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TESTO Scegliere la parte migliore, sempre!

Giovani Missioitalia  

XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (21/07/2013)

Vangelo: Lc 10,38-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 10,38-42

In quel tempo, 38mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 39Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. 40Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». 41Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

Il Vangelo di questa sedicesima domenica del tempo ordinario ci invita all'accoglienza, a far diventare tutto ciò che è nostro di tutti, perché ognuno possa fare esperienza della vita di Colui che dona senza mai porre limiti. Il gesto di Abramo e di Marta è grandioso: fare della propria tenda e della propria casa il luogo dove si incontra Dio, dove egli diventa il Signore del nostro tempo, della nostra attenzione, il nostro tutto.

E' bello accogliere Gesù nella propria casa, nella propria vita, ma quando è dentro deve diventare colui al quale doniamo tutto, non possiamo decidere cosa bisogna o cosa non bisogna fare con lui. Molte volte mi domando se noi missionari, servitori del Corpo di Cristo che è la Chiesa nel mondo, viviamo e realizziamo nella nostra vita questa dimensione divina; sì, perché l'accoglienza è una caratteristica dell'essere di Dio che ci ha chiamati dal nulla alla condivisione della sua esistenza e del suo amore. Accogliere significa mettere la propria vita al servizio degli altri, farli diventare la parte migliore della nostra esistenza, per ascoltarli e servirli. Dall'ascolto, infatti, si può capire ciò che è necessario alla loro felicità. Quante volte, invece, abbiamo pensato che erano gli altri a dover stare "ai nostri piedi", perché noi avevamo la verità, eravamo stati mandati per ammonire e istruire, per cambiare le vite e le culture delle persone che ci accoglievano nelle loro terre e nelle loro case? Quante poca umiltà abbiamo portato con noi.

Quante volte siamo stati preoccupati di dare quello che ritenevamo "migliore" per gli altri senza averli ascoltati, senza condividere la loro vita e senza offrirci di portare nella nostra carne le loro sofferenze!

Siamo diventati coloro che "spendono" la maggior parte del loro tempo per la costruzione di "progetti" e la ricerca di risorse finanziarie per realizzare istituzioni che "riempiono" più la nostra vita che non quelle delle persone a cui siamo stati mandati .

Quello che dobbiamo domandarci più spesso è questo: quanto tempo "spendiamo" a pregare stando ai piedi di Gesù, sotto la sua croce, perché i patimenti degli altri entrino nella nostra carne? Quanto tempo "sprechiamo" ad ascoltare, invece di affannarci in mille cose che riteniamo importanti e che invece ci distraggono dal centro dell'incontro: portare ogni persona a Cristo perché egli la renda felice?

E' il Crocifisso la parte migliore della nostra vita, senza di lui la nostra missione diventa

mestiere.

A volte ci vergogniamo di mostrarlo, pensiamo che gli altri potrebbero offendersi alla sua vista, ci vergogniamo di far conoscere il vero Volto di colui che ci ha amato fino alla Croce! Le nostre "missioni" si sono riempite dell'inutile, un superfluo che ha preso il posto della Croce, di quella Verità che salva, la sola speranza di gloria.

Papa Francesco continua ad insistere sulla tenerezza e la misericordia che noi cristiani dobbiamo donare perché ogni persona faccia esperienza del Cristo in noi! Il Crocifisso è tenerezza e misericordia!

Invece abbiamo creduto che realizzando nelle nostre missioni tutto quello che il mondo propone come mezzi di felicità, denaro, grandi eventi, forti emozioni, grandiose istituzioni, avremmo avuto più attrattiva, avremmo potuto raggiungere i cuori di coloro che erano in cerca di un "posto" dove poter assaporare gioia.

Ci siamo ritrovati con delle istituzioni che hanno infangato il Corpo di Cristo, che molte volte hanno resa la Chiesa "mondana", un posto riservato a pochi dotti, ricchi e potenti, impegnati a fare tutto ma non quello che il Signore vuole: far conoscere la gloriosa ricchezza del suo Mistero in mezzo alle genti: Cristo, speranza della Gloria.

Questo è il Mistero che si deve proclamare partendo dai piedi di Gesù, mostrando il Crocifisso, indicando le sue piaghe come i segni della tenerezza e dell'accoglienza dell'umanità nella vita d'amore di Dio.

Un vecchio padre missionario mi insegnò che prima di cominciare ad annunciare il Vangelo le nostre ginocchia devono diventate grosse e sode, come quelle dei cammelli, a forza di pregare ai piedi del Crocifisso. E' li che si incontra l'altro e lo si invita "a casa" dove il Cristo crocifisso lo attende per farsi suo.

Quella è la parte migliore dell'essere missionari, a questa non possiamo rinunciare.

p. Ciro Biondi, missionario Pime in Papua Nuova Guinea

1. Quanto tempo "sprechiamo" nell'accoglienza?

2. Siamo disposti all'ascolto degli altri più che a fare cose per loro?

3. E' il Crocifisso la parte migliore della nostra vita?

 

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