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TESTO La ricompensa di Dio

don Roberto Rossi  

XXV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (22/09/2002)

Vangelo: Mt 20,1-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 1Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. 2Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. 3Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, 4e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. 5Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. 6Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. 7Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.

8Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. 9Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. 10Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. 11Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone 12dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. 13Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? 14Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: 15non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. 16Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

Abbiamo un brano del vangelo che i scandalizza. Perché Dio non si comporta secondo quello che noi vediamo più che giusto, ma ha un modo tutto suo. Di fatti nella parabola tratta allo stesso modo gli operai dell'ultima ora e quelli della prima, i quali, secondo noi giustamente, si lamentano.

Ci chiediamo: cosa ci vuol dire questa parabola? Qual è il suo significato profondo? Come il Signore esprime il suo amore e la sua ricompensa?

Innanzitutto questo testo può essere messo assieme ad altri dove Gesù si trova in discussione con i farisei e gli scribi, cioè questi ebrei osservanti, i quali finiscono per sentirsi a posto per le loro opere buone, giudicano gli altri e di fatto impediscono che altri si aprano all'incontro e all'esperienza di Dio. E Gesù chiaramente dice loro che ci può essere tanto bene, anche negli altri, in chi non è con loro. Dice tante volte che quello che conta è la fede e l'amore. Porta esempi di fede e di salvezza, come nel caso della Cananea o del centurione, quando dice: "Non ho trovato una fede così grande in Israele"; e questi erano pagani. Fa capire loro che l'ostinazione nel loro ritualismo, la chiusura al progetto e alla presenza di Dio in mezzo a loro, li porterà a rimanere esclusi dall'opera della salvezza del Signore, che passerà ad altri, perché la salvezza del Signore è per tutti i popoli.

Tutto questo fa riflettere e ci stimola a non chiuderci nelle nostre sicurezze, nelle verità acquisite, nel nostro modo ormai assodato di vivere la religione. Il Signore è sempre davanti a noi, vuole spezzare le nostre chiusure e vuole proiettarci sempre agli altri, in qualunque situazione si trovino: "Andate in tutto il mondo".

Così si fa fruttare la grazia del Signore. Altrimenti può capitare come ai farisei che da primi diventeranno ultimi e tanti ultimi saranno primi.

Fu così già per il ladrone sulla croce. Chi avrebbe mai pensato che al suo gesto supremo di fede e di amore, il Signore avrebbe risposto subito col dono pieno e definitivo del suo paradiso?

Un'atra annotazione. Noi ci teniamo molto alla giustizia distributiva, come vogliono i primi operai della parabola; il Signore usa una "sua" giustizia, che è la giustizia dell'amore. E' ingiusta, è scorretta? Penso che non avremo l'ardire di voler insegnare a nostro Signore.

Qui viene richiamato un grande insegnamento che è questo: noi dobbiamo fare tutta la nostra parte, e siamo fortunati se siamo operai del Signore fin dalla prima ora, se viviamo con Lui e per Lui, ma la salvezza non è opera nostra, è sempre e solo opera del Signore, bontà del suo cuore, grazia del suo amore infinito. E allora Lui può dare tutto se stesso a tutti, ai primi, agli ultimi, a quelli di metà giornata, perché ha visto in loro buona corrispondenza alla sua grazia, per il tempo che hanno avuto. E se sono arrivati tardi, avranno avuto dei problemi, e questa è la loro sofferenza; perfino la pigrizia e l'ozio sono dei problemi. Questo apre alla comprensione di tutti coloro, giovani, ragazzi o adulti che fanno fatica nella vita e sembrano avventurarsi su strade pericolose, ma il Signore li vuole tutti nell'opera della salvezza. Noi li vogliamo? Saremo di aiuto a loro per la loro risposta al progetto di Dio su di loro?

Il dono di Dio è uguale per tutti; Dio non fa preferenze di persone (per comprendere un po' questo basta pensare al paradiso dove ognuno sarà felicissimo del dono pieno e totale che il Signore fa di Sé). Gli operai hanno risposto al suo invito e a tutti dona la sua misericordia. Noi invece ragioniamo così: Io ho dato tanto e devo ricevere tanto; l'altro ha dato di meno e deve ricevere di meno. S. Paolo direbbe: "Cos'hai tu che non hai ricevuto? E perché te ne vanti come se non l'avessi ricevuto?". Tutti gli operai, al di là della paga uguale, hanno tanti motivi per ringraziare Dio. I primi hanno lavorato di più, ma non riescono a capire i problemi degli altri, la sofferenza della disoccupazione, le preoccupazioni per il futuro, anche il vuoto di una vita oziosa. Il Signore vuole che tutti vivano di riconoscenza, i primi e gli ultimi.

IL vangelo ci fa capire che noi non conosciamo né noi stessi, né il prossimo, non possiamo giudicare né le nostre colpe né i nostri meriti. Siamo salvati solo dalla bontà e dalla misericordia di Dio, non dal nostro lavoro o dagli atti di bene che facciamo (anche se sono importanti). Ma siamo fortunati se possiamo lavorare e vivere nel bene, anzi questo è già un segno che il Signore ci ha amati e salvati da sempre. E dovremo essere felici se altri, a qualunque ora del loto tempo, possono diventare strumenti di bene, nell'opera del Signore.

Prendiamo l'esempio di S. Agostino, e come lui tanti atri santi, che ha sentito e accolto la voce del Signore in età adulta, dopo una vita mondana, e quando si è convertito ha dato tutto se stesso generosamente per il Signore e per la Chiesa ed è diventato un campione della testimonianza cristiana. Lui si dispiaceva profondamente e affermava: "troppo tardi ti ho amato, troppo tardi Signore, bellezza sempre antica e sempre nuova".

Il Signore ha dato a lui la ricompensa come a quanti lo hanno seguito fin dalla fanciullezza.

Dovremmo essere felici quando le persone a qualunque età e dopo qualsiasi situazione accolgono il Signore e lavorano per il suo regno, meritando tutta la grazia di Dio e la ricompensa eterna.

Occorre rallegrarsi della bontà e della misericordia di Dio, che sa trovare tante strade per raggiungere il cuore dell'uomo, perché vuole che tutti i suoi figli lavorino per il bene e giungano alla salvezza.

La prima lettura, il testo del profeta Isaia, ci dice: "Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo mentre è vicino".

Dobbiamo cercare il Signore, vivere con Lui e per Lui, non per sentirci a posto, contenti, appagati, semmai giudicando chi non lo fa', ma per imparare i suoi pensieri, le sue vie... Che sono sempre pensieri di tenerezza e misericordia verso tutti. Il Signore non vuole che il peccatore si perda, ma che si converta e viva. Camminando nell'umiltà, perché davanti a Dio noi comprendiamo e viviamo tanto poco le indicazioni del suo amore.

"Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i miei pensieri".

Ecco allora l'invito che sempre ci è rivolto: l'invito alla conversione, al cambiamento: "L'empio abbandoni la sua vita e l'uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona".

 

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