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TESTO Commento su Genesi 18,1-10a; Salmo 14/15; Colossesi 1,24-28; Luca 10,38-42

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)  

XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (21/07/2013)

Vangelo: Gn. 18,1-10a; Sal 14/15; Col. 1,24-28; Lc. 10,38-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 10,38-42

In quel tempo, 38mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 39Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. 40Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». 41Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

La Liturgia di domenica scorsa ci proponeva un dialogo fatto da Gesù per chiarire chi fosse il "prossimo".
In questa domenica vengono presi in considerazione i grandi doni dell'ospitalità e dell'amicizia, e primo fra tutti l'accoglienza che si realizza attraverso l'ascolto della Parola.
Nella prima lettura tratta dal libro della Genesi, troviamo Abramo che riconosce il Signore nei tre personaggi che si presentano alla sua vista e chiede loro di fermarsi a casa sua per rifocillarsi per poi riprendere il viaggio.
Coinvolge anche Sara, sua moglie e le chiede di prendere un po' di farina e fare delle focacce, poi ordina al servo di cuocere un tenero vitello e di servirlo loro con latte e panna. Mentre questi mangiavano lui stava in piedi sotto il grande albero.
Il frutto della sua stupenda ospitalità viene alla fine quando gli viene annunciato che Sara diventerà madre del figlio tanto atteso.
Nel leggere questo brano viene spontanea una domanda: esiste ancora, ai nostri giorni, l'ospitalità? noi siamo forse disposti ad ospitare gli amici, i parenti? Apriamo le nostre case per invitare a pranzo o cena solo persone conosciute? Siamo capaci di arrivare persino a sorridere alla vicina di casa che viene a chiederci qualcosa alle ore più impensate? Rispondiamo anche alla telefonata inattesa quando siamo pronti a mangiare un piatto fumante? Siamo consapevoli che l'ospitalità non significa solo alloggiare le persone ma piuttosto essere disposti ad ascoltare il fratello bisognoso magari solo di una buona parola, di un sorriso o semplicemente di parlare con qualcuno?
"Chi teme il Signore, abiterà nella sua tenda" con questo ritornello il salmista vuole evidenziare come l'uomo che si comporta bene nei confronti del suo prossimo avrà nel suo cuore la speranza della salvezza e abiterà per sempre con il Signore.
Nella seconda lettura l'apostolo Paolo scrive alla piccola comunità di Colosse, che distava quasi 200 chilometri da dove era lui e parla loro di due cose essenziali per la salvezza: l'imitazione di Cristo e prendere su di sé le sue sofferenze.
Infatti più che predicare la Parola del Signore, lui voleva essere vero testimone del Salvatore e ciò poteva realizzarsi solo prendendo sul suo povero corpo la condivisione della sofferenza che Cristo aveva subito. Paolo non amava la sofferenza, ma l'accettava per far capire ai fratelli che questa ci avvicina maggiormente al Signore e poter meglio comprendere cosa Egli voglia da noi.
L'evangelista Luca ci racconta il brano in cui Gesù viene ospitato ed accolto dalle due sorelle amiche Marta e Maria.
La prima lettura e il vangelo ci presentano entrambe un episodio in cui viene messa in pratica l'ospitalità: molto diverso è però il comportamento di Abramo da quello di Marta.
Due sorelle e due modi diversi per dimostrare ospitalità e accoglienza: Marta si dà da fare per servire il Signore, ma soprattutto perché tutto si presenti nel modo migliore, Maria si siede e lo ascolta.
Quale la differenza fra Marta e Maria?
Marta si altera per la non collaborazione di Maria, ma quando tutto sarà perfetto, secondo lei, si riposerà appagata dell'accoglienza dimostrata. Maria apre quell'angolo del suo cuore, creato in lei dal Signore nel quale voleva abitare proprio lui, all'ascolto della Parola. Maria sceglie la strada del ricevere, Marta quella del dare.
Gesù arriva nella loro casa e quando arriva è necessario non perdere l'occasione di incontrarlo. Gesù rimprovera con dolcezza Marta, ma vuole farle comprendere il perché del suo rimprovero.
Gesù non vuole dire che il fare o l'agire di Marta non è buono, ma deve essere supportato dall'ascolto altrimenti non produce frutto.
Quante volte nella vita odierna, nel fare volontariato, siamo presi dal fare, dall'agire, dal correre, dall'organizzare alla perfezione tutto, perché nei nostri incontri deve essere tutto meraviglioso e fatto a puntino.
Ma queste nostre preoccupazioni sono per il bene o piuttosto per la nostra soddisfazione?
Perché prima di fare non ci fermiamo a meditare e a chiedere nel silenzio della nostra anima al Signore che cosa vuole veramente lui da noi?
E' forse molto più comodo fare che fermarsi a meditare, è più facile agire di corsa oppure ascoltare?
Per la revisione di vita di coppia e di famiglia:
- Difficile oggi ospitare uno sconosciuto, ma anche quando apriamo la nostra casa agli altri per condividere ciò che abbiamo, sia di materiale che di spirituale, siamo disposti ad accogliere chi non ci è simpatico, o semplicemente ha idee diverse dalle nostre, come opportunità di scambio e di crescita?

- La sofferenza non piace a nessuno, ma perché essa ci fa comprendere meglio la volontà del Signore?

- Assomigliamo maggiormente a: Abramo, Maria o Marta? Perché?

Gianna e Aldo - CPM Genova

 

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