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TESTO Il "mistero" della nostra vocazione

Giovani Missioitalia  

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XIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (30/06/2013)

Vangelo: Lc 9,51-62 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,51-62

51Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme 52e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. 53Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. 54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». 55Si voltò e li rimproverò. 56E si misero in cammino verso un altro villaggio.

57Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». 58E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». 59A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». 60Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». 61Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». 62Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».

Sono nato con l'intervento del forcipe e ho subito una minorazione ai quattro arti, con mancanza di equilibrio e forza. Educato dai Salesiani, da bambino volevo essere prete e missionario. Mi fu detto che se fosse stata vera vocazione, il Signore mi avrebbe dato la salute e le forze necessarie. Ci credetti. Lavorai, mi laureai, esercitai la libera professione, volevo formarmi una famiglia. Ma quella voce che sentivo da bambino era una vera vocazione. A 40 anni divenni sacerdote e a 62 missionario. Sono in Messico da circa due anni, in una parrocchia mizteca povera, dove la stragrande maggioranza vive ancora in capanne di fango. Nè il papà vedovo, né l'amore per una ragazza, né il lavoro, né le tante amicizie, né un sacerdozio vissuto abitualmente con entusiasmo come parroco e direttore di ufficio di Curia, mi hanno impedito di attuare questo progetto del Signore, che probabilmente si è servito di vicende assurde per permettermi di realizzarlo.

Il Signore le Sue cose le fa sul serio, ma vuole che anche noi le facciamo altrettanto. Per questo pretende che siamo disposti ad affrontare tanti disagi, a tagliare tanti rapporti, a non avere rimpianti, e Lui ci colmerà di gioia e ci farà luce per tanti nostri fratelli. La nostra debolezza è forza nelle mani del Signore (San Paolo). Neache i nostri peccati scoraggiano il Signore. Lui non chiama i migliori perché ha bisogno di tanti santi padri di famiglia, Lui chiama quelli che vuole, per un Suo disegno di amore che sconvolge i parametri umani.

Forse tanti giovani sentono la Chiamata del Signore, ma si pongono tante domande e vorrebbero chiudere tutto in uno schema razionale ben definito. Procedendo così, si preparano a dire il loro no.

Il Signore nel chiamare si fa guidare solo dal Suo amore. Chi è chiamato deve agire solo per amore. Noi dobbiamo mettere il nostro "niente", il resto lo farà il Signore. Per seguire il Signore ci vuole un po' di santa follia. Un artigiano, a volte, anche se manca degli strumenti necessari, riesce ad ottenere ottimi risultati. Il Signore riesce sempre.

Se questo è vero per i chiamati al sacerdozio e a una vita di speciale consacrazione, è vero anche per ogni cristiano. Seguire il Signore significa abbandonare i propri schemi mentali, i ragionamenti strettamente razionali, riempire il cuore di amore e partire per una avventura il cui itinerario conosce solo il Signore, anche se noi conosciamo la meta: il Regno di Dio, la nostra piena partecipazione alla vita divina, per sempre.

Il commento è di padre Deodato Mammana

 

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