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TESTO Insegnaci a pregare

Riccardo Ripoli  

XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (28/07/2013)

Vangelo: Lc 11,1-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 11,1-13

1Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». 2Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:

Padre,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno;

3dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,

4e perdona a noi i nostri peccati,

anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,

e non abbandonarci alla tentazione».

5Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, 6perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, 7e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, 8vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.

9Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 10Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 11Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? 12O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? 13Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

Molte persone si definiscono "atee" ma solo perché non conoscono Dio. Nessuno magari ha mai fatto leggere loro il Vangelo, parlato della vita di Gesù, insegnato i valori ed i principi che da duemila anni sono ogni giorno attuali, a vedere nelle pieghe della vita la bellezza della rinuncia per il bene del nostro prossimo. Per chi crede in Dio è un dovere, oltre che un piacere, insegnare ai bambini, ai ragazzi la gioia di avere Fede, la speranza che si può trovare anche dopo la morte di una persona cara, la felicità per aver conquistato un diritto per conto di chi era calpestato, di aver fatto ritrovare il sorriso ad un bambino maltrattato, ma più di tutto la gioia di operare, nel nostro piccolo, per Colui che ci dona tantissimo con infinito amore.

Quanto è difficile ogni volta ripartire con i ragazzi nuovi, ogni volta pensiamo di non averne le forze, dover ripetere di nuovo tutte le cose che per i più grandi sono state conquiste realizzate in anni e anni di fatica, due passi avanti ed uno indietro, magari per precipitare nel burrone nel periodo dell'adolescenza e faticare non poco per riconquistare il terreno perduto, spesso precipitando con loro, piangendo con loro, contrastati da loro che non vogliono essere salvati. Ricominciare. Rimboccarsi le maniche pensando "ce la farò?", rimettendo la nostra opera nelle mani del Signore, affidandosi per ritrovare in Lui il coraggio e la spinta per andare avanti. La mia mamma mi diceva "E' giovane chi ha la forza di ricominciare". Essere giovani, avere quell'entusiasmo disarmante che inebria chi ti incontra, quella carica prorompente che ti fa abbattere mura e trovare altre strade, non dipende dall'età anagrafica, ma dalla forza che si mette nel riprendere dall'inizio un discorso, un insegnamento, la propria vita e quella di chi ti viene affidato. Si può essere giovani nella Fede anche a novanta anni suonati, basta avere la volontà di insegnare, di condividere con gli altri i valori ed i principi che si sono imparati nel corso della vita. Un libro, anche se stampato, può essere vecchio, brutto ed obsoleto già dopo un giorno, altri invece restano giovani ed attuali anche dopo secoli di vita, come il Vangelo.

Non dobbiamo mai stancarci di insegnare certi valori ai nostri ragazzi, anche quando sembra che non ascoltino immagazzinano e prima o poi faranno tesoro dei principi che abbiamo donato loro.

 

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