta lingue perché tutte le nazioni potessero comprendere". I discepoli, come tutti gli ebrei, volevano ricordare e rivivere questo evento che era a fondamento della storia del popolo d'Israele. Essi, pur avendo incontrato Gesù risorto, erano ancora poveri uomini impauriti. Continuavano a stare assieme ma, considerando la loro debolezza, cosa potevano aggiungere l'uno accanto all'altro? forse mettere insieme la loro povertà, i loro limiti e poco altro. Ma c'era una cosa preziosa che li faceva stare assieme: il ricordo di Gesù. Forse, tra le parole del Maestro che più ricordavano c'erano queste: "Dove sono riuniti due o tre nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18, 28). Fin dal primo giorno, in effetti, le misero in pratica: perseveravano nello stare insieme in preghiera, assieme alla Madre di Gesù. Al cinquantesimo giorno, mentre si trovavano assieme, venne all'improvviso un rombo come di vento che si abbatté sulla casa e la riempi tutta. Con il vento apparvero anche "lingue come di fuoco che si dividevano e si posavano su ciascuno". Vento e fuoco, simboleggiano lo Spirito Santo che scendeva su di loro e prendeva possesso dei loro cuori: da quel momento quegli uomini, spaventati e prigionieri delle loro difficoltà, vennero scossi come da un terremoto; uscirono dal chiuso della loro vita, dal luogo abituale della loro riunione, e furono capaci persino di parlare lingue che non conoscevano: erano le lingue del mondo intero. Fu grande, infatti, lo stupore di coloro che li ascoltavano. Si chiedevano: "Costoro che parlano non sono forse tutti galilei? E allora com'è che li sentiamo parlare la nostra lingua nativa?" L'autore degli Atti elenca i paesi di origine di coloro che si erano radunati a Gerusalemme. Venivano da ogni parte del mondo allora conosciuto. C'erano tutti; eppure ognuno sentiva annunciare il Vangelo, l'unica Parola, nella propria lingua. E' l'opposto di quello che accadde a Babele. A Gerusalemme, in quel giorno, nessuno prevalse su un altro: i tanti popoli presenti, nonostante le differenti culture e tradizioni, ascoltarono lo stesso Vangelo, ciascuno nella propria lingua. La Gerusalemme della comunione iniziava a cancellare la Babele della confusione. Non a caso, perciò, l'evento della Pentecoste sta all'origine della Chiesa, anzi dà inizio alla Chiesa e ne specifica la vocazione: ogni comunità cristiana, deve essere tutti i giorni una Pentecoste. E' lo Spirito, infatti, che aiuta i discepoli ad uscire da se stessi e a renderli testimoni "sino ai confini della terra" e capaci di annunciare lo stesso Vangelo in lingue e culture diverse. La comunione non annulla la diversità. Oggi, in un mondo che somiglia molto più a Babele che a Gerusalemme, è sempre più urgente che si realizzi il miracolo della Pentecoste. E' urgente che avvenga una Pentecoste. Troppo spesso, l'affermazione di se stessi a qualsiasi costo porta a quella confusione che conosce solo la lingua delle armi. E' necessario che la Pentecoste si realizzi a ogni livello di convivenza umana, da quelle più piccole alle più grandi. Non basta il terremoto che ha fatto crollare i muri delle ideologie che dividevano il mondo; c'è bisogno di un altro terremoto spirituale, che passi dentro il cuore dei singoli, di ognuno di noi, che sconfigga i particolarismi. La Pentecoste non è, non può essere relegata ad solo un giorno; deve estendersi per tutto l'anno. L'esperienza dello Spirito e dell'amore di Dio apre i cuori, fa scavalcare i confini angusti e trasfigura la Babele che è in noi in una nuova Gerusalemme.