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TESTO L'amore è l'olio antiruggine; il suo spray l'umiltà

padre Gian Franco Scarpitta  

XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (11/08/2013)

Vangelo: Lc 12,32-48 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 12,32-48

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 32Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.

33Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. 34Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.

35Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; 36siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. 37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. 38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! 39Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

41Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». 42Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? 43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. 44Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. 45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire” e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.

47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

Forma breve (Lc 12,35-40):

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 35Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; 36siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. 37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. 38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! 39Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

La ricchezza materiale è solo un'illusione di felicità. Lo si rifletteva la scorsa domenica, quando assieme agli interventi parabolici di Gesù si condannava la cupidigia e la smania di possesso a tutti i costi. Anche la pagina del vangelo di oggi rintuzza lo stesso argomento, invitandoci a considerare come il fascino dei beni di questo mondo è destinato a non durare a lungo e ogni tesoro di questa terra è paragonabile ad un oggetto in preda ai tarli, alle termiti e alla ruggine: è utile e dura finché non viene consumato. Una volta che la ruggine lo ha avvinto, non solamente non ha più utilità, ma non è all'altezza dei nostri interessi. Così è anche tutto ciò che su questa terra si mostra accattivante e seducente come il denaro, il lusso e la vanità delle ricchezze. Anche la moda e i costumi del momento sono quasi sempre vittima della ruggine: gli oggetti e le usanze all'ultimo grido attraggono, incantano, seducono e fanno strabiliare, ma col trascorrere repentino del tempo diventano smessi e desueti e perdono quello che era stato il loro fascino. Un amico orafo mi diceva di recente che il prezzo dell'oro è sempre più in calo e che addirittura l'argento, anni fa considerato metallo prezioso e valevole, è oggi paragonabile a un metallo comune: si vende anche per pochi soldi al chilogrammo e la gente mostra sempre meno interesse per certe leghe di metalli una volta ritenuti appetibili. Vi sono ora metalli molto più preziosi dell'oro, che fra qualche decennio cesseranno anch'essi di stupirci. A che vale allora lasciarci abbindolare dalla materia quando questa viene consumata dalla "ruggine"della pochezza e dell'indifferenza? E' chiaro che tutte queste cose costituiscono una sorta di felicità passeggera e transitoria, ma non possono definirsi come felicità effettiva che realizza e soddisfa permanentemente l'uomo.

In che cosa consiste allora la vera felicità e quali sono le sue prerogative e le sue condizioni? Essere felici è sempre stato anelito dell'uomo; è sempre stata la meta che più di tutte le altre, vuoi per mezzo del sapere, vuoi nel sentire etico o religioso, gli uomini hanno sempre tentato di raggiungere. Confucio diceva che non serve trovare la via della felicità, perché la felicità è essa stessa la via; eppure occorre determinare un criterio per conseguire il più prezioso dei beni di questo mondo. Una frase di Gesù non riportata nei Vangeli, ma in uno sperduto passo degli Atti degli Apostoli sottolinea che "c'è più gioia nel dare che nel ricevere" (At 20, 20) e anche Paolo, sulla scia di Gesù Cristo, ci insegna che la più soddisfacente delle virtù teologali non può essere che la carità (1 Cor 13), visto che a essa dipende la vera felicità dell'uomo in quanto racchiude in primo luogo la formazione della persona e poi la sincera prodigalità verso gli altri. L'amore è la vera realizzazione e nell'amore effettivo si trova la felicità. Ermann Hesse scrive: "La felicità è amore, nient'altro... Felice è chi è capace di amare molto. Ma amare e desiderare non sono la stessa cosa: l'amore è desiderio fattosi saggio. L'amore non vuole avere, vuole soltanto dare."

E anche il Signore nel Vangelo odierno sottolinea l'importanza dell'amore come vera realizzazione dell'uomo, a condizione tuttavia che l'amore non mostri alcun interesse e non sia orientato verso noi stessi in senso esclusivo. E soprattutto a condizione che ci si affranchi dalla schiavitù della propaganda e dal consorzio della fugacità di questo mondo. La cupidigia rende schiavi degli oggetti rendendo inutili gli oggetti medesimi e soprattutto sono foriere di preclusione alla via dell'amore.

Presunzione e smania di potere, appunto perché foriere di illusioni e di chimere destinate a consumarsi e a lasciarci con un palmo di naso, distolgono l'attenzione anche da quello che è il nostro impegno di vigilanza, che diventa semplice e fattibile appunto nella donazione e nell'amore: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa, ma il servo che il padrone, al suo rientro, troverà ancora sveglio e ben disposto riceverà numerosi omaggi e ricmpense mettendosi addirittura al suo servizio. Certamente è inverosimile che un padrone, seppure ai fini di grande ricompensa, si rimbocca le maniche per accudire ai propri servi seduti a tavola. Non si è mai verificata tanta premura da parte di un padrone di casa. Tuttavia quello che è inverosimile per noi non lo è per Dio che nel suo Figlio si è fatto già nostro servitore premuroso ed è disposto a ricambiare con abnegata riverenza ogni nostro atto di generosità e di fedeltà. Se saremo stati vigilanti e perseveranti nella fede, donando con gioia e facendo ogni cosa con letizia e non nel servile timore di una punizione, Dio si cingerà i fianchi per servirci adeguatamente e senza ritrosie ne riserve. Ma la condizione della vigilanza e della fedeltà è appunto la fuga dalla meschinità del provvisorio, dalla propaganda delle false sicurezze e soprattutto lo scongiurare da noi il morbo della cupidigia, perché solo l'allontanamento di tali vizi favorisce in noi l'amore e la franca donazione, che è sinonimo di felicità.

Procacciare l'austerità e la semplicità di vita, trovare gioia e soddisfazione in ciò che realmente realizza senza necessità di esaltarci gonfiandoci di orgoglio, fatti salvi decoro e dignità personale è l'anticamera dell'apertura agli altri e della buona disposizione all'amore poiché favorisce il donare con gioia e la soddisfazione effettiva che si trova più nel dare che nel ricevere. Ed è olio contro la ruggine.

 

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