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TESTO Vi do un comandamento nuovo

mons. Antonio Riboldi

V Domenica di Pasqua (Anno C) (09/05/2004)

Vangelo: Gv 13,31-33.34-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 13,31-35

31Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. 32Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 33Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. 34Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. 35Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

La Chiesa dedica sempre il mese di Maggio a Maria SS.ma, Madre del Figlio di Dio che morendo, come ultimo incredibile dono, la rese nostra Mamma.

E sulla bocca di ogni uomo, e credo nel più profondo del cuore, l'amore alla nostra mamma è come il cordone ombelicale dell'amore che ci unisce a lei sempre, non conoscendo età, come se fosse sempre nostra mamma, e lo sarà, come Maria SS.ma.

Tanti, e in tante famiglie, questo amore lo esprimiamo con la recita del S. Rosario, che non è un noioso ripetersi di Ave Maria, ma è "vedere con gli occhi dell'anima" la sua vita con Gesù, nei misteri proposti. Ed un tempo, quando la sera non conosceva le distrazioni del nostro tempo, capace di scipparci solo quello spiraglio di amore e di paradiso per darci in pasto i tanti inferni che generano solo dolore e solitudine, la famiglia diventava Chiesa domestica, riunendosi nella recita del S. Rosario. Era il nostro dialogare con Maria, con nostra mamma: un dialogo di dolcezza che ricomponeva i tasselli dell'anima, che si erano spezzati durante il giorno, con le tante mancanze.

E voglio pregare la Mamma Celeste con una preghiera del caro Tonino Bello:

"Santa Maria, donna senza retorica, prega per noi inguaribilmente malati di magniloquenza.

Abili nell'usare la parola per nascondere i pensieri più che per rilevarli, abbiamo perso il gusto della semplicità.

Santa Maria, donna senza retorica, prega per noi peccatori sulle cui labbra la parola si sfarina in un turbine di suoni senza costrutto. Si fa voce, senza farsi mai carne. Ci riempie la bocca, ma lascia vuoto il grembo. Ci dà l'illusione della comunione ma non raggiunge neppure la dignità del soliloquio. Santa Maria, donna senza retorica, la cui sovrumana grandezza è sospesa al rapidissimo fremito di un "sì", prega per noi peccatori, perennemente esposti, tra convalescenze e cadute all'intossicazione delle parole. Proteggi le nostre labbra dai gonfiori inutili. Fa' che le nostre voci, ridotte all'essenziale, partano sempre dai recinti del mistero e rechino il profumo del silenzio. Rendici come te, sacramento della trasparenza. E aiutaci, perché finalmente nella brevità di un "sì" detto a Dio, ci sia dolce immergersi nell'infinito della gioia".

E facendoci come prendere per mano da Maria, meditiamo il Vangelo di oggi, che è come la necessaria anima della nostra vita, come fu il "fiat" di Maria. Giovanni ci riporta un piccolo brano del discorso dell'Ultima Cena. Ma ogni parola è come un sigillo al cuore di chi vuole essere suo discepolo o amico. "Figlioli, dice, ancora per poco sonno con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io ho amato voi; così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri (Gv.13,34-35).

Ma come ci ha amati Gesù? Ce lo dice S. Paolo nella lettera ai Filippesi: "Egli era come Dio ma non conservò gelosamente il suo essere uguale a Dio. Rinunziò a tutto: diventò come un servo, fu uomo tra gli uomini e visse conosciuto come uno di loro. Abbassò se stesso, fu obbediente fino alla morte ed alla morte di croce" (Fil. 2, 6-8).

Amare non è più un modo superficiale, che si ferma alla esteriorità del fratello, un poco come l'elemosina che noi facciamo a chi ha fame e non risolve il diritto alla vita: non è neppure un sentimento che sta alla periferia del cuore: è un farsi l'altro, un mettersi nei panni dell'altro, dimenticando totalmente se stessi, per farsi dono e quindi donare la vita, come fece Gesù.

In Gesù, l'altro, il fratello o la sorella, chiunque sia, a qualunque razza appartenga, diventa il vero soggetto del nostro amore, della nostra cura, come fece il buon Samaritano verso l'uomo abbandonato dai briganti semivivo, sulla via di Gerico: ossia andare fino in fondo al dono, perché il semivivo torni a essere pienamente vivo.

