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TESTO Seguire Gesù non è uno scherzo...ma ne vale la pena!

don Alberto Brignoli  

XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (08/09/2013)

Vangelo: Lc 14,25-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 14,25-33

In quel tempo, 25una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: 26«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.

28Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, 30dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. 31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. 33Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

Perché mai seguire il Signore e possedere qualcosa per sé sono due cose così incompatibili tra di loro? Perché mai dovrei rinunciare a tutti i miei averi per essere discepolo del Maestro? Se Gesù ha sempre insegnato l'amore verso ogni persona, a cominciare da chi ci sta accanto, da chi ci è prossimo, perché voler bene a lui deve necessariamente significare mettere in secondo piano gli affetti, l'amore per chi ci sta vicino, l'amore per la nostra stessa vita? Dio è amore, ed è amante della vita, ci dice in più parti la Scrittura: perché mai dobbiamo dire di "no" alla nostra vita e metterla in secondo piano rispetto a lui? E se credere nel messaggio di speranza del Vangelo ci porta a vivere nella libertà, nella semplicità e nella spontaneità il nostro rapporto con lui... cosa sono mai i discorsi che oggi ci fa nel Vangelo riguardanti calcoli e ponderate scelte prima di intraprendere un cammino dietro a lui?

Un Gesù così esigente ci lascia quasi basiti... ci fa anche un po' paura, forse: soprattutto quando parla di croce. Oppure - come ha fatto meno di un mese fa - quando ci parla di divisioni e discordie a causa del suo nome. Senza dubbio, poiché il Signore non può volere se non il nostro bene, anche con queste affermazioni forti il Signore vuole insegnarci qualcosa che faccia bene alla nostra vita.

E allora, qual è il messaggio che sottostà a questi insegnamenti e alle due piccole parabole che Gesù oggi ci ha narrato nel Vangelo? Bisognerà cercare di fare lo sforzo di capire bene, perché poi domenica prossima accorreranno a lui tutti i pubblicani e i peccatori, e coloro che hanno fatto la fatica di seguirlo e di comportarsi da giusti si sentiranno dire che Dio fa festa per un peccatore che accorre a lui più che per i giusti che di lui non hanno bisogno... bello sforzo!

Come sempre, il contesto in cui nascono le affermazioni di Gesù ci aiuta a comprenderle meglio. Si dice, infatti, che "una folla numerosa andava con lui", anzi, in realtà lo seguiva con l'intenzione di esserne discepola. Allora egli si volta e ricorda a questa folla tanto numerosa quanto impersonale che con lui non si scherza. Con lui non è sufficiente farsi prendere da facili entusiasmi: poco prima, infatti, avevano ascoltato che nel regno di Dio c'era posto per tutti e che tutti dovevano entrarci spinti anche a forza, pur di lasciar fuori chi, invitato, aveva declinato l'invito. Questo, forse, aveva autorizzato la folla a pensare che questo Maestro permettesse a chiunque di andare dietro di lui, e che quindi seguirlo non fosse una cosa così gravosa come seguire altri maestri. Può darsi, soprattutto perché il suo messaggio è un messaggio di misericordia e perdono - come ascolteremo domenica prossima - e quindi di grande accoglienza verso chi fa fatica a credere. Ma non si esaurisce lì.

A un certo punto, seguire Gesù diviene un affare esigente che richiede un'altra fatica: quella di amare lui sopra ogni cosa. Perché Gesù è geloso... tremendamente geloso: se ti innamori di lui, della sua dolcezza, della sua pazienza, della sua disponibilità, della sua misericordia e dell'amore che lui ha per te, poi lui ti afferra e non permette che tu sia di nessun altro se non suo, proprio come un innamorato, un marito geloso.

E allora, per evitare equivoci, vuole essere chiaro sin dall'inizio. Per evitare che tu inizi a costruire una casa senza avere un adeguato finanziamento per terminarla, ti dice di pensare bene a ciò che stai facendo, e magari di attendere ancora un istante, se non ti senti sicuro. Per evitare che tu t'imbarchi in un'impresa che poi non riesci a sostenere perché devi lottare con qualcosa o qualcuno più forte di te, ti chiede di aspettare, di ragionare, e di scendere a compromessi. Cosa che, con lui, non è possibile; per cui, prima di seguirlo, è bene sapere che cosa comporti essere suo discepolo.

Una minaccia? Non credo. Un avvertimento? Forse sì, ma senza dubbio amorevole e paziente: e comunque, molto chiaro, e al di là di tutto, fiducioso. Fiducioso in lui.

Sì, perché se tu ti fidi di lui, se ti affidi a lui, se credi che il cammino che lui traccia per te sia fatto certamente di croci, ma che comunque portano alla risurrezione, allora i calcoli che lui ti chiede di fare non ti fanno così paura. Li fai tranquillamente, e poi alla fine ti affidi a lui, non come uno sprovveduto che si fa prendere da facili entusiasmi, ma come un credente innamorato; innamorato al punto che per la persona amata è capace veramente di rischiare tutto, fino in fondo.

Ancora una volta, Dio è così: prendere o lasciare. Bisogna pensarci bene, perché non è uno scherzo, seguirlo. Ma - come si dice - il gioco vale la candela: un po' di testa, un pizzico di radicalità evangelica e una buona dose di fiducia a cambio della vita eterna... chi me lo fa fare di rinunciarvi?

 

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