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TESTO Non posso fare delle mie cose quello che voglio?

Riccardo Ripoli  

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Mercoledì della XX settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (21/08/2013)

Vangelo: Mt 20,1-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 20,1-16

1Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. 2Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. 3Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, 4e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. 5Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. 6Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. 7Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.

8Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. 9Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. 10Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. 11Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone 12dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. 13Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? 14Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: 15non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. 16Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

Invidia, gelosia sono lo smog della nostra vita inquinano i nostri sentimenti e la capacita di ragionare in maniera obiettiva.

Ci facciamo prendere da quello che gli occhi ci suggeriscono, da ciò che elaboriamo al primo istante.

Vi è mai capitato di incontrare una persona per la strada, squadrarla e averla già giudicata? Io lo facevo spesso quando ero ragazzo e mi basavo, logicamente, solo su aspetti esteriori, su stereotipi, come la lunghezza dei capelli, il modo di vestire, la camminata, la parlata, l'orecchino o il tatuaggio. Nel corso della vita ho anche io subito molte volte il giudizio del prossimo legato alla prima impressione, e ci ho sofferto molto. Pian piano ho capito che la cosa era sbagliata e come dispiaceva a me subire certi apprezzamenti, sicuramente dispiaceva anche ad altri. Ho cominciato così a valutare le persone, non a giudicarle, per quello che avevano dentro, per le loro idee, sentimenti, principi.

Se forse in molti, maturando, arrivano a capire che certi giudizi superficiali non sono giusti, purtroppo in tanti si lasciano guidare dall'invidia. Quante volte le persone pretendono la primizia dall'altro, vogliono a tutti i costi essere al primo posto, avere di più di quanto viene dato loro. Se un nostro amico esce con me, non deve uscire con altri. Non voglio dividerlo con nessuno, ma sopratutto non voglio che altri ricevano più di me, magari perché io c'ero prima, oppure perché mi aveva promesso di venire in vacanza e porta con sé qualcuno conosciuto da poco. Si chiama invidia, gelosia e rovina i rapporti, distrugge quanto di bello si è costruito in un rapporto, è un tarlo che riduce pian piano la nostra anima ad un colabrodo.

Se un genitore promette al figlio che se prenderà tutti otto a scuola lo porterà in vacanza in un posto meraviglioso, poi promette ad un altro che lo porterà nello stesso posto se prenderà tutti sette, e ad un terzo prometterà di portarlo nel medesimo luogo se dovesse prendere tutti sei. Il giorno che partiranno per le vacanze il primo potrebbe pensare di dover avere qualcosa di più degli altri che sono stati promossi con voti minori, ma questo si chiama gelosia e invidia. Se due persone rispettano i patti perché guardare agli accordi che quella persona ha preso con altri? E' un po' come se passando per la strada vedeste un povero che chiede l'elemosina e gli date un euro, poi ne vedete un altro e gli date cinque euro, un altro ancora e gli donate dieci euro. Con ciò che è vostro potete fare ciò che volete, avrete avuto le vostre ragioni, eppure quanta invidia perché uno ha ricevuto più degli altri.

Guardiamo sempre a chi ha più di noi e pensiamo sempre che non sia giusto perché noi c'eravamo prima, perché siamo più meritevoli, perché abbiamo lavorato di più, perché siamo più belli, più divertenti, più sportivi e la lista potrebbe continuare.

 

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