Davvero questa carità è riportare il clima del Paradiso qui in terra: è la grande aurora di resurrezione che toglie dai sepolcri tanti, ma tanti che senza carità non risorgerebbero mai.

Viviamo un tempo di grande egoismo o di dannosa indifferenza, che sono la negazione dell'amore.

L'egoismo è un chiudersi in se stessi, nel proprio benessere, o nella propria apparente quiete, lasciando che altri soffrano o muoiano o forse causandone la morte e la sofferenza.
E lo stesso è della indifferenza.

E' davvero una voce nel deserto quella del S .Padre che invita ogni settimana a cessare le violenze, a tradurre le spade in vomeri?

E' una utopia quel grido profetico? O non piuttosto il nostro tempo ha bisogno dei profeti o sentinelle che mettono a rischio la propria vita per scuotere le coscienze? Può lasciarci indifferente il grido di tanti, che soffrono nelle guerre o nella fame?

Piace donare alla nostra riflessione un brano di lettera di una mamma che, in Afganistan, ebbe un figlio piccolo cui una bomba recise le gambe. "Come vorrei spiegare a tutte le mamme! Ma le mamme, lo so, non hanno bisogno di altre spiegazioni. Alzi gli occhi al cielo e vorresti solo morire, perché tutto il resto non importa, perché non c'è niente che può consolarti, perché la morte è nulla per una madre, quando ha suo figlio che grida tra le braccia. Ho chiesto a Dio di mandare un'altra bomba e uccidermi...Spero che ci capisca e ci porti via insieme, in un posto nel quale io possa proteggere mio figlio. Solo questo sarebbe il mio Paradiso....

Non cestinate questa mia preghiera. Voglio immaginare che esista una speranza. che chi non ha soldi o interessi possa dire: "Non uccideteci più.. Non cestinate la mia speranza. Penso che magari, se ci stringiamo tutti, perché non ci siano più guerre, e altri bimbi, come il mio, correranno ancora con le loro gambe, davanti ai loro genitori orgogliosi."

Gesù oggi ci invita a dare vita al nostro cuore e divenire testimoni dell'amore.

Il mondo la pensa diversamente. Dà spazio, tanto spazio ai "testimoni della ricchezza o della vanità" che nulla hanno a che vedere con la carità...quando non sono la morte della carità.

Possiamo possedere tutto, dice S.Paolo, ma senza la carità siamo nulla, ma proprio nulla. E non c'è più grande gioia, nel cuore e per il mondo, di fare della vita un dono come Gesù. Questa è la civiltà dell'amore, il futuro che sogniamo.

Ma bisogna che una buona volta spalanchiamo le porte del cuore a tutti, cominciando da chi soffre ed è povero, perché entrino nelle nostre anime e ci rubino, se vogliono, la pace perché conoscano la pace...Come ha fatto Gesù sulla croce.

Afferma il Santo Padre: "La carità ricevuta e donata è per ogni persona l'esperienza originaria, nella quale nasce la speranza. L'uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso se non gli viene rivelato l'amore, se non si incontra con l'amore, se non esperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente...Vivere nella carità diventa lieto annuncio ad ogni persona, rendendo visibile l'amore di Dio che non abbandona mai nessuno. In definitiva significa dare all'uomo smarrito ragioni vere per continuare a sperare" (E.in.E. n.84).

Scrive Bruno Ferretti in "La vita è tutto quello che abbiamo: "Alcuni uomini non sanno quanto è importante che essi ci siano. Alcuni uomini non sanno quanto faccia bene anche il solo vederli. Alcuni uomini non sanno quanto sia di conforto anche un loro sorriso. Alcuni uomini non sanno quanto sia benefica la loro vicinanza. Alcuni uomini non sanno quanto saremmo più poveri senza di loro.

Alcuni uomini non sanno che sono un dono del cielo. Lo saprebbero se glielo dicessimo con il linguaggio inconfondibile del cuore."

In questo mese di maggio viene proprio di affidare tutti a Maria, che come Mamma che conosce il vero amore, ci tolga il velo del sepolcro in cui è chiuso il nostro cuore e lo faccia risorgere nell'amore per ridare sorriso alla umanità. Ne abbiamo bisogno più che dell'aria che respiriamo!

 

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