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TESTO La preghiera? Una lotta con Dio

don Alberto Brignoli  

XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (28/07/2013)

Vangelo: Lc 11,1-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 11,1-13

1Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». 2Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:

Padre,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno;

3dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,

4e perdona a noi i nostri peccati,

anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,

e non abbandonarci alla tentazione».

5Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, 6perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, 7e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, 8vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.

9Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 10Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 11Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? 12O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? 13Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

Personalmente, non credo di appartenere alla categoria di quelli che cercano e chiedono di tutto. Devo dire che mi vergogno pure un po', che non lo sento una cosa "mia", che non sono proprio portato a fare la cosiddetta "faccia di bronzo" come chi, in maniera sfrontata e sfacciata, va sempre alla ricerca di qualcosa; a volte, di qualcosa che gli spetta di diritto ma che mai arriva per una serie di ritardi burocratici, a volte, di qualcosa che non gli spetta per nulla ma che, se c'è, è un peccato buttare via. E quindi, si chiede, visto che "chiedere non costa nulla" e, anzi, spesso rende pure molto. Non tutti, però, ci riescono, ed io vi dirò che prediligo di più la gente con un minimo di senso del pudore e che quindi si trattiene nell'avanzare richieste, piuttosto che la gente sfacciata che, in barba a tutto e a tutti, va sempre per tentativi e cerca di ottenere da ogni situazione il maggior beneficio possibile.

Eppure, pare che queste persone siano gradite a Dio... almeno stando alla Liturgia della Parola di questa domenica. Inizialmente, l'atteggiamento di Abramo con la sua insistente richiesta volta a stornare Dio dalla sua collera contro Sodoma e Gomorra sembra solamente tollerato da Dio, quasi mal sopportato: ma se poi ascoltiamo le parole di Gesù nel Vangelo, ci accorgiamo che l'esortazione a chiedere, cercare e bussare non è proprio una cosa solo tollerata, ma anzi è oggetto di una vera e propria esortazione da parte sua. Cosa ci sta, dietro di tutto questo? Perché Gesù ci chiede, di essere insistenti con gli uomini ma pure con lo stesso Dio? Che necessità c'è di insistere con Dio, se egli - Gesù stesso ce lo ha ricordato più volte nel Vangelo - sa già ciò di cui abbiamo bisogno, prima ancora che glielo chiediamo?

Rileggendo i testi di questa domenica, la suggestione che mi viene è quella che lega la preghiera al concetto di "dibattito insistente", di "contesa", di "lotta con Dio", caro alla tradizione biblica ma anche alla letteratura spirituale di ogni epoca. Non dimentichiamo che l'evangelista Luca è di formazione greca, e alla tradizione ellenista il tema della lotta -anche in senso sportivo - è molto caro. Non ci è difficile pensare che Luca abbia ben presente non solo il brano di Genesi che abbiamo ascoltato oggi; ma certamente anche il momento in cui Giacobbe lotta con Dio sulla riva del fiume Yabbok, strappando come premio la sua benedizione. E poi ancora i Salmi (addirittura, il Salmo 44 prende a parole Dio: "Svegliati, perché dormi?"), la vicenda di Giobbe in eterna querela con Dio; e nel Nuovo testamento vari testi di Paolo, in particolare le lettere ai Romani e ai Colossesi. Per poi giungere alle grandi pagine di spiritualità degli scrittori cristiani come Giovanni della Croce, Teresa d'Ávila, e i più recenti Faustina Kowalska, Teresa di Calcutta, David Maria Turoldo. Tutti questi parlano della preghiera come di una "lotta con Dio" da affrontare per ottenere benedizione, conforto, forza per le prove della vita... in definitiva, la salvezza. Rimane sempre il fatto che per noi la preghiera solitamente è un affidamento a Dio, una richiesta di aiuto, un momento di consolazione, e non certo una lotta. Perché allora Luca oggi ce la presenta come qualcosa che dà frutto se portata avanti con insistenza, appunto come un combattimento?

Possiamo comprendere questo alla luce di ciò che i Vangeli delle domeniche precedenti ci hanno presentato, in modo particolare quello del buon Samaritano, con il concetto dell'amore incondizionato al prossimo. Il percorso attraverso cui Luca ci sta guidando è quello dell'amore verso tutti, della misericordia, dell'attenzione al povero: pensiamo alle parabole (esclusive di Luca, e che leggeremo presto) della pecorella smarrita, del figlio prodigo, e del povero Lazzaro, che ci fanno comprendere come non c'è vero incontro con Cristo se non attraverso la dimensione dell'amore incondizionato verso tutti. Per arrivare a questo, devi essere come Cristo. Per arrivare a questo, la tua preghiera dev'essere come la sua: costante, intensa, forte, continua, grande. Grande come Dio; grande al punto di entrare in competizione con lui, che custodisce gelosamente per sé i tesori del suo cuore e li concede a chi crede in lui solo attraverso una profonda insistenza, una lotta sostenuta con lui.

E la preghiera è l'emblema di questa lotta con Dio. Una preghiera insistente, pedante, asfissiante, che spinge un vicino di casa ad alzarsi di notte per darti da mangiare; che spinge un giudice senza riguardo e senza scrupoli a cedere alle richieste insistenti di una vedova senza giustizia ma pure senza pudore. In definitiva, la nostra preghiera deve essere ai livelli di Dio, deve arrivare a prendere il sopravvento su di lui. Questo è il modo per dire a Dio che ci teniamo alle cose che facciamo, che crediamo veramente a ciò per cui vale la pena spendere la nostra vita. Dove non c'è insistenza per ottenere qualcosa, significa che quella cosa non ha valore, e per essa non vale la pena vivere: il messaggio che Luca ci lascia è volto a ridarci entusiasmo, anche in questa torrida domenica d'estate che lascia poco spazio alla vitalità.

E vorrei che un rinnovato entusiasmo ce lo trasmettessero non solo la preghiera come lotta, ma anche le parole pronunciate da Papa Francesco giovedì sera ai giovani radunati a Rio de Janeiro:

"Metti Cristo nella tua vita... Metti fede, e la tua vita avrà un sapore nuovo, avrà una bussola che indica la direzione; metti speranza, e ogni tuo giorno sarà illuminato e il tuo orizzonte non sarà più oscuro, ma luminoso; metti amore, e la tua esistenza sarà come una casa costruita sulla roccia, il tuo cammino sarà gioioso, perché incontrerai tanti amici che camminano con te. Metti fede, metti speranza, metti amore!".

 

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