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TESTO Lettura del Vangelo secondo Matteo 23,37 - 24,2

Ileana Mortari - rito ambrosiano   Home Page

XII domenica dopo Pentecoste (Anno C) (11/08/2013)

Vangelo: Mt 23,37-24,2 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 23,37–24,2

37Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! 38Ecco, la vostra casa è lasciata a voi deserta! 39Vi dico infatti che non mi vedrete più, fino a quando non direte:

Benedetto colui che viene nel nome del Signore!».

1Mentre Gesù, uscito dal tempio, se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le costruzioni del tempio. 2Egli disse loro: «Non vedete tutte queste cose? In verità io vi dico: non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sarà distrutta».

Il testo su Gerusalemme, da Matteo, è trascritto alla fine di una lunga discussione con i capi religiosi, " scribi e farisei", che hanno sviluppato con Gesù e ancor più svilupperanno successivamente, un lungo conflitto, causando molte tensioni tra la prima comunità cristiana e la comunità giudaica.

L'intento di Matteo non è tanto una aggressione contro i Giudei per una specie di Antisemitismo, quanto piuttosto il tentativo di affrontare il problema religioso in una più matura spiritualità, senza fermarsi alle situazioni, per quanto difficili, formali.

Nella frase: "quante volte..." si può cogliere un'allusione alle visite fatte da Gesù alla città di Gerusalemme, che però troviamo ricordate in Giovanni, ma non nei vangeli sinottici. Gesù parla della distruzione di Gerusalemme e del tempio, della lacerazione che avverrà in un futuro prossimo, dell'abbandono di Dio e della sua presenza (la Shekhinà). Si risente una frase di Geremia: "Ma se non ascolterete queste parole, io lo giuro per me stesso - parola del Signore
questa casa diventerà una rovina" (Geremia 22,5).

Di fatto Gesù esce dal tempio (24,1) per non farvi più ritorno. Israele vedrà nuovamente Gesù quando tornerà nella gloria, e lo riconoscerà come suo signore e suo giudice. Viene citato qui il Salmo 118,26 (23,39) e quindi vengono ricordate le acclamazioni che la gente fece a Gesù a Gerusalemme, il giorno delle palme (21,9), mentre lo accompagnava verso il tempio.

Si parla qui del tempio di Gerusalemme che era stato consacrato nell'anno 18 a.C. nella sua nuova ricostruzione voluta da Erode il Grande, e la cui lavorazione si protrasse almeno per circa 80 anni.

E' una costruzione splendida e superba di cui tutti andavano fieri, un capolavoro di ingegneria ricordato da Giuseppe Flavio tra le sette meraviglie del mondo e concluso alla vigilia dell'assedio che i romani posero a Gerusalemme, e che si dilungò dal 66 al 70 d.C., in un susseguirsi terribile di fatti angosciosi. Tutto fu travolto.
In conclusione si può dire:

- Dio si fa alleato con noi e accetta di vivere tra noi se manteniamo la fedeltà, l'alleanza sancita con Lui.

- Il cammino faticoso ci porta a scoprire che tutti abbiamo bisogno della sua misericordia.

- La storia ci obbliga a riscoprire, di volta in volta, il cammino di un Dio che si fa piccolo e mendicante ma che ci indica, sempre nuova, la strada verso il Signore. Non sono i segni esterni che ci garantiscono, ma la fedeltà umile del cuore.

 

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