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TESTO La porta degli ultimi

don Luciano Cantini  

XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (25/08/2013)

Vangelo: Lc 13,22-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 13,22-30

In quel tempo, Gesù 22passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. 23Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: 24«Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. 25Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. 26Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. 27Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. 28Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. 29Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. 30Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

Mentre era in cammino verso Gerusalemme

È un motivo ritornante quello del camminare. È nella dinamica della vita che siamo capaci di ascoltare e di trovare risposte; nel camminare ci si incontra e ci si confronta, si esce da se stessi per trovare un punto altro rispetto a quello personale ed egoistico dove sia possibile trovare quel nuovo che ci aspetta e che sa di futuro. Siamo troppo chiusi e sedentari per scoprire la profondità della vita e trovare risposte alla storia. Sembra strano dire queste cose in un mondo la cui mobilità è accentuata anche dalla tecnica che ci permette di "navigare" in ogni dove nel tempo di qualche nanosecondo. Ma è così perché per camminare non servono solo le gambe, o gli strumenti tecnologici, serve piuttosto la testa e il cuore o forse anche una buona dose di pancia come luogo delle aspirazioni e dei desideri.

Viviamo in un'epoca in cui sembra che l'unica aspirazione sia l'effimero: Il consumismo e il piacere immediato delle cose; i principi etici, le regole comportamentali sono sostituite da ciò che mi piace o quello che mi fa comodo o che è funzionale al mio personale scopo. Con la conseguenza di una sordità storica senza radice né destino.

Questa situazione di "postmodernità" condiziona anche le domande che l'uomo si pone; oggi una domanda come quella che quel tale rivolge a Gesù è del tutto incomprensibile perché la "salvezza" nel senso ampio della parola sembra non interessare più. L'uomo si affida sempre di più alla tecnologia e alla scienza ed è lì che cerca salvezza quando si tratta di salute e di vita - anche il mondo della politica o dei potenti (più o meno nella legalità) offre una salvezza sociale - in ultimo sono le lotterie e i nuovi templi del gioco d'azzardo in cui affogare definitivamente ogni aspirazione e ogni speranza.

Non a caso papa Francesco chiede alle comunità cristiane, preti e vescovi in testa, di uscire dalla sacrestie per raggiungere le periferie dell'uomo dove ancora un incontro è possibile.

La porta stretta

La porta d'entrata non assomiglia a quelle porte munite di maniglione antipanico che facilitano il passaggio, facili ad ogni tipo di esodo. Ma attenzione la porta stretta non è neppure sinonimo di sacrifici, privazioni o chissà quanti altre alchimie spirituali per dimagrire e passare. Gesù non ci ha dato le dimensioni della porta ma alcune indicazioni per vagliare la vita e misurare il nostro rapporto con lui e non trovarci davanti al rischio di non essere da lui conosciuti. Stretto, come largo sono dimensioni relative e variabili perché ognuno deve misurare la propria vita con la fede, il suo rapporto con Cristo e con il mondo che lo circonda.

Operatori di ingiustizia

l'obiezione di quelli che sono rimasti fuori sono: "Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze". In altre parole abbiamo partecipato alla Messa, fatto la comunione, abbiamo ascoltato le tue prediche, insomma siamo buoni cristiani. Nelle obiezioni non c'è vita, mancano le conseguenze dell'ascolto e di quel mangiare e bere. Si sono collezionati gesti religiosi come i bollini fedeltà di un supermercato in attesa del premio finale. Gesù chiama quei cristiani "operatori di ingiustizia", lanca loro la Giustizia intesa come orientamento della propria vita e delle proprie scelte. Non si entra dalla porta perché abbiamo collezionato una serie di punti, ma perché abbiamo orientato la nostra vita verso quel passaggio nel Regno definitivo.

È necessario raccogliere molte sfide dell'oggi come la pace ed i conflitti, la illegalità diffusa, la parità uomo donna, la migrazione, la povertà e il benessere, gli integralismi religiosi e politici...Ascoltare la Parola del Signore porta con sé il condividere una «Buona Novella», non certo mantenere strutture clericali, difendere l'ordine stabilito e le «verità» (o pseudo tali) della tradizione. Occorre rispettare il mondo d'oggi, stimare i nostri contemporanei, mettersi in ascolto se si vuole entrare in dialogo con l'uomo.

Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno

Quella porta sarà così affollata che diventerà stretta, per questo diventa urgente il dialogo con l'uomo, la comunione con lui... non conta aver mangiato e bevuto alla sua presenza, conta aver condiviso la terra e la storia con ogni uomo: da oriente ad occidente, da nord a sud. Conta condividere la vita con gli ultimi della terra, non c'è un'altra giustizia e neppure un altro vangelo.

 

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