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TESTO Commento su Luca 15,1-32

fr. Massimo Rossi  

XXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (08/09/2013)

Vangelo: Lc 15,1-32 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3Ed egli disse loro questa parabola:

4«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? 5Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. 7Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.

8Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? 9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. 10Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

11Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. 20Si alzò e tornò da suo padre.

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. 22Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.

25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. 31Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Forma breve (Lc 15, 1-10):

In quel tempo, 1si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3Ed egli disse loro questa parabola:

4«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? 5Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. 7Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.

8Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? 9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. 10Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

Risuona oggi in tutta la Chiesa il famoso racconto evangelico conosciuto come "la parabola del figliol prodigo": l'aggettivo non è certo da intendere in termini benevoli, quale atteggiamento di chi pecca di generosità verso il prossimo... Il protagonista della storia non è generoso, al contrario è un campione di egoismo, uno spendaccione irresponsabile, un poco di buono con le mani bucate, assetato di piacere, che segue i suoi istinti smodati fino a rovinarsi. Dilapida in poco tempo il patrimonio paterno con le prostitute, si mangia tutto, persino i sandali - in piemontese diciamo che "si mangia persino i pantaloni che aveva addosso" -.
Solo allora il ragazzo mette giudizio...forse, o forse no...

Più che il giudizio fu la fame a convincerlo a tornare da papà. Sapeva che, tornando a casa si sarebbe dovuto nuovamente sottomettere alle regole della famiglia; lui che le aveva trasgredite tutte, ora avrebbe dovuto, suo malgrado, riconoscerle tutte e accettarle tutte.

Quale fu il suo peccato, quale fu il suo errore? Aver trasgredito, aver voluto fare di testa sua?

"...di testa sua"...forse al posto della testa ragionava con qualcos'altro...

Persone così non ragionano con la testa, anzi, non ragionano affatto!

Un figlio che concepisce la relazione con suo padre nei termini di sottomissione passiva come un servo sta sottomesso al padrone, non ha capito nulla dell'amore di un padre per suo figlio e di un figlio per suo padre. Questo è l'errore del giovane, questo il peccato dal quale dovrà convertirsi.

La sfida della fede cristiana è quella di provocarci a cambiare mentalità sul rapporto tra noi e Dio: non più una relazione servile di do ut des, rigare diritto per propiziarsi i favori del Cielo...

Questa non è fede vera, questa è magia: "se la formula è pronunciata correttamente, ecco che la magia funziona"; in altri termini si cerca di piegare una volontà superiore per mezzo di un rito - parole e gesti - realizzato senza errori, cioè per mezzo di una condotta irreprensibile.

Questa è la convinzione del figlio minore, ma anche di quello maggiore!

Anche sul figlio maggiore ci sarebbe da dire, e molto: trasgredire oppure no il comando - cito testualmente il Vangelo - corrisponde appunto al comportamento di un salariato, non di un figlio che sa di poter tranquillamente contare sugli affetti e sulle sostanze della famiglia.

Alla base di questo clamoroso equivoco c'è l'ignoranza della Verità: i filosofi insegnano che l'ignoranza è sempre colpevole, perché significa non sapere qualcosa che si dovrebbe sapere... San Paolo lo dichiara di sé: "(in passato) agivo lontano dalla fede per ignoranza" (1Tm 1,13).

E per ignoranza l'uomo rattrappisce addirittura i propri desideri: il fratello maggiore rinfaccia a suo padre di non avergli mai dato neppure un capretto per far baldoria con gli amici, quando aveva a disposizione non solo un capretto, ma tutte le ricchezze di casa sua.
...Se solo avesse compreso qual è la dignità di un figlio.

Eccoci al cuore del Vangelo di oggi: la dignità dei figli si misura sulla dignità del padre.

Il padre misericordioso, vero protagonista della parabola, è un padre che non tiene conto delle offese ricevute dai figli; un padre capace di andare sempre oltre, mostrando il suo amore integrale.

Lo ha promesso il giorno che è diventato papà, (lo ha promesso) a suo figlio, ai suoi figli!

La prima Lettura, tratta dall'Esodo, sottolinea il giuramento di fedeltà che Dio fece ad Abramo, ad Isacco, a Giacobbe-Israele, un giuramento che non avrebbe mai violato.

Qualunque peccato, qualunque crimine il Popolo eletto avesse commesso, Dio avrebbe perdonato!

Il perdono di Dio non è condizionato dal pentimento dell'uomo, come l'effetto è condizionato alla sua causa. Il rapporto tra conversione e perdono è addirittura capovolto.

Ripeto: il perdono di Dio non è la conseguenza del pentimento dell'uomo, ma la causa. L'uomo si converte perché è già stato perdonato da Dio. Il Padre misericordioso, Dio, perdona non in base alla buona volontà dimostrata dal figlio, ma perché lo ha promesso prima, e vuole rimanere fedele alla promessa. Se il padre non perdonasse non sarebbe più padre! Il perdono rientra nella natura intrinseca di Dio: se non perdonasse, Dio verrebbe meno alla sua identità, prima che alla parola data all'uomo!

Beh, se è così, possiamo tranquillamente approfittare della pazienza del Padre! Possiamo fare quello che vogliamo: rimanere nella Chiesa, o andarcene, possiamo tornare quando ci gira di farlo, possiamo prendere la porta quando ci siamo rotti di stare alle regole... Vero? Certo che è vero!

E ogni volta che riappariremo all'orizzonte, il Padre ci correrà incontro! Commosso, ci getterà le braccia al collo, darà ordine ai servi di portare la veste più elegante, l‘anello di famiglia, i sandali - che rigorosamente si chinerà ad allacciarci! del resto, un padre premuroso fa questo e altro, per amore dei figli! -, farà ammazzare il vitello grasso e noi saremo introdotti in casa, alla festa organizzata in onore del nostro ritorno... Non importa se il Padre sa che dopo un mese chiederemo altri soldi e ce ne andremo ancora... Il Padre supererà anche l'ennesimo distacco, al pensiero che prima o poi un figlio torna sempre a casa.

Non vi sembra a dir poco scandalosa questa dinamica familiare? A me sì!

Il vero prodigo del Vangelo è il Padre!! Un inguaribile innamorato, senza più alcuna dignità di fronte agli uomini... Il figlio è invece un opportunista, ingrato, egoista - l'ho già detto! -, ipocrita... Continuate voi l'elenco delle sue ‘virtù'.

Ebbene, se a livello umano la situazione è quanto meno scabrosa e inaccettabile, il Padre celeste è proprio così, e non si vergogna di esserlo! Amare a senso unico, amare a fondo perduto, amare in totale gratuità non è vergognoso, per il Cielo!

Mancare all'amore, questo sì che è vergognoso! non è certo da persona adulta e matura, che ha capito il valore dell'amore di Dio e le potenzialità di amore di cui l'uomo è capace. Perché l'uomo somiglia a Dio: non per la prestanza fisica, non per l'abilità del raziocinio; ma perché sa rispondere all'Amore. È su questa capacità che dobbiamo fare l'esame di coscienza.
Siamo ancora in tempo.


"Come può essere morto un uomo

dietro una facciata di efficienza, correttezza e ambizione!"

Dag Hammarsckj-ld

 

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