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TESTO L'Altro Consolatore

don Mario Campisi  

Pentecoste (Anno C) - Messa del Giorno (30/05/2004)

Vangelo: Gv 14,15-16.23b-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 14,15-16.23-26

15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre,

23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

La Pentecoste costituisce l'invito ad una rinnovata conoscenza dello Spirito Santo, questa grande verità del cristianesimo. Lo Spirito Santo è una realtà con la quale la Chiesa e cristiani debbono "fare i conti", e farli sempre più ampiamente per non venir meno lungo il cammino della storia. Lo Spirito conduce all'unità la Chiesa e i credenti perché egli è l'anti-babele. Lo Spirito insegna ad aprirsi ad una "mentalità universale". E, non per ultimo, è lo Spirito Santo a condurre i cristiani dentro le profondità del mistero di Cristo e del suo amore.

L'attuazione della "vita pasquale" dei credenti e la missione della Chiesa nel tempo e nello spazio avvengono fra le difficoltà, le tentazioni e le prove di questo mondo. Lo smarrimento che prendeva gli Apostoli per il ritorno di Gesù al Padre e alla Chiesa delle origini per la morte degli Apostoli, diretti testimoni dell'insegnamento del Signore Gesù, può prendere sempre i membri della Chiesa pellegrina di oggi.

Ma la Pentecoste ci ha fatto conoscere l'antidoto di ogni smarrimento: è lo Spirito Santo che ci è stato promesso e dato. La Pentecoste non è una festa qualunque dopo la Pasqua: ne è l'esplosione manifesta per la nostra vita e per la vita della Chiesa.

Bisogna fare assolutamente i conti con "l'Altro Consolatore". Ritorna, così, il richiamo alla conoscenza e all'esperienza dello Spirito Santo. Si diceva, un tempo, che era difficile spiegare il tema dello Spirito al popolo; si diceva che la gente non capisce questo argomento smentendo così la stessa parole di Dio che annunzia ampiamente lo Spirito a tutti. Il "Dio della fede" è Padre, Figlio e Spirito Santo; non si può sottacere la terza Persona della SS. Trinità.

La descrizione degli Atti degli Apostoli accentua il tema dell'unità degli iniziatori del nuovo popolo di Dio. Il fuoco dello Spirito li invade e, mentre ricevono il promesso battesimo dello Spirito, con-sentono in una comune intelligenza dello spesso mistero. la potenza dello Spirito è unificante e ri-crea l'unità genesiaca quando "tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole" (Gn 11,1).

L'empietà contro il disegno di Dio fece, a Babele, la confusione e la divisione, il vero castigo, sperimentato nella gran sofferenza della storia, del peccato del mondo. Lo Spirito Santo, nella convergente diversità dei popoli e delle lingue, ricompone l'unità infranta e le genti che sono in Gerusalemme ndicano che una "nazione santa" si ricostituisce per tutta la terra secondo l'amoroso disegno di salvezza attuato in Cristo. La Pentecoste è l'antitipo di Babele.

La Chiesa è una e unica nel suo mistero di verità, di grazia e di mediazione salvifica, ma occorre che questa unità risplenda anche concretamente nei suoi membri, i quali, con la loro vita, rispondono all'unità e unicità dei doni messianici di cui è portatrice la Chiesa.

Ciò vuol dire che ogni membro di essa deve vincere le divisioni, le inimicizie, gli alterchi, le mormorazioni, le calunnie. Quando questo non accade il Maligno riprende il posto di Dio. Se questo accade, Babele riprende il posto di Gerusalemme e noi venifichiamo la Pentecoste.

La parola di Dio nella solennità liturgica di Pentecoste rivela inoltre l'universalità della Chiesa. Come Dio scelse Israele per farne una "nazione santa" di fronte a tutti i popoli, così Cristo ha edificato la Chiesa per tutta l'umanità. Conviene allora formarci ad una "mentalità universale", vincendo le chiusure, asfissie del piccolo luogo, del piccolo gruppo, stando in una comunità ecclesiale concreta col cuore aperto al mondo intero. C'è ancora molto da fare al riguardo contro un cristianesimo "paesano" o che si ciude "in una cultura". Conviene inserire sempre più nella prassi ordinaria lo spirito missionario e l'apertura pratica alle "missioni" della Chiesa per sentire e soccorrere i bisogni universali che essa scopre in tutto il mondo. Conviene formarsi un senso "planetario" dell'esperienza cristiana, la conoscenza e il rispetto delle culture, la visione del mivimento storico del mondo.

Insieme a questa visione ecclesiale e universale della Pentecoste la parola di Dio ce ne descrive il significato intimo per ciascuno di noi, mostrando quel che lo Spirito Santo opera dentro di noi. Nella seonda lettura, sia della vigilia, come della solennità, San Paolo ci ricorda anzitutto come lo Spirito Santo è la nostra speranza. Con la luce dello Spirito santo possiamo entrare nel mistero di Cristo, credergli e conoscere "quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezzae e la profondità" del Cristo, del suo amore, per essere "ricolmi di tutta la pienezza di Dio" (Ef 3,17-19). Nello Spirito Santo ciò è possibile a tutti.

 

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