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TESTO Commento su Luca 17,5-10

fr. Massimo Rossi  

XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (06/10/2013)

Vangelo: Lc 17,5-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 5gli apostoli dissero al Signore: 6«Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.

7Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? 8Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? 9Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? 10Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

Domenica scorsa ricordavo a voi, ma anche a me, che la carità rientra negli atteggiamenti ordinari di un credente. Non c'è alcun merito nel compiere atti di carità. Né abbiamo motivi di vanto per il fatto che viviamo a misura della fede. Personalmente non mi sento migliore degli altri: sono semplicemente me stesso tra gli altri. Ciascuno fa le sue scelte, volontariamente e in tutta libertà. Nessuno ci obbliga a credere; chi ha scelto la fede sarà chiamato a render conto di questa scelta.

Ecco il punto: la fede è una scelta? All'inizio no, la fede è un dono che abbiamo ricevuto nel Battesimo. Un neonato non sa neppure di esistere e già lo riempiono di regali. Quasi nessuno, però, considera che il regalo più importante che un uomo possa ricevere all'inizio della vita è la fede. Curioso! In occasione del battesimo, la famiglia organizza una bella festa, invita parenti, amici e conoscenti... Tutti si sentono in dovere di non giungere a mani vuote. Ma alla fine della fiera, nessuno pensa al motivo per cui ha partecipato alla cerimonia e ha comprato un dono per quel bambino... Provate a chiedere a bruciapelo a uno degli invitati perché quel giorno si fa festa...

Io scommetto che nessuno, o quasi, risponderà: "Facciamo festa perché oggi la Chiesa ha un nuovo figlio!"

San Paolo ricorda al compagno Timoteo che ha ricevuto un bene prezioso e che lo deve custodire mediante lo Spirito Santo: questo bene prezioso è la fede in Cristo.

Anche il profeta Abacuc, lo abbiamo appena ascoltato, sottolinea che il giusto vivrà per la sua fede. Questa dichiarazione è talmente importante che diventa una sorta di ritornello, nel capitolo 4 della Lettera ai Romani, ove l'apostolo dei pagani ci propone il santo padre Abramo come campione e modello di fede.

Se la fede è inizialmente un dono, quando la persona diventa adulta, è necessario che ponga a se stessa la questione di senso sulla propria fede; in altre parole, ciascuno di noi deve fare i conti con la sua fede e chiedersi che cosa vuol fare di questo dono ricevuto tanti anni prima e del quale, forse, non ha ancora neppure sciolto il nastro, né scartato il pacco-dono...

Intendiamoci, anche questa è una scelta, la scelta di non vivere di fede.

In materia di fede non si può essere indifferenti: l'indifferenza è quello stato d'animo per il quale una cosa vale esattamente il suo contrario, si può fare, o non fare...tanto non cambia nulla.

Dal momento che, invece, la fede vera è una scelta che cambia radicalmente la vita, dal modo di pensare, alle scelte quotidiana, chi pensa che credere o non credere in Cristo sia la stessa cosa, non ha capito chi è Gesù Cristo e quali sono le implicazioni del Vangelo!

Quindi, non praticare la fede è una scelta personale, di cui ci si deve assumere tutta la responsabilità e della quale si renderà conto personalmente. L'obbiezione del tipo: "Come invidio coloro che credono! Vorrei credere anch'io... Peccano che a me la fede non è stata donata...", con tutto il rispetto, è un'autentica sciocchezza. Sto parlando a donne e uomini battezzati; chi ha ricevuto il battesimo ha ricevuto la fede, punto e basta!...Dice: "Ma io non ho ricevuto l'esempio da chi avrebbe dovuto darmelo!"... quest'altra obbiezione può valere nei primi anni, quando ancora non si possiede una sufficiente discrezionalità di giudizio e soprattutto non si è liberi di fare scelte che si oppongono a quelle della famiglia.

Ma, una volta raggiunta la maturità, nessuno impedisce di aderire a Cristo, prendendo se necessario le distanze dalle abitudini e dalle convinzioni di papà e mamma.

La reazione di Gesù alla domanda degli apostoli: "Accresci in noi la fede!" manifesta l'amara constatazione che i Dodici, di fede, non ne hanno neanche un briciolo. Averne meno di grano di senapa, significa non averne affatto.

Beh, a quanto pare, il Maestro di Nazareth ci va giù pensante con i suoi... Se la risposta rivela un rimprovero severo, l'esempio del padrone esoso e prepotente rincara la dose...

Del resto, abbiamo imparato a conoscere le strategie e i paradossi del Messia: parabole come quella del ladro notturno (12,39), dell'amministratore truffaldino (16,1-9) servono a smuovere l'inerzia spirituale e smentire l'idea che si possa credere a parole e non con i fatti.

Nel presente caso, Gesù ci insegna che un vero discepolo deve servire in totale gratuità e in modo del tutto disinteressato. Ogni pretesa umana che tenti di servirsi di Dio, o di condizionarlo con una religione impostata sul tipo farisaico verrà smascherata nella sua falsità e inutilità.

Ricordate, un paio di domeniche fa', commentando il Vangelo sul rapporto tra fede e potere economico - "non potete servire Dio e il denaro" -, concludevo dicendo che una Chiesa ricca, e non solo di soldi, perde la propria autorevolezza; senza autorevolezza, l'autorità si riduce a un potere del principe di questo mondo, e le relazioni degenerano in rapporti di forza.

La riflessione continua oggi: siamo tutti servi e Dio è l'unico signore! Nessun servo è insostituibile.
Tutti sono utili, ma nessuno è necessario.

Questa è la regola aurea che presiede l'opera del servizio in ogni comunità cristiana.

La messa in guardia del Signore contro la tentazione di vivere una religiosità di tipo mercantile e pretenziosa è tanto più urgente quanto più nella chiesa un ruolo riveste un grado di responsabilità e gode di maggiore prestigio: non a caso Gesù parla agli Apostoli.

Durante la cena di addio, il Signore darà loro l'esempio di come si serve, con il segno della lavanda dei piedi (cfr. Gv 13,2ss.). La morale cristiana va addirittura oltre il modello del servo inutile e individua anche nel maestro, nel pastore, una sostanziale inutilità, a fronte della sovranità totale di Dio, sopra tutto e sopra tutti. A Lui solo va l'omaggio della fede, il rispetto e l'adorazione. Neanche il Figlio pretende qualcosa per sé. Persino Lui obbedisce alla volontà di Dio Padre, senza pretendere nulla, senza risparmiare niente di sé ...fino alla morte, e alla morte di croce (cfr. Fil 2).

"Non ti lamentare.
La via ti ha scelto

e tu devi essere grato."

Dag Hammarsckj-ld

 

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