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TESTO La preghiera e la fede

don Roberto Rossi  

XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (28/07/2013)

Vangelo: Lc 11,1-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 11,1-13

1Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». 2Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:

Padre,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno;

3dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,

4e perdona a noi i nostri peccati,

anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,

e non abbandonarci alla tentazione».

5Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, 6perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, 7e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, 8vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.

9Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 10Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 11Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? 12O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? 13Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

In comunione con il Papa e con tutti giovani riuniti a Rio de Janeiro, viviamo la nostra preghiera.

Abbiamo due grandi maestri di preghiera: Abramo e Gesù. E' commovente la preghiera di Abramo verso il Signore. Abramo, l'amico di Dio, con uno stupendo dialogo implora la salvezza per Sodoma e Gomorra in un crescendo di ardimento che fa capire tutta la sua fiducia nella bontà del Signore. Con un suo modo umile, convinto, tenace Abramo cerca di ricordare a Dio la giustizia e la bontà del suo cuore e implora la salvezza per le città peccatrici. E' interessante notare che Abramo non giudica, non condanna i peccatori, ma chiede che siano salvati per i meriti anche di sole poche persone buone. "Non guardare i nostri peccati - anche noi a volte preghiamo - ma alla fede della tua Chiesa, cioè di quelle persone che in questo momento vivono la

fede, la santità, l'impegno cristiano".

Abramo, ad ogni sua preghiera, ottiene la promessa e la grazia del Signore. La preghiera è la potenza dell'uomo e la debolezza di Dio, dice uno scrittore. Ad un certo punto Abramo non ha avuto il coraggio di andare avanti, ma se avesse chiesto la salvezza delle città peccatrici anche per la presenza di uno solo (lui era giusto e amico di Dio), Dio avrebbe salvato le città. Quello che non è avvenuto allora, avverrà per il sacrificio di uno solo, il giusto, Cristo Signore. L'umanità è tutta peccatrice, ma Dio ha mandato il suo Figlio, e per i meriti di Lui solo siamo stati salvati.

Ed è proprio Gesù che nel vangelo ci insegna a pregare, con il suo esempio, con le sue parole, con il dono del Padre Nostro. Dire: "Signore insegnaci a pregare", è già preghiera! È paradossale, ma riconoscere che non si è capaci di pregare è il primo passo per imparare a pregare; "Signore non so pregare, insegnami" è già preghiera, è disporsi a ricevere il dono della preghiera da Gesù. Spesso ci è detto nel vangelo che Gesù prega. Qui, solo quando ha finito, Gesù viene interpellato. Gesù ha dato l'esempio pregando e ciò ha risvegliato nei suoi amici discepoli il desiderio della preghiera. Anche nel momento in cui Gesù viene interpellato dai discepoli, non espone un trattato sulla preghiera, non espone una tecnica, ma si mette a pregare e la Sua diventa la preghiera dei discepoli, di ogni cristiano e possiamo dire di ogni uomo. Assieme ai discepoli possiamo pregare, pregare con le parole che Gesù ha rivolto a Dio, e fare nostre quelle parole! Gesù non ha svelato una preghiera qualunque, ma ha aperto il cuore, ha donato il segreto del suo cuore: il suo rapporto con Dio e la confidenza che aveva con il Padre. Questa speciale confidenza filiale è divenuta un dono per ogni uomo!

- Nel Padre nostro impariamo ad essere figli. Dio, infatti, non è Padrone ma Padre. Gesù ci invita ad abbandonare le visioni infantili di Dio: Dio-severo, Dio-lontano, Dio-opprimente: sono tutte idee

sbagliate. Il suo vero nome è "Padre"! E' un nome che richiama fiducia, abbandono, sicurezza, ottimismo. Sembra incredibile! Io possono dire: "Dio, tu sei mio Padre!"

- Nel Padre nostro impariamo a non avere paura di Dio, ma impariamo a chiedere le cose che contano.

- Impariamo a chiedere il pane, quello "super essenziale" così dice il testo greco, quando noi diciamo "quotidiano", ciò significa che il Padre è invitato a darci il pane non solo in senso materiale, ma è chiamato a sfamare i bisogni profondi che albergano il cuore umano

- Non c'è pane, non c'è relazione, non c'è esperienza terrestre che possa sfamare questo bisogno insaziabile di Dio. Solo Lui può dare questo pane dal Cielo, e ce lo dona in Gesù!

- Il padre nostro, allora, ci insegna a stare con Dio Padre e spegne ogni inutile paura.

Nelle parole che seguono il Padre nostro Gesù ci vuole convincere che nella preghiera ci vuole insistenza,

perseveranza, fede. Il Signore vuole essere importunato, come ci insegna la breve parabola dell'amico che a mezzanotte va a chiedere tre pani.

Poi soprattutto Gesù con tante espressioni dice di non stancarci mai nella preghiera. Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, a chi bussa sarà aperto. Questo lo facciamo tra noi persone umane, con tutti i nostri difetti e cattiverie (voi che siete cattivi), quanto più il Signore ci ascolterà. Il Signore, che vero Padre, non solo ci darà le cose buone che gli chiediamo, ma ci dà tutto se stesso, il suo Amore, il suo Spirito Santo. E, diciamolo nella fede: se abbiamo Dio, abbiamo tutto! In Lui troviamo il senso di tutto: delle gioie, delle preoccupazioni, del dolore, dei sacrifici, anche delle tragedie umane.

Tante volte ci può capitare di dire: Ho pregato tanto, ho chiedo questo al Signore (es. la guarigione da una malattia grave...) e non mi ha ascoltato. Sono questi i momenti delicati, difficili, bui nel cammino della fede. Ma dobbiamo ritrovare le certezze fondamentali: Dio è Padre sempre, Dio ascolta sempre le nostre preghiere, nella sua sapienza Lui sa i tempi e i modi, ma noi dobbiamo allenarci alla fiducia, all'attesa, alla fede nella sua salvezza, che ci offre ogni giorno e che ci darà a piene mani nel suo abbraccio pieno e definitivo nella vita eterna. Quella è la grazia vera, unica, di cui abbiamo bisogno per l'eternità, di fronte alla quale acquistano valore i nostri sacrifici, il dolore, la morte.

Signore insegnaci a pregare, insegnaci ad avere sempre una fede forte, gioiosa, piena di fiducia.

 

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