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TESTO Umiltà e gratuità

don Roberto Rossi  

XXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (01/09/2013)

Vangelo: Lc 14,1.7-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 14,1.7-14

Avvenne che 1un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.

7Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: 8«Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, 9e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cedigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. 10Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. 11Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».

12Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. 13Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; 14e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

Potremmo sintetizzare il messaggio della Parola di Dio in queste due parole: umiltà e gratuità. Innanzitutto vediamo come si esprimono i brani della Bibbia, poi cercheremo di confrontarli con la situazione della nostra vita nella società e nella Chiesa di oggi e vedremo come seguire l'insegnamento del Signore per essere suoi discepoli con maggiore fedeltà.

Gesù è a pranzo da uno dei capi dei farisei, nota come le persone scelgono i primi posti e si esprime con una parabola che è immediatamente un insegnamento: "quando sei invitato da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un invitato più ragguardevole di te e tu debba, con vergogna, andare ad occupare l'ultimo posto".

Può darsi che sempre ci sia stata la tentazione di emergere, di farsi notare, di cercare considerazione, prestigio. Oggi lo avvertiamo particolarmente in questa nostra cultura dell'apparire, dell'emergere, del farsi strada, in qualunque maniera, onesta o disonesta; a volte ci possono essere fenomeni di arrivismo, di carrierismo, di spintonate, ad esempio, nei luoghi di lavoro, fino a cercare il proprio successo e i propri interessi, anche a scapito del vero bene di tutti e dell'onestà.

L'umiltà è verità davanti a Dio e davanti agli altri, davanti al mistero della vita. Il libro del siracide ci ha detto: "Compi le tue opere con mitezza. Quanto più sei grande, tanto più fatti umile e troverai grazia davanti al Signore. Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi, ma ai miti Dio rivela i suoi segreti". Se non si è umili non si capisce Dio.

Gesù ha vissuto così, la Madonna ha vissuto così, così i santi, le anime belle e generose, piene di amore. "Sono venuto non per essere servito, ma per servire e dare la vita per tutti". "Imparate da me che sono mite e umile di cuore". L'ultimo posto non è una condanna, è il posto di Dio che si è fatto uomo e ha dato la vita per noi. Maria ss. dice: "L'anima mia magnifica il Signore, ha guardato l'umiltà della sua serva, ha fatto cose grandi in me l'Onnipotente".

Una precisazione. L'umiltà non è dire - un po' ipocritamente - "non so fare nulla". Dire: "non valgo nulla", non è umiltà, è depressione. La persona umile dà il meglio di sé, fa il più possibile, apre il cuore più che può. Così hanno fatto Gesù, Maria, i Santi, tutte le persone generose e impegnate nella società e nella Chiesa.

Umiltà è sapere che il Signore ci ha riempito la vita dei suoi doni e che noi dobbiamo trafficarli come talenti, per il bene di tanti altri e per la nostra salvezza. L'umiltà diventa fecondità, sviluppo dei doni di Dio, per il bene degli altri, nella famiglia, nel lavoro, nella vita sociale ed ecclesiale.

Una piccola cosa: non scherziamo sull'ultimo posto in chiesa. Non è quello che vuole insegnare Gesù. In chiesa, come dovunque, il cristiano fa il più possibile, è attivo, partecipe, impegnato, generoso, dona se stesso per il bene degli altri. Questo dobbiamo impararlo in chiesa, a messa, per viverlo poi nella vita della comunità cristiana e nella società.

C'è poi la seconda parte del vangelo, bellissima, sconcertante, portatrice di novità assoluta: la novità di Gesù, del suo amore per tutti, della sua ricerca dei poveri, dei malati, dei peccatori.

"Quando offri un pranzo, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli né i ricchi vicini... perché a loro volta non ti invitino anch'essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario... invita poveri, storpi, zoppi, ciechi, e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai la tua ricompensa dal Signore".

E' un testo molto profondo, molto bello, ma non vuole essere un testo poetico, un sogno, un'utopia.

Innanzitutto ci aiuta a fotografare la nostra realtà quotidiana e non si tratta di un pranzo o una cena, ma di uno stile di vita. Noi normalmente non viviamo così, non viviamo il vangelo. Però comprendiamo che questa è un prospettiva bella, giusta, affascinante. Questa è la strada della verità, dell'aiuto vero alla vita, è la strada della gioia del cuore, è il tesoro per l'eternità.

Lo vediamo soprattutto vissuto e testimoniato in tante esperienze di vita: esempio, il volontariato, dove dai il meglio di te, offri tempo, soldi, energie, senza aspettarti ricompense, gratificazioni. Il volontariato poi insegna a portare nelle varie situazioni di vita lo stesso spirito di amore e di predilezione per i più bisognosi.

Lo vediamo inoltre nell'opera dei missionari e delle missionarie, quando vanno in ambienti poveri, miserabili, e portano l'aiuto della fede, della verità, della carità.

E' la gratuità, la grande virtù che Gesù ha vissuto e che ci insegna. Fare le cose gratis, sembra una cosa piccola, invece dimostra la grandezza di una persona quando fa dono, con gioia, della propria vita e delle proprie cose.

 

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