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TESTO Colmate la misura dei vostri padri!

Riccardo Ripoli  

S. Agostino (28/08/2013)

Vangelo: Gv 15,9-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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9Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.

12Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. 13Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. 14Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. 15Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. 16Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.

Non passa giorno in cui non si abbia sentore di brutte notizie. Tre anni di conflitto in Siria, migliaia di morti, l'attacco con il gas, la possibilità di un'escalation del conflitto con il possibile attacco da parte di altri stati e l'inevitabile risposta che ne conseguirà.

Ma davvero è giusto combattere il male con altro male? Davvero l'unica opzione è quella militare? Davanti alle angherie di un dittatore, ai crimini commessi, alla mancanza di democrazia cosa si può fare?

Non lo so, se avessi una soluzione certa ed obiettiva sarei il genio che risolve i problemi del mondo. Come tutti, nel mio pensiero, vado a casaccio, non tanto pensando a cosa sia giusto fare, bensì scartando le ipotesi di ciò che non sia lecito intraprendere. Il compito non è meno arduo, ma perlomeno ha il vantaggio di partire da una base, che seppur soggettiva, mette dei confini entro i quali prendere una decisione, pone dei limiti da non superare mai.

Resterà solo un buon esercizio di coscienza perché a decidere saranno altri, ma come Martin Luther King ci ricorda proprio oggi nel giorno del cinquantesimo anniversario del suo discorso "I have a dream", una parola può essere sufficiente a risvegliare le coscienze. Forse non sarà abbastanza forte e tempestiva per fermare oggi una guerra, ma potrebbe essere l'inizio di un cambiamento nei cuori che possano influenzare i ragazzi che domani saranno chiamati a prendere delle decisioni su come intervenire.

Ritengo che la risposta armata non sia la giusta misura per poter fermare la guerra civile, non sia la giusta via per far capire ai vertici siriani che stanno sbagliando.

Altro non so, solo che le armi devono tacere. La mia mamma diceva "chi ha più cervello degli altri lo usi" e se davanti ad un attacco si risponde con altri attacchi più forti, aspettiamoci che anche altri facciano lo stesso.

La violenza non si combatte con la violenza. E' come se davanti ad un bambino che fa il bullo e picchia un altro bambino, arrivasse un bambino più grande, oppure un adulto e picchiasse il bullo. Il padre di quest'ultimo andrebbe dal secondo picchiatore ed alzerebbe le mani, provocando lo sdegno dei familiari che scenderebbero in strada in sua difesa. Così nascono le faide, le guerre.

Il dialogo è ben più lungo e difficile, ma è l'unica strada percorribile.

Se una persona, dice il Vangelo, commette colpa, va e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea; e se non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano.

Non dice "se non ti ascolta e continua a sbagliare sei legittimato a usargli violenza ergendoti a giudice e carnefice".

Fra le altre cose l'esperienza del passato insegna, vedi la risposta all'attacco alle torri gemelle e tutti gli altri interventi militari, che violenza chiama e sempre chiamerà altra violenza.

Se, nel caso della Siria, la parola che inneggia alla pace resta inascoltata, forse bisognerebbe cercare un accordo comune con tutte le nazioni, Russia e Iran compresi, dialogando con loro non per imporre la nostra volontà ma per capire quale intervento sia possibile compiere tutti insieme. Se il regime venisse isolato da tutti forse potrebbe mettersi ad un tavolino e trovare un accordo di pace. La diplomazia si è già mossa senza buoni risultati, ma non bisogna cessare di provare su quella strada per il bene di tanta gente inerme.

Su un altro fronte dovremmo essere tutti più disponibili all'accoglienza di quelle famiglie che scappano dalla guerra, aprire le porte dei nostri stati, creare un ponte aereo per salvarli.

Non ho soluzioni, solo pensieri, ma i pensieri smuovono le coscienze.

 

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